Pinguini Tattici Nucleari pronti a esplodere al Pinewood
23 Giugno 2019 Condividi

Pinguini Tattici Nucleari pronti a esplodere al Pinewood

«Avete notato che Riccardo Zanotti somiglia a Piero Angela?». Si legge tra i commenti a Irene, uno dei singoli più celebri dei Pinguini Tattici Nucleari, giovanissima band – 24 anni di media – con già all’attivo tre dischi, 30 milioni di streaming e oltre 7 milioni di “views” su Youtube. Capitanati proprio da Zanotti, si accreditano tra i protagonisti del Pinewood festival all’Aquila, in programma venerdì 28 e sabato 29 giugno. Dopo aver portato nel capoluogo artisti come Coma_Cose e Pop X, l’organizzazione ha reso noto da poco le due line up, inserendo attrazioni e nuove proposte nel tassello del mosaico. I Pinguini sono headliner della prima giornata insieme a Fast Animals and slow kids, Populous, Postino, Mèsa, Cosmetic, Laneve, Blckeby, Gina e 001 BEST. Sabato sarà la volta di Franco 126, Canova, Giorgio Poi, Sxrrxwland, Costiera, Lorenzo Bitw con Serena Di, il party targato Linoleum, Meli, Merifiore, Mark Bear, fino al Poetry Slam, la battaglia poetica.

Ironia e critica sociale, citazioni e giochi di parole, riflessività e spensieratezza: le canzoni dei Pinguini compongono un tetris inedito. Accostamenti non scontati dal rock al pop, dal prog e al reggae. Le chitarre propongono arrangiamenti ben assortiti con tecnicismi mai fini a se stessi. Rik Zanotti è affiancato da Nicola Buttafuoco (chitarra), Elio Biffi (tastiere), Lorenzo Pasini (chitarra), Simone Pagani e Matteo Locati (batteria). Quest’ultimo è di origini abruzzesi. Il gruppo bergamasco è nato nel 2012 in maniera piuttosto causale. «Mi ero ritrovato a far parte di un progetto omonimo», ricorda il frontman, «con una band al completo che via via ha perso i componenti. Una volta rimasto praticamente da solo ho ricostruito il gruppo pur mantenendo il nome invariato, così “Pinguini Tattici Nucleari” ci è rimasto tatuati addosso come quando da giovane scegli un nickname improbabile per un indirizzo email senza dar peso al fatto che poi rischi di portarlo in giro per anni». Dalle prime cover metal, i ragazzi sono passati a un’intesa poggiata su composizioni più strutturate. Nasce da qui il primo disco di inediti, il Re è nudo, seguito nel 2016 da Diamo un calcio all’aldilà e nel 2017 da Gioventù brucata. Un anno importante quello in corso che ha visto, tra l’altro, la partecipazione del gruppo al disco Faber Nostrum. Ma è sopratutto Fuori dall’Hype un album che sta segnando un punto di svolta: uscito il 5 aprile scorso, è entrato in una sola settimana al dodicesimo posto della classifica Fimi per rimanerci tra i 50 dischi più venduti, raggiungendo in un mese e mezzo i dieci milioni di streaming. Un’altra produzione fortunata firmata Fabrizio Ferraguzzo, già al lavoro con Fedez e con Maneskin. Bene anche i singoli Verdura, Sashimi e la stessa Fuori dall’Hype che dà il titolo all’Ep.

Zanotti, cos’è per voi questo Hype?
Hype è una parola che da qualche anno è entrata nel linguaggio comune. Per un artista, generare Hype significa creare “grande attesa per il proprio prodotto”. L’Hype non si spiega, non ha regole: capita, o non capita. Si può passare una vita a inseguirlo o si può rimanere fermi, immobili ad aspettarlo, come se fosse una farfalla. Chi è fuori dall’Hype vive dove il vento non porta farfalle. In altre parole, la nostra scrittura difficilmente si lega a un genere. Suoniamo nel meraviglioso mondo dell’indie dove più stili si possono portare sul palco o in studio.

Un calendario invernale pieno di date sold out, anche in locali importanti come l’Alcatraz di Milano e l’Estragon di Bologna. quanto conta per voi l’esperienza live?
Moltissimo, siamo abituati a suonare dal vivo in ogni tipo di situazione, dai piccoli locali dove non entrano più di 100 persone a realtà più grandi con capienza di 2000-3000 posti. Il successo dell’ultimo album ci ha spinto su palchi più quotati, magari anche al sud Italia. Siamo stati a Napoli di recente e il concerto è stato accolto con grande calore.

Quanto è importante per voi l’esperienza dei festival? 
Proprio perché diamo molto peso all’attività live, è bello suonare nei festival. Non sempre le cose sono rose e fiori dal punto di vista tecnico – logistico. Ad esempio, il Concertone del Primo Maggio a Roma ha visto tempi tecnici molto stretti nei cambi palco e se non sei abituato si rischia di avere qualche difficoltà. Per fortuna, la gavetta che abbiamo fatto ci è stata d’aiuto.

di Fabio Iuliano – fonte: il Centro