Nei peggiori bar dell’Aquila / 25
14 Novembre 2019 Condividi

Nei peggiori bar dell’Aquila / 25

Che strano effetto fanno gli edifici di notte, quando sembra tutto più piccolo, più vicino. Sai bene che forme e distanze sono le stesse del giorno, ma la luce artificiale disegna prospettive inedite tra gli strati cutanei del conscio.

Alle 3,45 quasi non ricordi se ti sei svegliato troppo presto o devi ancora andare a dormire. Il bancone è semideserto. Un tipo sulla quarantina scende da un’auto grigia in bomber, pigiama e scarpe da tennis. Sembra avere le idee chiare: “Cornetto, caffè e cappuccino”.

“Tutto insieme?”, fa il barista con un’inflessione che tradisce origini della zona della Sabina.

“Beh, veda lei. Magari caffè e cappuccino in tazze separate”.

Per un attimo lo sguardo dell’anonimo avventore è catturato dallo schermo dello smartphone, l’algoritmo di Facebook fa rimbalzare la foto di una locandina di un giornale del Nord-Est: “CICLISTA SCAMBIA SEGNI PER GESTACCI E PICCHIA UN SORDOMUTO”.

La notizia è di cinque anni fa, ma la condivisione continua a funzionare. Il suo volto si illumina e accenna a un sorriso.

Alle 3,52 non hai troppa voglia di pensare alla dinamica di episodi di cronaca come quello appena accennato e al fatto che coinvolgano categorie protette come quella dei ciclisti da gran fondo; quelli che li vedi pedalare solo a gruppi e solo ostentando, con orgoglio, la mutina brandizzata di qualche cicloclub della provincia denuclearizzata.

Spolliciando sullo smartphone, il tizio si imbatte sul post di Stefania Pezzopane al lavoro sui quasi 900 emendamenti del decreto Sisma ma anche sulle varie dirette che raccontano le ore di apprensione per l’acqua alta a Venezia.

La sua attenzione è però catturata dai dodici schermi sulla parete che proiettano in sincronia il canale Tv di Rds, Radio dimensione suono. E non è per “Amore che torni” dei Negramaro o per le ballate che seguono, ma per la geometria improbabile che il nuovo bancone traccia con ciascuno degli schermi.

“È uno strano momento per pensare alle prospettive”, dice al barista quasi pensando ad alta voce.

“Beh, se non ci pensi di notte alle prospettive, quando lo fai?”, risponde lui.

Qualche minuto più tardi, appena passate le 4, risuona nell’aria una vecchia canzone jazz. Da un’etichetta laterale, apprendi che il gestore del locale è sempre Luca Costantini anche se non è facile incontrarlo da queste parti, la turnazione h 24 7/7 richiede l’avvicendamento di parecchio personale e la ricerca, anche pubblicizzata sui social, è continua.

Alle 4,23 la scena è assortita: da una parte chi, a fine serata, si concede una colazione prima di rientrare a casa, dall’altra chi sta per avviare il turno di lavoro, al Carrefour o in qualche attività del centro storico: edicolanti, autisti, banconisti, ambulanti, operatori ecologici.

Del primo gruppo, specie nel fine settimana, fanno parte anche gestori o dipendenti altri locali cittadini, al rientro dal “night shift”. Una volta, l’unica alternativa era attraversare contrada Cavalli e sperare di trovare aperta la stradina esterna dell’autogrill.

Pochi minuti dopo le 7 e la scena cambia. E pure di parecchio: impossibile definire il tipo di gente che si avvicenda nell’arco della giornata. Un’intera città che si muove passa per questi spazi, anche gli studenti delle scuole superiori e della vicina facoltà di Economia. Verso le 13, gruppi di studenti iniziano a parcheggiarsi nei tavoli dentro e fuori, con gli appunti che sanno di tramezzino e panino caprese.

Le lancette avanzano e si torna alla notte, con due avventori che si aggirano da un lato all’altro del bancone. Il primo si diverte a intrattenere chiunque varchi la soglia, bussando alla porta del bagno e facendo il vago. L’altro, preferisce mostrare i muscoli. E non per metafora. Come sottofondo “My Generation” degli Who: “I hope I’ll die before I get old”, meglio morire prima di diventare vecchi…

di Fabio Iuliano – fonte: Virtù Quotidiane