I Tazenda a Montesilvano aprono il loro scrigno di note
Tre microfoni, due chitarre acustiche e un pianoforte. Una formula a ranghi ridotti ma in grado di accorciare le distanze tra palco e platea. Questo sono i Tazenda, in scena questa sera al Teatro del Mare di Montesilvano, in un concerto-evento a cura dell’associazione culturale Aps Dimonios Abruzzo e Molise, coordinata da Giuseppe Pisu. Sul palco, gli storici fondatori del gruppo Gigi Camedda al piano e Gino Marielli, assieme al nuovo frontman Nicola Nite, alle chitarre ad accompagnare le tre voci. Una formula spontanea ma quasi teatrale che si fa forte del contatto diretto con il pubblico per una circolazione di energia. Uno spettacolo che si è costruito un po’ da solo. I Tazenda, come molti artisti, hanno la fortuna di avere uno scrigno con più di cento brani da cui attingere. Tra questi ci sono gli intoccabili e sono proprio questi a regalare la possibilità di cantare, per la durata di un intero show, all’unisono col pubblico.
Ma nel corso dello spettacolo Gigi, Gino e Nicola parlano, improvvisano, si raccontano e mostrano quel lato delle loro personalità che pochi conoscono. Scherzano e svelano segreti, raccontano aneddoti e gemme per i fan più curiosi. Come non emozionarsi con la sempre purtroppo attuale Pitzinnos in sa gherra, l’omaggio dolcissimo e crudele a tutti i bambini costretti a vivere nella e di guerra; o non ballare con Nanneddu meu. Carrasecare fa tornare tutti indietro nel tempo e Mamoiada riaccende la nostalgia nei sardi della diaspora. E poi, immancabile, c’è Spunta la luna da monte, brano iconico, versione in italiano della canzone Disamparados, scritta da Luigi Marielli, componente dei Tazenda. Un brano che venne affidato, ancora inedito, a Pierangelo Bertoli in vista del Festival di Sanremo 1991. In scaletta, No potho reposare, inno d’amore senza tempo, brano della tradizione popolare sarda reso immortale dai Tazenda prima e da una celebre interpretazione al suo ultimo concerto di Andrea Parodi. Ancora, l’allegra-amara No la giamedas Maria e l’inno alla natura e alla Sardegna Madre Terra. Poi, il duo Tazenda-Ramazzotti che ha raggiunto il primo posto in classifica con Domo mia e la amatissima Cuore e vento, con gli amici Modà, che presto è diventata un nuovo canto da condividere con il pubblico. E poi c’è l’amicizia personale e musicale condivisa con Fabrizio De André che ritroviamo in Monti di Mola. Altra illustre e toccante collaborazione, oltre a Bertoli, Maria Carta, Renga, Ramazzotti, Grignani, Modà. “Come gruppo”, spiega Gino Marielli, “non nasciamo unplugged. Anzi, abbiamo sempre avuto una predilezione per gli strumenti e le sonorità elettroacustiche. Negli ultimi anni, tuttavia, abbiamo sperimentato la necessità di sperimentare una formula più leggera, anche per venire incontro alle esigenze di budget degli organizzatori di festival di tutta Europa: dico, un conto è fare dieci biglietti aerei, altra cosa è farne tre”.
Una formula più intima nata per necessità tecniche, dunque, che però col tempo è diventata più strutturata
All’inizio siamo stati spinti solo dal sano pragmatismo. Poi ci siamo resi conto che la gente apprezzava. Essere in tre sul palco ci dà anche l’occasione per parlare molto tra una canzone e l’altra. Quindi siamo andati avanti e adesso facciamo metà concerti in questo modo e l’altra metà a formazione completa.
Le vostre composizioni sono interessanti a livello linguistico, siete in grado di passare dal sardo all’italiano e l’inglese
Ci piace valorizzare i suoni delle singole parole. In questo il sardo e l’inglese si prestano, mentre i concetti forti sono mediati dall’italiano.
Un esempio è la ricerca di te, un testo dall’approccio spirituale che indaga sul senso della vita, un po’ come il suo documentario su YouTube “Monkey Monk”.
Sin da bambino sono stato ossessionato da quelle grandi domande che oggi sono ancora alla base di religioni, cammini spirituali e del pensiero di liberi cercatori di verità. Ho intervistato delle persone persone che dedicano tutto il loro tempo al senso della vita, la morte, l’illuminazione, Dio, la felicità. Le risposte che ne ho avuto sono sorprendenti. La canzone La ricerca di te si muove in tal senso, un po’ nello stile di Battiato.
Antistasis del 2021 è il vostro ultimo album in studio, non ci sono nuovi inediti?
Siamo fermi, ma non per mancanza di idee o nuove canzoni. Stiamo scrivendo molto, così come, tuttavia, stiamo osservando il fiume che passa: tanti dischi meravigliosi, da Bruce Springsteen a Baustelle si perdono nel mare della musica di bassa qualità (usa un’altra metafora, ndc) erogata tra social e tik tok. Quindi preferiamo restare a guardare per non disperdere energie.
di Fabio Iuliano – fonte: il Centro