Il ritorno dei Marlene Kuntz: «Abruzzo, siamo con te»
2 Febbraio 2017 Condividi

Il ritorno dei Marlene Kuntz: «Abruzzo, siamo con te»

Ancora all’Aquila e ancora a Monticchio, tre anni dopo l’ultima volta. Stasera i Marlene Kuntz tornano a regalare energia e sudore al pubblico abruzzese per una tappa dell’Onorate Il Vile Tour, che celebra il ventennale dell’uscita del secondo album della band piemontese, “Il Vile” appunto. L’appuntamento è domani al Bliss in via Rodolfo Volpe; l’apertura delle porte è prevista alle 21 con l’opening act affidato al dj set delle Indiesponenti e alla indie band marsicana Luci Rosse Senza Porno. Ma ad anticipare l’arrivo di Cristiano Godano e compagni, è stato soprattutto un post dedicato all’Abruzzo, apparso nei giorni scorsi. «Ogni giorno, di questi tempi», si legge sulla pagina Facebook del gruppo, «i telegiornali ci fanno vedere immagini terribili legate al terremoto e alle condizioni nefaste del meteo. Ci sentiamo coinvolti in positivo, se ci è permesso di dirlo, perché vogliamo sperare che un’occasione da molti di voi attesa si possa trasformare in un momento di distacco e distrazione dalle stringenti difficoltà quotidiane. La cosa…ci onora». Il cuore è quello di Riccardo Tesio (chitarra), Luca Bergia (batterista) e Luca Saporiti, l’ispirazione arriva da Cristiano Godano, cantante, chitarrista, scrittore, alla “fronte” del gruppo dal 1989.

Godano, che effetto fa tornare a suonare in un momento in cui le recenti emergenze hanno tolto a tanta gente di questa terra molti punti di riferimento. Suonare in una città dove, per dirla con i suoi testi, al massimo ci si sente «forti nel labile»?

Avevamo suonato all’Aquila per la prima volta nel 2008. Eravamo rimasti affascinati da questa città che aveva una vita notturna inaspettata, grazie anche alle sue facoltà universitarie. Vedere poi immagini di morte e distruzione ci ha fatto male. Ogni volta che siamo poi tornati abbiamo cercato di regalare al pubblico energie importanti. All’Abruzzo siamo legati da tante esperienze, non solo nei capoluoghi ma anche in piccoli palchi di provincia, come quella volta che abbiamo suonato a Penne. Ci ho pensato subito quando ho letto della tragedia dell’hotel. Che dire, mi auguro che chi viene ad ascoltarci possa distendere i nervi per un paio d’ore, anche dopo questo stillicidio continuo delle recenti scosse.

Negli anni “Il Vile” è divenuto uno dei dischi indipendenti più venduti, grazie anche a canzoni come Retrattile, Overflash e Ape regina. Come è cambiato il vostro rapporto con quei pezzi, dal ’96 ad oggi?

Le canzoni sono sempre quelle e nelle nostre interpretazioni live di quel disco non è cambiato un c…. Certo, gli anni sono passati e riproporre la stessa energia di vent’anni fa sarebbe difficile, di questo ne siamo consapevoli, anche se sappiamo ancora far ruggire gli amplificatori. Portiamo sul palco esperimenti sonori ed elaborazioni.

Cosa spinge una band a dedicare a un album parte della scaletta di un concerto?

L’industria discografica è stata fagocitata da Internet. La musica non si vende più, di qui la scelta di far rivivere degli album risuonandoli per intero, una possibilità che, a quanto pare, è appannaggio anche di band anglosassoni e statunitensi. A cinquant’anni, ho ancora la fortuna di vivere di musica, ma i Marlene sono un piccolo miracolo e la strada si fa sempre più in salita.

Fra qualche giorno riparte la carovana di Sanremo, voi ne faceste parte nel 2012.

Sì, vabbè, ma andammo lì senza nessuna pretesa di cambiare gli establishment. Sapevamo che sarebbe stata una vetrina per farci conoscere dal grande pubblico e così l’abbiamo presa. Altra cosa, far parte di questi format e avere la pretesa di cambiarli da dentro, come Manuel Agnelli che disse di andare a X Factor perché lì avrebbe scoperto il nuovo Lou Reed. Per noi, i talent lasciano il tempo che trovano.

Cosa pensa dell’edizione attuale, rappresentata dal discusso spot con gli animali che cantano?

Bah, quel Carlo Conti sembra un buon prete di campagna tanto impegnato a controllare che nulla nel cast o nella scaletta stoni con la tradizione. Del resto, è quello che gran parte degli italiani si aspetta.

Guardiamo all’estero allora: in America in particolare dove molte band che fanno rock alternativo si sono opposte in maniera esplicita contro le scelte del nuovo presidente Donald Trump.

Noi non facciamo politica con i nostri testi. Le mie parole giocano con le immagini dell’inconscio e a volte ho provato a descrivere come la paura agisce sui i nostri sensi, ad esempio in “Cara è la fine”. Tuttavia, non ci siamo mai lanciati in valutazioni a dimensioni globali. Certo, quello che fa Trump ci fa schifo. Siamo inorriditi dalle sue vedute molto poco lungimiranti. Abbiamo paura che questo odio sfoci in conflitti.

Abbiamo aperto con l’Abruzzo, chiudiamo con l’Abruzzo. Leda, canzone dell’ultimo album “Lunga attesa” contiene un riferimento indiretto a d’Annunzio.

Beh non è proprio così, leggendo sul poeta, scoprii casualmente che ribattezzò “Leda” l’alcova dove riceveva le sue amanti. Ma questo avvenne dopo aver scritto il mio testo. Credo comunque che d’Annunzio sia stato uno dei più grandi poeti italiani di sempre, i suoi versi seducono e incantano.

di Fabio Iuliano – fonte: il Centro

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