Rockin’1000, Leiria 2025 Live Report
Da Sunday Bloody Sunday, con gli echi dei Troubles che si sovrappongono a ogni nervo scoperto del pianeta, a Rockin’ in the Free World, dove la rabbia diventa energia collettiva, fino a Guerra nuclear, in cui Marisa Liz canta il buio di un’umanità sul punto di annientarsi da sola. Ancora una volta, Rockin’1000 porta sul palco il suo grido contro la guerra, cucendo insieme storie, suoni e generazioni in un’unica voce.
Il Rockin’1000 torna a Leiria, in Portogallo, con un messaggio chiaro: contro ogni guerra, la musica resta l’unico vero linguaggio universale. Nel concerto dello Stadio Municipale, mille musicisti – tra professionisti, amatori e giovanissimi – uniscono le forze e danno corpo a un set che attraversa decenni di storia del rock, con una selezione che è insieme omaggio e presa di posizione.
Una scaletta costruita con attenzione quasi chirurgica: apre e chiude con i Foo Fighters (All My Life, Learn to Fly), passa per i territori cupi e ossessivi di Metallica (Enter Sandman), Nirvana (Lithium) e AC/DC (Shoot to Thrill), devia verso il punk essenziale dei Ramones (Blitzkrieg Bop) e l’urgenza di Born to Be Wild. Il blocco centrale tiene alto il ritmo e varia i registri: Seven Nation Army, con omaggio velato a Freed From Desire di Gala, si intreccia al groove di Jumpin’ Jack Flash, mentre Knights of Cydonia continua a valere il prezzo del biglietto, se non altro per armonizzazioni vocali.
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I momenti più tesi e riflessivi emergono con Where Is My Mind, Space Oddity, Live and Let Die e Bohemian Rhapsody, sospesi tra spaesamento e ironia. Tra i protagonisti di questa edizione c’è anche Tim, bassista e voce degli Xutos & Pontapés, che suona A Minha Maneira e racconta: “Mille musicisti che suonano insieme non possono che essere entusiasmanti. Rockin’1000 porta la socializzazione a un altro livello”.
Sul palco appare più volte anche Fabio Zaffagnini, ideatore del progetto, accolto a ogni ingresso da lunghi applausi. Poco prima del finale prende il microfono e, in portoghese, ripete in portoghese il discorso pronunciato a Cesena per il decennale: “Il 26 luglio di 10 anni fa registravamo il video di quella canzone. Allora avevo il cuore che mi esplodeva di gioia e di gratitudine: avevamo piantato un seme di fratellanza e inclusione. Di una cosa che non sapevo ancora definire. In effetti non è che ci stessi pensando, lo abbiamo fatto e basta. Ora che sono qui e guardo questi mille musicisti, sento una sensazione fisica, giusta. E mi domando perché non può essere così in tutto il mondo, a Gaza, in Ucraina, in Sudan, in Myanmar. A pensarci mi si spezza il cuore. Lo so, la pace nel mondo… che cosa stupida, manco fossi la reginetta di un concorso di bellezza… Però anche la pace parte da un seme e le piante funzionano tutte nella stessa maniera. Se le innaffi, crescono, altrimenti muoiono. Dunque scegliamo con cura quali piante annaffiare. Viva il rock’n’roll, viva Rockin’1000″.
Prima di rompere le righe anche un omaggio a Ozzy Osbourne con un accenno a Paranoid e un passaggio sul palco principale dei “guru” della band, ossia le persone che rendono possibile il concerto preparando l’esecuzione di ogni strumento: Augusta Trebeschi (voce), Lele Borghi (batteria), Biagio Esposito (basso), Claudio Cavallaro (chitarra), Michele Scarabattoli (tastiere).
