r(E)sistere: nona puntata
Nel lanciare il suo terzo disco, Paolo Tocco, uno dei cantautori simbolicamente più profondi che questa terra conosce, aveva messo davanti i contenuti delle sue canzoni di rivalsa, di rabbia.
Un messaggio chiaro e netto, a partire dal titolo, Ho bisogno d’aria, declinato da brani che hanno l’urgenza di liberarsi da ipocrisia e finzione e che appartengono alla vita quotidiana.
Dalle televisioni ai social, dal giorno qualunque alle istituzioni dei palazzi di governo.
Si delinea un vissuto sempre più fatto di apparenze e di facciate lucidate a dovere per lo spettacolo che serve a indottrinare il popolo tutto, più che a restituire contenuti e messaggi di valore.
Un messaggio che in questi giorni di emergenza si fa quasi subliminale in un momento in cui «siamo inondati di superficialità e prodotti e ancor peggio siamo circondati dai santi professori del tutto».
Ho bisogno di aria diventa dunque un grido di evasione e di sfacciata pretesa di voler tornare a certi valori e certi significati.
Paolo Tocco è nato a Guardiagrele (Chieti) il 7 ottobre 1979.
Ha al suo attivo tre album.
Il secondo, Il mio modo di ballare (Cramps, 2015), è stato selezionato tra le migliori 50 opere in assoluto dal Club Tenco.
Segue Anime sotto il cappello, l’album di esordio.