Cristicchi e Quarta rompono il silenzio della fase 2
Silenzio, perdono, semplicità. Tre parole su cui Simone Cristicchi e Matteo Pelliti hanno costruito il testo di “Ho sognato Celestino”. Un omaggio al papa eremita, ma anche agli eroi di questo tempo: medici, infermieri e personale sanitario, chiamati ieri, in una piccola delegazione, a condividere questo primo evento culturale pubblico della fase 2.
Di fatto, la cerimonia promossa dal Comune dell’Aquila e prodotta dal Teatro Stabile d’Abruzzo ha segnato il primo momento pubblico di ripresa delle attività culturali dopo i mesi di lockdown, seppure con tutte le accortezze del caso. Prima dell’inizio dell’appuntamento il rettore della Basilica di Collemaggio, don Nunzio Spinelli, ha ricordato la figura di Papa Celestino, compatrono dell’Aquila, nel giorno in cui si celebra la ricorrenza dei 724 anni della sua scomparsa.
«Il nostro», ha spiegato Cristicchi, «è un testo inedito che si fonda sulla volontà di connettere il pensiero di Celestino con l’attualità di un momento in cui siamo alle prese con questo virus che ci fa paura e che ci fa vivere separati. Siamo partiti», ha aggiunto il direttore artistico del Tsa, «dalla parola “silenzio”, il silenzio della grotta sul Morrone che diventa il silenzio della nostra casa, dove contemplare la profondità e la nostra interiorità. La seconda parola è “perdono”: in questo momento bisogna ristabilire un’armonia, dobbiamo ricongiungerci con la nostra madre terra. La terza parola che ci porta Celestino è “semplicità”: ossia la capacità di aderire alla realtà e di riscoprirsi comunità. In questo periodo abbiamo visto i nostri eroi – gli infermieri, gli operatori sanitari – lottare e anche morire sul campo di battaglia contro questo virus. La loro testimonianza, la loro eredità è questo mettersi a servizio della comunità».
Di qui l’appello rivolto a tutti che ricorda un po’ la storia dell’incendio e del colibrì, che lo stesso Cristicchi ha voluto tempo fa leggere e condividere sul web: «Ognuno faccia la propria parte, questo è parte del messaggio di Celestino, bisogna essere partecipi con piccoli gesti semplici, immagine, semplicità gesto».
Il presidente del Tsa Pietrangelo Buttafuoco ha ricordato la funzione quasi religiosa del teatro: «Ci aiuta a stare insieme, ad esercitare un rito. Questa occasione», ha sottolineato, «fa riemergere la vibrante presenza della spiritualità e basterebbe la facciata di questa basilica per raccontare qualcosa che non è soltanto una testimonianza in pietra, ma pura luce che attraversa ciò che nel cuore alberga in termini di parole, sentimenti emozione. Spettacolo? Religione? Di certo è poesia».
Una performance arricchita dal violinista Alessandro Quarta che ha eseguito alcuni brani dal suo repertorio, tra cui “Adagio e Fuga” della prima sonata in Sol minore di Bach, un medley di brani di Paganini oltre ad alcuni inediti, come il suo ultimo “Andrà tutto bene”. Spazio anche per due brani di Cristicchi “L’uomo del mistero” e “Lo chiederemo agli alberi”. Quarta si era già esibito a Collemaggio.
A fare gli onori di casa anche il primo cittadino, Pierluigi Biondi. Un’occasione anche per fare il punto del futuro prossimo del teatro. «Abbiamo una situazione che si sta delineando», ha valutato Cristicchi, «l’estate ci permetterà di puntare su spettacoli all’aperto, in tutta sicurezza, applicando le restrizioni e la capienza minima di mille persone. Solo qualche giorno fa, la situazione sembrava drammatica e si parlava di una ripresa attestata al 2021. Oggi, invece, possiamo già parlare di Cantieri dell’Immaginario e di Perdonanza celestiniana».
Anche quest’anno, potrebbe essere il maestro Leonardo De Amicis a dirigere la kermesse di fine agosto. «Quello che è certo», ha chiuso Buttafuoco, «è che l’arte non si può fermare, a costo di infrangere le regole: lo dico con una piccola provocazione. Impossibile pensare di tenere bloccati gli artisti, sarebbe come pensare di bloccare del fumo che va via o un profumo che si sprigiona. La bellezza sovrasta tutto, anche questo maledetto virus».