Intervista a Fabri Fibra: il rap prima dei social
8 Agosto 2023 Condividi

Intervista a Fabri Fibra: il rap prima dei social


Dopo Mr Rain e Tananai, il palco dello Zoo Music Fest al porto Turistico di Pescara è tutto per Fabrizio Tarducci, in arte Fabri Fibra in scena stasera, mentre domani ci sarà la chiusura con Manuel Agnelli. I primi live report del tour che lo porta confermano un buon carico di energia per un pubblico assortito, dai fan della prima ora a chi ha imparato a conoscerlo solo più di recente, attraverso le sue hit. Anche quest’estate

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mi rinnova la formula “dj + microfono”, di fatto restando fedele a uno show essenziale con le canzoni al centro ancora prima di qualsiasi effetto scenico. “Quando ho visto da ragazzino i Public Enemy sul palco era questa la formazione”, spiega, “soli con il dj. Di recente prima della sua scomparsa Mac Miller a San Diego in un concerto, era solo dj e lui al microfono. In tutti questi casi mi sembrò la cosa più rivoluzionaria possibile e che credo sia perfetta per il mio caso”.

Numerose le collaborazioni nel corso della sua carriera, l’ultimo album non fa eccezione. che ruolo giocano i featuring nella fase di scrittura? Può indicarmi qualche esempio di artisti che, nel processo di collaborazione, hanno influenzato la sua musica in maniera particolare?
Parlando di collaborazioni non credo sia l’artista a decidere con chi collaborare ma sono più le canzoni. Quando sei in studio e nascono delle canzoni che si aprono a collaborazioni già si definisce un’idea di chi potrebbe dire la sua su quell’argomento. Pensando ad un esempio di chi ha influenzato il brano direi “Marra” in Noia. Quando in studio è nata Noia ho pensato di coinvolgere Marracash perché mi era capitato spesso di affrontare con lui quell’argomento, parlo del fatto di vivere in questa “gabbia dorata” del mainstream, una volta che parte la macchina.

Riprendendo una conversazione di qualche anno fa con Massimo Coppola e Matteo maresi (erano i tempi di Squallor) la musica degli ultimi anni fa i conti con like e condivisioni. Che ripercussioni hanno queste dinamiche sulla produzione musicale?
Io sono lontano dal rap tutto social perché vengo da un periodo dove, semplicemente, non c’erano i social. Io ho passato la prima parte della mia carriera in provincia dove dovevo convincere la gente intorno a me che invece di andare a giocare a calcetto facevo rap italiano e mi dicevano “Ma cos’è sta cosa? Non sei in America, non puoi fare sta musica”. Parlando di produzione musicale penso mi sia rimasto addosso questo modo di fare musica nel modo piu autentico possibile. È normale che le generazioni nate e cresciute sui social facciano un altro tipo di rap. Comunque come tutto quello che è sui social ha una vita molto breve.

Restando sul pianeta social, alcuni recenti fatti di cronaca testimoniano che il degrado culturale intercettato dai mezzi di comunicazione di massa è alla base dell’impatto, talvolta fatale, di alcuni personaggi che, per un pungo di follower (o per qualche follower in più) sono disposti a sorpassare ogni tipo di limite. Qual è il suo giudizio in tal senso?
Quello dei social è un discorso molto delicato perché sono un mezzo a disposizione di tutti. C’è chi ne fa un uso intelligente e chi meno. Sono anche un modo per stare al centro dell’attenzione e per sfogare il proprio egocentrismo ma c’è anche l’idea di vederli come un’opportunità di guadagno e, probabilmente, visto che i social sono proiettati verso il futuro, mentre il mondo del lavoro reale ancora guarda al passato si crea questo cortocircuito con ripercussioni varie.

C’è un brano del suo repertorio che la emoziona particolarmente ogni sera?
Tutti i brani mi emozionano, in modo diverso e in diversa misura: dall’apertura del live col campionamento della canzone di Gino Paoli (Il cielo in una stanza ndr) che introduce l’ultimo disco con le due strofe che raccontano tutta la mia carriera. Ma anche Stavo pensando a te, pezzo del 2017, così come Caos, il brano con Lazza e Madame, oppure Proibito nel disco di Drillionaire con Taxi B e Mahmood.

Ha mai avuto un incontro significativo con un fan che le ha lasciato un segno particolare?
L’idea che ci sia qualcuno che viene ai concerti, che ascolta quello che scrivi credo che sia l’emozione più forte in assoluto. Logicamente ho avuto modo di conoscere fan, ragazzi di persona, agli studio, alle radio o in giro per strada. Quando succede scambio volentieri quattro chiacchiere per capire cosa pensano di quello che faccio. Magari incontro gente che ricorda a memoria mie canzoni vecchissime oppure quanto è bello quando ti dicono: ‘Guarda, grazie a quella rima che hai scritto mi sei stato di conforto in un momento difficile…’.

C’è qualcosa che la lega all’Abruzzo? anche un semplice ricordo o suggestione…
Sono marchigiano quindi so cosa vuol dire vivere in provincia con la voglia di fare musica con tutte le case discografiche al nord e, quindi, mi immedesimo molto nei ragazzi che vivono questo conflitto se rimanere nella propria terra o lasciarla per seguire un sogno. Per questo sento molto il legame con l’Abruzzo, con il centro Italia, con la costa, con il mare anche se vivo a Milano da 15 anni. Per me è sempre un’emozione tornare in queste zone dove ho fatto molte jam.