r(E)sistere: dodicesima puntata
La voce di Marco, in un audio Whatsapp, ha raggiunto le mie orecchie, stamattina, ancora prima del notiziario delle 8. Il suo messaggio parte da lontano e arriva a questi giorni incerti.
Rinascita, Resurrezione, Pasqua, sembravano parole, racconti; ma mai come in questo momento queste parole splendono nel nominarle.
Le parole sussurrate dall’attore-musicista sono da stimolo a «una lettura condivisa, un messaggio comprensibile a tutti».
«Che occasione», spiega.
«Abbiamo l’occasione di guardare a tutta questa pandemia come la somma di eccezionali responsabilità piuttosto che come un segno dei tempi. Una comunicazione chiara di come tutto sia collegato, in modo talmente fragile, sensibile, delicato, invisibile, agile, veloce che ci dovrebbe costringere a rivedere forme e contenuti del comunicare e se siamo responsabili di piccole e grandi disattenzioni verso il creato».
Un tempo diverso «che ci chiama alla rinascita, rinascere impone un essere diversi da quello che eravamo, impone dunque un morire, un lasciare andare. Andare verso un miracolo che è qualcosa che viene nel cuore. A tutti viene chiesto di lasciar morire la parte menzognera del nostro passato, la perfidia della nostra mente, la codardia, la nostra assenza in alcuni casi, la nostra presenza in altri in altri casi». Di fronte a tutto questo ognuno di noi si chiede «come posso rinascere e come posso essere un uomo nuovo?»
Lui è Marco Valeri e questo è il suo modo di r(E)sistere