La Perdonanza è finita ma “La vita è adesso”
Tredici anni fa si ritrovò a girare per le tendopoli in un minivan predisposto dalla Protezione civile. Sul piazzale di Collemaggio c’erano ancora le tende. Una chitarra acustica, un sorriso contagioso e una “Strada facendo” da strimpellare. La città mostrava ancora tutte le ferite del sisma e le gru erano gli unici “ganci in mezzo al cielo” che contavano.
Quando è arrivato nel pomeriggio, Claudio Baglioni si è trovato davanti il Teatro del Perdono, il grande palco allestito davanti alla Basilica, con una platea di 5mila posti e maxischermi distribuiti anche in piazza Duomo, per un concerto evento su cui è calato il sipario della 728esima Perdonanza Celestiniana.
“Pace a noi” il titolo del concerto concepito a quattro mani con il direttore artistico Leonardo De Amicis. Canzoni e parole (citazioni, pensieri e aforismi) nel segno del perdono e nel futuro “perché non c’è futuro senza perdono”, come ha detto dal palco, comparendo alle 21,30 in punto sulle note del suo Requiem.
“Non c’è pace senza giustizia ma non c’è giustizia senza perdono”, ancora dal microfono con le parole di Papa Giovanni Paolo II che esattamente 42 anni fa camminò sullo stesso piazzale. Da Wojtyla arrivò questo monito durante una Giornata della Pace all’indomani degli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001.
I musicisti, diretti da Danilo Minotti, hanno esordito con “Pace”, la prima canzone in scaletta con Baglioni in completo scuro sul palco. Una preghiera di distensione dopo un triennio (89-91), tormentato da eventi convulsi e comunque drammatici (crollo del muro a Berlino, Prima Guerra del Golfo, disgregazione della Jugoslavia).
Sul palco, in una composizione simile a quella che si è vista nei concerti estivi alle terme di Caracalla, solo che nel ruolo di coro e orchestra si sono esibiti, rispettivamente, l’ensemble formata dalla Schola Cantorum San Sisto e dalla Corale L’Aquila e l’Orchestra del Conservatorio “Alfredo Casella”. Una visuale mozzafiato dalla platea, con le luci sulla basilica. “In questa 728 perdonanza potremmo sperare nell’incanto, nella meraviglia, nello stupore”.
Le canzoni si sono alternate veloci, scandite da aforismi e citazioni: “Mandela diceva che il perdono è un’arma potente”, ha detto. Dunque “Io sono qui”, poi “Dodici note”, “Acqua dalla luna, “Dagli il via”, dunque “Un nuovo giorno o un giorno nuovo”. Ancora un tuffo avanti e indietro nel suo repertorio con “Un po’ di più” e “Amori in corso”, per arrivare a “Gli anni più belli” e “Mal d’amore”.
“Se sapessimo che aprire la porta è un po’ come trovarci qualcuno, un po’ come perdonare”, ha detto dal palco seguendo la scaletta sulle note di “Quante volte”, “E adesso la pubblicità” e, quindi, “Io me ne andrei”. Sul palco è comparsa la chitarra acustica di suo figlio Giovanni Baglioni, famoso per il suo tocco caratteristico fra tapping e fingerpicking. Insieme hanno duettato su “Fratello Sole, sorella Luna”.
Dunque “Uomini persi”, per arrivare a “Ninna Nanna”, scritto adattando i versi immortali di “Ninna nanna de ‘a guera” di Carlo Alberto Salustri – in arte Trilussa, entrata in maniera importante nelle scalette dei concerti del cantautore romano sin dall’acuirsi della crisi russo-ucraina.
Ancora “Noi no”, prima di un medley che include alcuni brani di quelli che non possono mancare come “Questo piccolo grande amore”, “Tu come stai”, “Amore bello”, “Sabato pomeriggio”, suonati da solo, col pianoforte a coda. Spazio poi a “Uomo di varie età”, una canzone che, alla pari di “’51 Montesacro” ripercorre alcune fasi della vita e, in questo caso, della carriera di Baglioni, dagli esordi alle varie fasi del successo, inclusi i momenti di difficoltà.
La parte finale si è rivelata un crescendo, anche di emozioni. Tutti in piedi a cantare “Strada Facendo”, poi “Avrai” e poi ancora “Mille giorni di te e di me”. Ritmo più cadenzato su “Via”, per poi rallentare con “La vita è adesso”, una dedica ideale alla città, di saper guardare al futuro, magari raccogliendo questo altro “gancio in mezzo al cielo” offerto da Papa Francesco, con la sua visita pastorale e con l’indulgenza annuale. Un messaggio condiviso dal palco anche dal sindaco Pierluigi Biondi.
“Si è conclusa una Perdonanza che resterà per sempre nei nostri cuori e nella storia della cristianità”, ha commentato poi il primo cittadino. “Grazie al Papa L’Aquila è capitale universale del perdono e della pace. Una città che ha donato a tutto il mondo momenti di inestimabile valore spirituale, facendosi portatrice del messaggio di solidarietà e riconciliazione di Celestino V. Con la concessione dell’anno giubilare, L’Aquila è pronta ad accogliere migliaia di fedeli e a mostrare loro i suoi valori, la sua bellezza, il suo straordinario percorso di rinascita”.
LA TESTIMONIANZA
Parole che hanno fatto eco alla riflessione di Baglioni nel corso del concerto. “Sono stato qui”, ha ricordato il cantautore romano, “quando c’erano gli accampamenti, mi sembrò col mio mestiere di portare un po’ di sollievo, di distrazione alla gente. Faccio un lavoro effimero, ci sono professioni più importanti e necessarie ma presi una chitarra e venni da queste parti a fare un giro e portare un po’ di sollievo”.
Dunque un riferimento alle origini. “Con una chitarra tanti anni fa ho cominciato e sono ancora qua sul palcoscenico. A me sembra ancora strano di essere qui dopo 13 anni. È importante essere tornato all’Aquila ed avere tante persone al concerto. Magari nella prossima occasione accoglieremo più gente in un posto più capiente. Oppure dentro il bel teatro cittadino, quando sarà di nuovo disponibile”.
IL BILANCIO
Entusiasta, dal palco anche Leonardo De Amicis, di questo ultimo atto di una Perdonanza eccezionale. A lui, il vicesindaco Raffaele Daniele, coordinatore del comitato Perdonanza, ha donato dei gemelli con inciso lo stemma dell’Aquila.
“L’Aquila torna a vivere”, ha commentato nei giorni scorsi, “l’affluenza in città, non soltanto da parte di turisti, mostra la grande partecipazione agli eventi e credo che questo sia un risultato importante: aspettavamo da anni il sigillo di Papa Francesco, un riconoscimento mondiale da parte di questa straordinaria presenza. Essere sul palco accanto all’altare del Pontefice – ha aggiunto – è stata una grande emozione. L’emozione c’è sempre, in realtà, ma stavolta sentivo anche una grande responsabilità di fronte a questo momento storico e ho cercato di viverla bene”.
Negli ultimi anni, De Amicis è stato protagonista di tanti importanti appuntamenti culturali in città.
“Sono stato incaricato – ha ricordato – attraverso i Cantieri dell’Immaginario e la Perdonanza di portare avanti progetti volti a incentivare quella cultura necessaria a ristrutturare gli animi. La cultura ci fa pensare. Il pensiero ci porta a ragionare, ripensarci e non fermarci mai. Importante, certo, ricostruire le macerie e quindi le cose fisiche, così come le persone. La musica lo fa benissimo”.
“Veicoliamo sul palco della Perdonanza dei messaggi”, ha concluso, “quest’anno abbiamo voluto trattare di futuro e di pace: cosa è del futuro se non c’è la pace? E, quindi, attraverso la musica veicoliamo dei concetti che rimandano almeno un po’ alle persone che assistono”.
De Amicis è stato riconfermato sul palco di Sanremo come direttore musicale e d’orchestra, anche per l’edizione 2023.
Buona la prova del grande coro cittadino, grazie anche al lavoro dei direttori Alberto Martinelli (Schola Cantorum San Sisto) e Giulio Gianfelice (Corale L’Aquila). La band di Baglioni, capitanata dal chitarrista e arrangiatore Paolo Gianiolio, è composta da 16 elementi in aggiunta a coro e orchestra.
UNA NOTA STONATA
Troppe inutili regole imposte alla stampa, con pressioni incomprensibili tra management e security in merito alla possibilità di effettuare riprese o foto sotto al palco. Richieste che stonano, peraltro, con la personalità di Baglioni, il quale si è mostrato sempre disponibile a salutare o farsi fotografare dai fan, come Sergio Cianca che gli ha chiesto un autografo su vinili e libri rari. In coda anche tanti bambini e anche alcune suore della Dottrina Cristiana.
IL FINALE
Di qui il finale, sulle note di “Per incanto e per amore” e l’auspicio di tornare. “Fateli grandi i sogni e poi realizzateli”, ha detto al microfono.
di Fabio Iuliano – fonte: Virtu quotidiane/ilCentro