
A Onna il 6 aprile nel segno del kintsugi
Il kintsugi è un’antica arte giapponese che consiste nel riparare oggetti di ceramica rotti con lacca e polvere d’oro, evidenziando le fratture e trasformandole in elementi di forza e bellezza. Una filosofia che ha ispirato il percorso narrativo e musicale proposto a Casa Onna per rileggere la memoria del terremoto dell’Aquila, intrecciando testimonianze, riferimenti letterari e musicali. Attraverso le parole di docenti, giornalisti e testimoni diretti, è stato ricostruito il cammino della città e dei suoi abitanti nel superare la tragedia e recuperare un’identità culturale e sociale. Musica e letteratura hanno offerto strumenti per comprendere il passato e guardare al futuro, con un focus su brani simbolici e letture che evocano la forza di una comunità che non si è mai arresa. Protagonisti di questa iniziativa sono stati gli abitanti di Onna, che hanno visto il proprio paese distrutto nel 2009 e oggi sono al centro di un processo di ricostruzione materiale ed emotiva. Hanno partecipato all’incontro Valeria Valeri, Fabio Iuliano, Francesca Catenacci e Stefano Millimaggi, membri del gruppo The Colleagues, con la collaborazione di Marianna Barberini. L’introduzione è stata affidata al giornalista del Centro Giustino Parisse e a Margherita Nardecchia Marzolo per Onna Onlus. Tra i presenti anche la consigliera comunale Stefania Pezzopane e Giovacchino D’Annibale, patron di Radio L’Aquila 1, che ha contribuito con materiali audio e video. La mattinata si è aperta con una celebrazione liturgica nella chiesa del villaggio Map di Onna.
La ricostruzione a Onna (il Centro)
Gli odori, i sapori, le voci di un tempo forse non torneranno più. Ma la luna tornerà a rischiarare i vicoli ricostruiti di Onna, come quella notte maledetta, in cui illuminava via Oppieti, via dei Martiri, via Ludovici, via Ruetta, via delle Siepi. Anche via dei Calzolai, dove fino a un anno e mezzo fa c’erano praticamente solo macerie. La ricostruzione del paese che ha pagato il prezzo più alto del sisma del 2009, presentava un vuoto proprio nel cuore degli aggregati edilizi. Oggi, quel vuoto è occupato da cantieri in piena attività: il fango sulle strade racconta un’altra storia, fatta di operai, mezzi e ponteggi dove si procede a ritmo sostenuto. La ricostruzione di Onna è avviata al 90%. Molti cantieri sono stati chiusi, alcune famiglie sono già tornate e quasi tutti i 21 aggregati sono stati avviati. Restano alcuni casi spinosi da risolvere nei prossimi mesi, come quello di via del Forno, dove un tempo sorgeva anche il forno pubblico, punto di riferimento per la comunità. La prospettiva, però, è positiva: l’obiettivo è superare il 99% entro il 17esimo anniversario del sisma. Secondo i dati aggiornati al 25 marzo, l’Ufficio Speciale per la Ricostruzione dell’Aquila ha emesso 110 pareri relativi a interventi nella frazione, per un totale di 307 unità immobiliari coinvolte. L’importo di riferimento supera i 101 milioni di euro. I danni ingenti subiti dagli edifici hanno favorito una progettazione più attenta, soprattutto in termini di tenuta sismica. Quello di Onna è un progetto di ricostruzione ambizioso, che potrebbe arrivare al traguardo proprio nell’anno in cui L’Aquila si fregia del titolo di Capitale italiana della Cultura. LE ALTRE FRAZIONI. Nelle altre frazioni, il ritmo procede più a rilento. Complessivamente, più dell’80% degli edifici è stato riconsegnato o è in fase di riconsegna. Tuttavia, tanti paesi e paesini che rientrano nel Comune dell’Aquila sono ancora indietro. Una delle principali difficoltà riguarda la definizione della proprietà degli immobili, problema che incide su aree come Aragno e altre frazioni più esterne, dove molte procedure di successione non sono state regolarizzate. Un altro ostacolo è rappresentato dagli abusi edilizi, diffusi in vari punti del territorio comunale. Obiettivo della governance è quello di affinare le procedure per superare questi ulteriori ritardi. Gli sforzi sono compiuti dagli Uffici Speciali per la Ricostruzione Usra – Usrc, operativi a partire dal 2013, in sinergia con la struttura Sisma Abruzzo 2009 coordinata da Mario Fiorentino.
RECUPERO IDENTITARIO. «Consapevoli che alcune ferite non si rimargineranno mai», sottolinea quest’ultimo, «è doveroso ricordare e mantenere viva la memoria di quanto accaduto quel tragico 6 aprile del 2009, senza far venire meno la presenza e il ruolo delle istituzioni che continueranno a fare il loro lavoro con impegno e serietà. La piena ricostruzione, tanto materiale che del tessuto sociale, è un dovere ineludibile e al contempo il percorso di rinascita tracciato è divenuto patrimonio comune. Nell’ultimo anno si sono concretizzati investimenti cospicui e il nostro obiettivo non può esaurirsi solo a una “ricostruzione fisica”. Si lavora per il recupero dell’identità culturale e sociale, per il diritto dei giovani a restare nella propria terra e a riappropriarsi delle proprie radici».