Oceans, la recensione su Mangialibri
17 Dicembre 2024 Condividi

Oceans, la recensione su Mangialibri

Lisbona, gennaio 2019. La cover di Redemption Song che il duo sta eseguendo sul piccolo palco del pub non è delle migliori. E il cappello per le mance attira noccioline – come fosse un canestro – più che un piccolo obolo di incoraggiamento ai suonatori. Ma la canzone di Bob Marley è una di quelle che ti mette addosso la malinconia e a Simone ricorda quei mesi del 2016 a Swansea, piccola cittadina del Galles dove ha vissuto per un po’ di tempo, studiando e sbarcando il lunario con piccoli lavori.

Vent’anni e un corso di specializzazione in Creative Music Technology, la possibilità di suonare ogni tanto su un palco, qualche buona recensione e la compagnia di Christelle, biondina còrsa con la quale aveva una bella intesa, talmente bella da immaginarsi già un futuro assieme fino a quando… Beh, fino al momento in cui nel locale non è entrata lei, la ragazza dai lunghi capelli, occhi chiari, sorriso enigmatico.

Sono passati appena tre anni, ma da allora sembra ci sia un oceano temporale a separarlo da ciò che è oggi. Ma si sa, gli oceani sono fatti per essere attraversati, soprattutto vissuti, spesso in balìa di onde troppo grandi. E poi gli oceani temporali hanno correnti forti e Simone non può che farsi trascinare in un doloroso e inesorabile fluttuare all’indietro nel tempo, un fluire che lo conduce fino al vecchio cimitero di Oystermounth e poi al faro di Mubles, in una notte d’estate, mentre il tempo cambia velocemente e lei cammina a piedi nudi sulla spiaggia, indifferente ai suoi richiami…

Fabio Iuliano, oltre che docente di lingue straniere e collaborazioni con Ansa e “il Centro”, blogger, scrittore e molto altro, si definisce turista dello sport e della musica. Questo per dire che ha corso le maratone di New York, Londra e Berlino ma che è anche un musicista di alternative rock e fa parte del gruppo Rockin’1000 (ve li ricordate quelli della cover Learn to Fly eseguita per convincere i Foo Fighters a suonare a Cesena?). Oceans, in effetti, è impregnato di musica come le tavole di legno dei pavimenti di un vecchio pub lo sono di birra. La vita del giovane Simone è indissolubilmente legata alle canzoni che scrive per il gruppo e a quelle che ascolta nei locali o che ritornano nella sua esistenza così come le onde del mare tornano a infrangersi sulla spiaggia.

Oceans dei Pearl Jam e la storia di Israel Barrales, che avrebbe dovuto assistere al concerto della band americana e festeggiare così il suo compleanno ma che invece morì pochi giorni prima dell’evento, è una di queste. Una canzone che ora sembra la colonna sonora dei suoi ricordi: Resisti e reggiti alla fune. Le correnti cambieranno, spingendomi verso di te. So che qualcosa è rimasto. E che a noi è concesso di sognare di tornare a toccarci ancora una volta. Un romanzo breve che può sembrare dunque l’esegesi di una canzone criptica come quelle di Bob Dylan. Una sorta di spiegazione di un canzoniere molto intimo e personale, che il cantante si prende la libertà di raccontare magari sopra un palco per pochi intimi, in un fumoso pub della costa gallese, in una notte di tempesta.

di Renzo Brollo – fonte: Mangialibri