L’Aquila, disegni sulla pelle per esprimere la voglia di resistere
15 Gennaio 2016 Condividi

L’Aquila, disegni sulla pelle per esprimere la voglia di resistere

taattpopoUn’aquila parte dalle spalle e sulle ali è incastrata una pergamena strappata. Quello strappo indica qualcosa di non ricucibile, un segno indelebile come quello che ha lasciato il terremoto per chi lo ha vissuto. Dalla pergamena si scende fino a una bussola, concepita più che altro come un orologio: il simbolo dell’est appare capovolto a indicare un tre, mentre le lancette compongono l’orario della scossa del sei aprile. Il tutto a corredo di una scritta in inglese che dice più o meno: «Non guardare indietro, su quella strada non si fa ritorno». Spesso, i tatuaggi raccontano più di una storia. Quella di Luca Rotili che ha espresso con questi tratti e questi colori la sua voglia di andare avanti, come alpino e come aquilano, affidando la pelle della sua schiena alle mani di Alice Mazzeschi.

Ventott’anni, con alle spalle un curriculum di studi all’Accademia delle Belle arti, la giovane ha reso la sua passione per l’arte del tatuaggio una fonte di soddisfazione e guadagno, essendo riuscita dopo anni, in una stanzetta sotto casa, ad aprire un’attività. Il suo studio è ormai punto d’incontro di amici, clienti, persone che scelgono lei e le sue figure come traccia indelebile di un sentimento, un’emozione, sui loro corpi. Una storia raccontata dalla giovane film maker salernitana, Chiara Napoli, nell’ambito del progetto “L’Aquila, il mio futuro è qui”, portato avanti dal Centro sperimentale di cinematografia. Storie e ritratti di giovani dai 15 ai 30 anni i cui sogni, aspettative e ambizioni spesso fanno i conti con la realtà difficile di una terra segnata dal sisma. Lo studio di Alice si riempie di persone che parlano attraverso disegni che la macchina per tatuaggi riproduce sulla pelle, con aghi, punte e colori. La tensione prodotta dalla corrente in ingresso si traduce in un rumore costante che accompagna tutte le fasi del lavoro. Il video non ha bisogno di colonne sonore. È lo stesso rumore, che potrebbe sembrare fastidioso, ad accompagnare quasi tutte le scene. Ne sa qualcosa la giovane film maker.

12002330_845907358811658_8942503083718736495_n«Sono stata più o meno tre mesi a contatto con Alice», spiega, «riprendendo ogni angolo del suo studio. Era quasi impossibile, a volte, scambiare due chiacchiere per il rumore costante della macchinetta per tatuaggi che va avanti per ore». A volte, per rappresentarsi basta una scritta. «Ho deciso di tatuarmi sul petto le parole “Self made” (in italiano: fatta da me) perché mi danno coraggio», racconta Alice. Del resto, tutto quello che ruota intorno all’attività del suo studio “Allink” viene fuori dal suo personale cilindro.

«Qualche anno fa, mia madre mi ha regalato la macchinetta per fare tatuaggi. All’inizio avevo poca esperienza, a parte gli studi grafici che ho fatto all’Accademia. Poi ho acquisito sicurezza e ho iniziato a lavorare molto». Lo scorso anno, il suo studio ha aperto i battenti al pubblico a Coppito e, grazie anche ai social network, Alice si è fatta un nome anche al di fuori dell’Aquila. «Vengono da Roma, ma anche da Napoli per farsi tatuare da Alice», assicura Chiara Napoli. «Lei è impegnatissima, e intorno al suo lavoro gravitano tanti altri ragazzi». Molte richieste sono legate al terremoto. «Specialmente nei primi anni dopo la scossa», ricorda Alice, «erano in tanti a chiedermi di tatuare dei simboli legati a questa città, oppure scritte sulla resilienza e sull’appartenenza. Qualcuno poi ci ha ripensato e mi ha chiesto di coprire il tatuaggio con qualcos’altro, quasi a voler dire che aveva bisogno di guardare oltre il terremoto». Tra le richieste più strane? «Beh, a volte bisogna lavorare sulle parti intime femminili: qualche ragazza viene da me per farsi un tatuaggio sul “monte di Venere”…».

di Fabio Iuliano – fonte il Centro