“La guerra è finita”, la resistenza controcorrente di Ballerini
14 Marzo 2025 Condividi

“La guerra è finita”, la resistenza controcorrente di Ballerini

“Fino a qualche anno fa”, spiega Ballerini, “non avrei mai immaginato di scrivere canzoni. Ho trascorso più di metà della mia vita interpretando brani di altri autori, canzoni bellissime, ma che non mi appartenevano del tutto. Poi, nel 2019, è scattata una scintilla, una spinta interiore che mi ha portato a mettermi alla prova. Così è nato Cavallo Pazzo, il mio primo lavoro discografico, uscito nell’agosto di quell’anno. Da allora, non mi sono più fermato. Ho lavorato incessantemente e, in soli cinque anni, ho scritto quattro album. Le canzoni di questo mio ultimo lavoro, La guerra è finita, sono legate tra loro da un filo conduttore: una richiesta di pace e un messaggio d’amore”.

Il titolo del suo nuovo album è “La guerra è finita”, un messaggio di speranza molto forte. È davvero così? Si spera. Non credo che si possa andare avanti ancora a lungo con questa situazione politica. Stiamo assistendo a un rapido sgretolamento della democrazia. Siamo talmente disgustati dall’attuale situazione politica che ormai nessuno se ne interessa più o si reca a votare. Ma questo, a mio avviso, non è casuale: è stato pianificato, studiato nei minimi dettagli. Sapevano che, allontanando le persone da qualsiasi interesse politico, avrebbero avuto carta bianca. Bisogna che la gente inizi a boicottare i social e i programmi demenziali di cui siamo inondati e torni a occuparsi del sociale, della cosa pubblica, a riscoprire il senso dello stare insieme. Avevo già espresso questo concetto nel mio secondo album Ancora libero. Per vedere un cambiamento, bisogna tornare a vedere la gente incazzata nelle piazze. Se questo non avviene, “semo perduti”, per usare un dantismo.

Nel messaggio di presentazione si sottolinea che le canzoni sono state scritte prima degli attuali conflitti. Come è cambiato il suo modo di percepire questi brani alla luce degli eventi recenti? Sono sempre stato attento a ciò che accade nel mondo. Sentivo che c’era aria di burrasca. Lo dicevo già negli anni ’90, in pieno regime berlusconiano, che le cose stavano prendendo una brutta piega. Sono uno che ancora crede che il cambiamento dipenda da noi. Non puoi pretendere che il tuo paese sia pulito se poi getti la spazzatura per terra. Credo di essermi spiegato. I miei brani parlano di guerra, ma se li si ascolta si può sentire in ogni parola il bisogno estremo di amore.

Ha dichiarato che “soltanto volando con la fantasia e la poesia si possono sconfiggere i mali del mondo”. Come si traduce questa visione nel processo di scrittura? Occorre distaccarsi da ciò che quotidianamente ci viene proposto. Bisogna ripulire la mente da tutta l’immondizia che ci circonda. Bisogna ascoltare Sermonti che declama la Divina Commedia, leggere gli autori più importanti della letteratura mondiale, capire quello che ci hanno lasciato e ciò che volevano comunicarci. Poi bisogna non piangersi addosso e, come Primo Levi, prigioniero in un campo di concentramento, saper parlare di cose atroci che ci hanno coinvolto con una grandissima dignità, sempre con un linguaggio aulico, mai banale.

L’album spazia tra ballate folk e sonorità jazz. Come è avvenuta la scelta degli arrangiamenti e quali musicisti hanno contribuito a dare forma al suo progetto? Nei miei arrangiamenti cerco sempre di non stravolgere troppo i brani rispetto a come li ho concepiti. In questo il mio direttore artistico Alberto Checcacci e Giancarlo Capo mi hanno sempre sostenuto. Sono brani molto fedeli agli originali. Quando abbiamo provato a stravolgerli, sono uscite fuori cose che non mi rappresentano e le abbiamo dovute rifare o, a volte, scartare. In questo nuovo viaggio mi sono avvalso di musicisti davvero strepitosi: Alberto Checcacci e Giancarlo Capo oltre a essere musicisti sono arrangiatori. Poi hanno collaborato Stefano Indino alla fisarmonica, Luca Trolli alla batteria, Alessandro Melani alla batteria, Juan Carlos Zamora all’armonica a bocca, Marco Lazzeri al pianoforte elettrico, Daniele Grammaldo ai cori, Lisa Buralli voce solista e cori.

Il brano “Il mondo aspetta te” è un messaggio rivolto alle nuove generazioni. Quale ruolo vedi per la musica nel costruire un mondo migliore? La canzone d’autore, per come la vedo io, è una poesia in musica ed è un potente strumento per veicolare pensieri. Si può parlare di qualsiasi argomento: viaggi, letteratura, politica, amore… Il come lo si fa, il linguaggio che si usa, la ricchezza di vocaboli, le allegorie… fanno la differenza. Il mondo aspetta te è un brano rivolto alle nuove generazioni che spero abbiano la possibilità di cambiare lo stato attuale delle cose. In un punto della canzone ho scritto: “la quercia nel grande giardino è colma di fiori, e i rami protesi nel cielo sembrano afferrare tra le fronde i colori, che il pittore ha cercato a fatica di intrappolare, dosando sapiente il pennello sul quadro che al mondo va fiero di mostrare”. Provate a leggerla senza musica… e traete le vostre considerazioni.

1 – l mondo aspetta te (Overture)
Il viaggio inizia con questo componimento musicale, che ritroveremo in chiusura del disco con il brano Il mondo aspetta te.

2 – La guerra è finita
È la Taylor song di questo nuovo viaggio, il brano che dà il titolo all’album. Una canzone d’amore che racconta la storia di un giovane soldato partito per il fronte, che cerca di mantenere un legame con la donna amata scrivendole lettere e canzoni. In questo pezzo emerge con forza la necessità di avere punti fermi, un amore a cui aggrapparsi per affrontare le atrocità della guerra e sperare in un futuro migliore. Il brano è accompagnato da un video – o meglio, un vero e proprio cortometraggio – diretto ancora una volta da Nedo Baglioni, con la partecipazione della splendida voce di Lisa Buralli.

3 – Tra le dita
Un brano sull’amore capace di superare spazio e tempo: “Tornerai ancora qui, siederai vicino a me, e nel buio ascolteremo nel silenzio, il trascorrere del tempo, lo scrosciare della pioggia e una ruga sul tuo viso che si bagna”. Lei si è allontanata per un periodo indefinito, ma alla fine torna e lui la accoglie, la comprende: “Ed in fondo è più che giusto, tu sia andata via lontano, dal mio sguardo, dai miei occhi e la mia bocca”. Un brano da ascoltare in due.

4 – Tra bombe e distruzione
Racconta la storia di una giovane studentessa che cerca di proseguire i suoi studi nonostante la guerra che devasta il suo paese. La frase “la tua gonna che di rosso si è macchiata” richiama il delicato periodo dell’adolescenza, il più bello ma anche il più complesso della vita. Il rosso, però, è anche il colore della violenza, di un conflitto che si insinua nella quotidianità di chi lo subisce.

5 – Linea d’ombra
Ispirato al racconto La linea d’ombra di Joseph Conrad, il brano parla di un viaggio sia fisico che interiore, una transizione che porta lontano dalle proprie origini, dagli affetti e dalle certezze. Ma partire è inevitabile: restare significherebbe ancorarsi a qualcosa che ormai non ci appartiene più, mentre corpo e mente ci chiedono di volare altrove.

6- Sulle pietre del mondo
Un inno alla libertà e all’amore, una sorta di preghiera.

7- Perché mai – a Nedo e Janet
Scritta per celebrare il matrimonio di Nedo Baglioni e Janet, questa canzone suggella la loro unione e la nascita della piccola Clelia. Un inno all’amore, al bisogno reciproco di stare insieme. In un album intitolato La guerra è finita, il messaggio di speranza e di futuro di questo brano assume un significato ancora più forte. Un omaggio anche alla profonda amicizia tra Ballerini e il suo amico fotografo e regista.

8 – Vestire di parole
Ispirato a Ferro, uno dei racconti più belli de Il sistema periodico di Primo Levi. Parla di un amore finito e della difficoltà di vestire di parole chi non c’è più, nell’illusione di renderlo ancora presente. È l’unico brano con un’impronta jazz, forse proprio per sottolineare l’impalpabilità dei ricordi.

BIO

Ivan Francesco Ballerini (Manciano, 15 gennaio 1967) è un cantautore nato nell’entroterra maremmano, appassionato di musica, letteratura e canto sin dall’infanzia. Figlio del pittore Romano Ballerini, cresce in un ambiente artistico e inizia la sua carriera musicale nel 1990 con esibizioni live in tutta Italia. Nel 2019 esordisce con il concept album “Cavallo Pazzo”, dedicato agli Indiani d’America, realizzato con il chitarrista Alberto Checcacci. Nello stesso anno riceve un Diploma di Merito dalla casa editrice Aletti – Mogol per il brano Preghiera Navajo. Nel 2021 pubblica il secondo album, “Ancora Libero”, con riferimenti all’attualità, mentre nel 2022 esce “Racconti di mare – la via delle spezie”, un viaggio tra musica e introspezione. Partecipa al Tour Music Fest, arrivando in finale nel 2022 e 2023 con i brani Riflessa nello specchio e Volare libero.