Maratona jazz, dal 2019 cambia la formula
Giù il sipario sulla quarta maratona jazz, che si chiude con l’edizione forse logisticamente più difficile, a causa del maltempo che si è abbattuto sull’Aquila in quelle che negli scorsi anni sono state le ore di punta. Eppure, la città
Jazz e pioggia insieme tra strade e palazzi
Musica per resistere e musica che resiste, anzitutto alle variabili del meteo che hanno costretto gli organizzatori del “Jazz italiano per le terre del sisma” a fare qualcosa a cui, in verità, dovrebbero essere abituati: improvvisare. Un summit del giorno
L’Aquila, il jazz che resiste alla pioggia
Le premesse c’erano tutte sin dalla vigilia. L’anteprima a piazzetta del Sole con Piero Odorici, Roberto Rossi, Roberto Tarenzi, Sefano Senni e Adam Pache, un crescendo di pubblico davanti a una jazz band resident, per un concerto serale in collaborazione
L’Aquila, una città in Jazz
Parlare di L’Aquila come città destinata a diventare la “capitale del jazz italiano” può sembrare un po’ azzardato se solo si pensa alle rassegne di questo genere in giro per la Penisola. Senza andare troppo lontano, senza neanche scomodare la
Jazz nelle piazze: «Sarà evento fisso»
Trasformare la kermesse del Jazz italiano per le terre del sisma in un festival nazionale che metterebbe L’Aquila in relazione con altri grandi appuntamenti di genere, a partire da Umbria Jazz. Questo l’obiettivo di un’intesa siglata ieri dal direttore artistico
Fresu: non aiutare i migranti è un crimine
“Quello dei migranti è un problema complesso, ma sull’uomo non si può discutere: va aiutato, è la legge del mare, in base alla quale nessuna nave o imbarcazione può ignorare qualcuno che si trovi in una situazione di difficoltà. Bisogna
Sul primo scoglio dell’isola, c’è la porta di Lampedusa, l’opera del maestro Mimmo Paladino in ricordo di chi non è mai arrivato, a segnare uno dei punti più a sud dell’Europa. Ben più a sud del punto più a nord
Lampedusa, il dovere del ricordo
Ricordare il nome di Welela, Eze e Yassin, queste le storie ricostruite, è possibile. Tre in più in un cimitero, come quello di Lampedusa, in cui non si sa ancora con certezza quanti siano i migranti sepolti. Un piccolo gesto
Le testimonianze dal campo
“Ero in Libia e mi picchiavano. Avevo sangue alla bocca e piangevo. Non per il dolore, ma perché mio padre non era con me. Era anziano mio padre, però mi avrebbe difeso”