Un Natale di libri, Emozioni Imperfette
Nel ringraziare Flavia di Emozioni Imperfette, riporto l’intervista relativa all’evento di Natale da poco concluso
Ciao, Fabio, benvenuto su Emozioni Imperfette! Per cominciare, ci puoi raccontare un po’ di te?
Ciao Flavia e grazie per l’ospitalità. Sono un insegnante, giornalista e padre di due meravigliosi ragazzi, Federico ed Elena. Amo esplorare le mie passioni come se fossi un “turista”, soprattutto quando si tratta di musica, sport e viaggi. La musica è una presenza costante nella mia vita e la integro in ogni aspetto delle mie attività, che sia la scrittura, l’insegnamento o il giornalismo. Non sono un fanatico degli sport in generale, ma pratico triathlon e corsa di resistenza. Nelle sfide che affronto, cerco sempre di rispettare la regola zen che dice “never hasten your pace – mai affrettare il passo”. Le corse endurance, specialmente le maratone, mi insegnano a stringere i denti fino al traguardo, ignorando le crisi e andando avanti. È per questo che sulla mia bio ho fatto scrivere “Lucky loser”, ispirandomi alla canzone di Beck. Questa espressione racchiude il concetto di affrontare le sfide con determinazione e mindset positivo, anche quando le cose sembrano andare storte.
Come è nato il tuo romanzo “Oceans”?
Inizialmente avevo in mente di scrivere racconti di viaggio dedicati a luoghi che hanno un significato speciale per me: Parigi, dove ho vissuto per circa un anno; Swansea, dove ho trascorso l’Erasmus; Roma, che in qualche modo considero “casa”; e Lisbona, il luogo da cui avevo preso l’ispirazione per il progetto. Tuttavia, le restrizioni legate al Covid hanno stravolto i piani. Mentre stavo pianificando il mio viaggio a Swansea, ho preso la decisione di unire questi quattro scritti distinti in un’unica storia. Per farlo avevo bisogno di un protagonista. Così sono andato a ripescare Simone, personaggio che era già comparso in “Lithium 48”, il mio libro precedente (Aurora Edizioni). Sia chiaro, questo libro non è affatto un sequel.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
Ci ho messo un po’ e ho chiesto anche a delle persone a me vicine di collaborare, a partire da Giuseppe Tomei, autore e operatore culturale e alle insegnanti Debora Vesce e Rosamaria Lisi. Nel libro ci sono anche i loro “credits”.
Che sensazione si prova dopo aver scritto un libro?
Una gran bella sensazione, soprattutto dopo aver viaggiato mentalmente e fisicamente nei luoghi evocati.
Nella scelta dei personaggi ti sei ispirato a qualcuno?
Quello che racconto in “Lithium 48” è ispirato a un fatto realmente accaduto. Al fine di preservare l’anonimato del protagonista, ho attribuito a Simone molte caratteristiche della mia stessa identità, a cominciare dai gusti musicali. Gli altri personaggi fanno parte del mio bagaglio di conoscenze, spesso legate a Lisbona, Parigi o Roma. A parte Rick che è un alter ego del batterista del mio gruppo. A parte “lei”, la protagonista femminile di Oceans sulla cui identità non mi sbilancio.
Cosa significa per te scrivere?
Apprezzo una grande differenza tra la scrittura giornalistica (scrivo molto e quotidianamente) e la scrittura creativa in cui si lavora sulla singola parola.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Potrei tirarne in ballo uno per ogni decade del secolo scorso, a partire dai miei (più o meno) conterranei Ennio Flaiano e John Fante. Ma il discorso si può allargare a J.D. Salinger, Oscar Wilde, Herman Melville, Camilo José Cela. Parlando di poesia, William Blake, Federico García Lorca, Pablo Neruda, Leonard Cohen.
Che tipo di lettore sei e quale è il tuo genere preferito?
Nel periodo di scrittura ho letto con grande curiosità “Il Maestro e Margherita” di Michail Bulgakov e mi sono chiesto: “Come mai non l’ho fatto prima?”. Sicuramente mi affascina leggere reportage, racconti di viaggio ma anche distopia con George Orwell e Aldous Huxley. Amo la carta ma trovo molto comodi gli e-book e gli audiolibri che ascolto mentre corro.
Infine, nel ringraziarti per la disponibilità, l’ultima domanda: quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Per ora non saprei. Intanto, mi piace portare in giro, chitarra alla mano (Siae permettendo) il mio Oceans. Sto lavorando su un libro che prevede la trascrizione di 24 itinerari tra musica e viaggio, insieme alle professoresse Valeria Valeri e Antonella Finucci. Vogliamo fare una specie di “Radio di carta”. Chissà, poi, fra qualche tempo, mi piacerebbe tornare sui passi di Lithium, a Parigi.