Linguaggio e identità: inaugurata Performative 05
11 Settembre 2025 Condividi

Linguaggio e identità: inaugurata Performative 05

Un’Ape Piaggio attraversa le piazze storiche diffondendo i versi di Mahmoud Darwish. Due ballerini immobili raccontano con la voce ciò che il loro corpo non può danzare. Una performer trasforma il pubblico in un coro sospeso, fluido, plurale. Il Festival Performative ti trascina dentro: è arte che cammina, che respira nei tessuti, nei gesti, nei silenzi.

Tradizione e sperimentazione tornano a incontrarsi all’Aquila a partire da questo pomeriggio, con la quinta edizione di Performative, il festival del Maxxi che porta in scena arte, danza, musica e teatro, trasformando la città in un laboratorio urbano dove la memoria dialoga con l’innovazione.
L’iniziativa è portata avanti in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti dell’Aquila, con il sostegno di Ales Spa e il patrocinio del Comune dell’Aquila.

Oltre 20 gli artisti coinvolti, chiamati a reinterpretare spazi e linguaggi della contemporaneità in luoghi simbolici della città: Palazzo Ardinghelli, l’Oratorio de Nardis, il Palazzetto dei Nobili, l’Auditorium del Parco e la stessa Accademia progettata da Paolo Portoghesi.

Il programma alterna opere già affermate a produzioni originali, con una struttura che mescola performancetalk, musica e “conformance”, format ibrido che fonde riflessione teorica e azione artistica. Al centro del percorso curato da Chiara Bertini, Fanny Borel, Anne Palopoli, Donatella Saroli, Silvano Manganaro e Gianni Moretti, c’è il linguaggio: quello della voce, del corpo, dei tessuti.

Proprio quest’ultimo è il filo conduttore della mostra True Colors. Tessuti: movimenti, colori e identità, in corso al Maxxi L’Aquila, che si intreccia idealmente con il festival. Una mappa di opere in stoffa che parlano di identità, memoria e trasformazione, nei colori e nelle trame.

“Performative nasce come omaggio alle grandi attività performative del passato, da Fabio Mauri in avanti, e vuole rafforzare il rapporto tra museo, territorio e comunità”, spiega Giulia Ferracci, nuova coordinatrice artistica del Maxxi L’Aquila. “Per noi comunità non significa solo persone: vuol dire anche scuole, istituzioni, centri culturali, anche in vista del prossimo anno con L’Aquila Capitale della Cultura 2026”.

All’inaugurazione anche Maria Elena Bruni, presidente della Fondazione Maxxi, il vicesindaco Raffaele Daniele, il prefetto Giancarlo Di VincenzoFabio Tagliaferri per Ales Spa e il direttore della Fondazione Maxxi Francesco Stocchi, che rilancia: “Quest’anno il Festival esplora i temi del linguaggio, dell’identità e delle relazioni, animando la città in un dialogo costante tra arte e comunità”.

L’Accademia di Belle Arti dell’Aquila gioca un ruolo centrale, non solo come partner ma come cuore pulsante della sperimentazione. “Anche questa edizione rappresenta un laboratorio urbano capace di innescare nuove relazioni e nuovi processi creativi nel tessuto sociale dell’Aquila”, commenta il presidente Rinaldo Tordera. “Docenti e allievi partecipano con performance, spazi e collaborazioni che riflettono la nostra missione di apertura e innovazione”.

Il festival si è aperto questo pomeriggio con Silvia Gribaudi, che con Estratti Suspended Chorus trasforma abiti e tessuti in corpi scenici, ponendo lo spettatore al centro di una coreografia condivisa. A seguire, Hanne Lippard con Stream ha esplorato lo stress del linguaggio nel quotidiano, mentre Flavio Scutti ha rielaborato digitalmente suoni agresti per ridisegnare il concetto stesso di comunità.

Domani (venerdì 12 settembre), dalle ore 10 e ancora in vari momenti della giornata di sabato, al Palazzetto dei Nobili si potrà partecipare a Karma Fails di The Cool Couple, una performance meditativa dal taglio critico. La Corte del Maxxi ospita invece i talk con David Zerbib e Maria Paola Zedda.

Dalle 12 in poi, l’Ape poetica di Domenico Antonio Mancini attraversa la città, portando versi e simboli del sud Italia. Nel pomeriggio, spazio al teatro dell’Accademia con Nasim Ahmadpour e Ali Asghar Dashti, che propongono We came to dance, una coreografia proibita. A seguire, performance di Ambra VivianiMarco Chenevier e Alessia Pinto, e in serata, live set urbano con Diana Gameros, voce e chitarra dal Messico.

Sabato 13, la giornata si apre con i talk di Piersandra Di Matteo e Daniele Cassandro. Gli studenti dell’Accademia collaborano con Elena Bellantoni e Sara Basta in una performance sul “nodo”. In parallelo, MP5 e Annamaria Ajmone creano Movimento immagine esperimento presso l’Auditorium del Parco.

Alle 17.30, in Piazza Santa Maria Paganica, Sara Leghissa propone Will you marry me?, conferenza temporanea sulla disobbedienza come forma di complicità. Alle 19, a Piazza Santa Margherita, Cristina Kristal Rizzo e Enrico Malatesta mettono in scena un rito pirotecnico urbano con Boga.

Finale con Adriano Bolognino all’Oratorio de Nardis, con la coreografia Come neve, ispirata all’uncinetto come arte di stupore e contemplazione. A chiudere la serata il live elettronico-introspettivo di Trust the Mask, tra ambienti oscuri e vibrazioni industriali.

Per tutta la durata del festival, nella sala polifunzionale del museo, viene proiettato Fuori dai teatri di Rä di Martino, che domenica 14 settembre sarà presente in museo per raccontare il progetto legato al Piccolo Teatro di Pontedera e al Centro per la Sperimentazione e la Ricerca Teatrale.

di Fabio Iuliano – articolo uscito (con versioni diverse) su Ansa, il Centro e L’Aquila Blog