Tedeschi, ero la Roccia di Vasco, poi…
29 Novembre 2019 Condividi

Tedeschi, ero la Roccia di Vasco, poi…

«Oggi è tutto relativamente facile, in cuffia hai il clic e puoi scegliere quali suoni mettere. Ma 30 anni fa, se suonavi a San Siro dovevi fare i conti con il suono che rientrava in tempi differenti, anche perché il pubblico portava il ritmo a modo suo. Però mi sentivo un gladiatore». Daniele “Roccia” Tedeschi ha alle spalle una lunga esperienza dietro a tom, rullante e timpano. Coi grandi palchi – tra cui il Madison Square Garden – ha fatto il battesimo di fuoco, al seguito di Miguel Bosé, Massimo Ranieri, Gianni Togni e, soprattutto, Vasco Rossi.

Ma si è fatto le ossa nei concerti delle piazze di paese e nei dancing emiliani. «Perché all’epoca», sottolinea, «nei dancing si suonava con gli strumenti alla mano. Oggi è pieno di gente che dice di suonare mettendo dei dischi da una consolle: che equivale a vedere film porno e dire di aver consumato». Quella stessa esperienza e quello stesso spirito che il batterista emiliano porta a Carsoli, in un doppio appuntamento al Why Not in programma oggi. Nel pomeriggio, dalle 15, è in programma una clinic alla scoperta dei segreti della batteria. In serata, Tedeschi farà da padrino a una jam session per rinnovare un appuntamento che ogni mese riunisce alcuni tra i migliori musicisti della zona, con il supporto di Carlo Morgante.

Tedeschi, l’insegnamento della batteria è parte integrante del suo lavoro, che approccio ha con i suoi allievi?
Credo che ormai solamente la dea Kalì potrebbe aggiungere qualcosa al virtuosismo raggiunto su batteria e percussioni, nel senso che è stato tutto provato, tutto inventato. Quello che mi preme è dare a chi vuol fare di questo strumento un’occasione di lavoro le priorità su cui studiare. Si parte dalla lettura delle partiture, per cercare di capire il giusto “feel” della canzone, di solito indicato dal produttore. Con Vasco suonavo in un modo che non poteva certo essere lo stesso di quando invece ero con Bosé.

Tecnica e interpretazione dunque?
Trovo giusto far riferimento a talenti assoluti come Vinnie Colaiuta e dico ai ragazzi che “se devi annegare è meglio annegare nell’acqua alta”. Come quando in discoteca tanto vale giocarti le 2 carte con la donna che veramente ti piace: il no ce l’hai già, puoi solo fare di meglio. Però tutto quello che fai deve rientrare in un arrangiamento condiviso dal produttore. Altrimenti si è fuori.

La sua biografia Una batteria in valigia (Arcana) racconta dei suoi trascorsi alla Steve Rogers band e alla corte del rocker di Zocca, in un periodo piuttosto intenso che ha visto tour come Fronte del palco e Rock sotto l’assedio. Cosa non ha funzionato poi?
Una serie di contrasti interni con gli addetti ai lavori. Nel mio caso, in particolare, non andavo a genio a Guido Elmi e questo, credo, mi ha precluso la possibilità di partecipare alla reunion di Modena Park. Sono rimasto in contatto con Vasco, ma le nostre strade si erano ormai divise. Per lui ero “la Roccia”, ma tante dinamiche anche interne alla Srb ci hanno fatto allontanare.

di Fabio Iuliano – fonte: il Centro