Una chiacchierata coi Verdena in tempi di Pinewood
14 Luglio 2023 Condividi

Una chiacchierata coi Verdena in tempi di Pinewood

“Attendiamo con ansia di arrivare all’Aquila e prendere parte al Pinewood, incuriosisce molto la possibilità di trovarci a suonare per un pubblico che è diverso dal nostro solito”. Tra gli headliner della tre giorni c’è un nome che non ti aspetti: i Verdena. Una scelta, quantomeno, non consueta per un festival Indie-pop come il Pinewood meta abituale di migliaia di teenager. Eppure, il concerto della band bergamasca contribuisce a dare forza alla line up della kermesse, nello spirito sperimentale che ha da sempre contrassegnato questo festival. Roberta Sammarelli, bassista del gruppo subentrata dopo il primo demotape, si dice entusiasta di questa nuova avventura che riporta la band a contatto con le nuove generazioni. In realtà, da quando hanno ripreso l’attività live a regime, i Verdena sono entrati a contatto con un certo ricambio generazionale di cui beneficia il rock negli ultimi tempi. Sotto il palco si ritrovano molti fan del vecchio nucleo, quello fedele alle origini alternative rock, insieme a giovani e giovanissimi. “Sono curiosa di vedere la reazione del pubblico abruzzese”, sottolinea la bassista. Ma andiamo con ordine. Il trio è atteso sabato alle 20.40 sul palco principale della manifestazione insieme a Rose Villain (18.30), Levante (19.20) e Salmo (22.40). Il festival parte il giorno prima e vede tra i protagonisti della giornata inaugurale Shari (ore 19), Nello Taver (19.45), Guè (21) e Articolo 31 (22.45). Domenica, la conclusione della tre giorni con i Big Mama (ore 18), Bnkr44 (19.20), Rosa Chemical (20.50) e Lazza (22.20).
Roberta, suonare live in questo tempo vuol dire, dunque, confrontarsi con fan di generazioni diverse
Accanto al nostro zoccolo duro di nostri coetanei, della fascia 40-45 anni, ci stiamo abituando a suonare per ragazzi. In tanti hanno iniziato a sentirci negli anni in cui siamo rimasti fermi. Lo hanno fatto spontaneamente, ascoltando i nostri dischi. Non siamo una band molto social e non abbiamo certo portato avanti una campagna per reclutare fan tra i ventenni o tra i teenager. Sono venuti loro a cercarci.

Magari è anche un po’ l’onda lunga di gruppi come i Maneskin ai quali, se non altro, va il merito di aver avvicinato generazioni “Y” e “Z” al rock
Non lo so se è merito dei Maneskin, fatto sta che il rock ha dei corsi e ricorsi nell’arco del tempo e in quest’ultimo periodo sembra sia tornato in auge. Negli anni Ottanta, dopo la gloriosa decade precedente, il rock era finito sottotraccia, salvo poi riesplodere negli anni Novanta. Quindi di nuovo sottotraccia nei primi Duemila e il resto è storia di questi anni. Va detto che nel nostro Paese non sarà mai veramente ‘mainstream’, così come succede negli Usa, in Canada o in Germania. Le nostre uscite discografiche vanno in classifica per poche settimane.

A proposito di uscite discografiche, l’ultimo album Volevo magia sembra aver ritrovato delle sonorità energiche. quali ascolti vi hanno influenzato?
Per quello che mi riguarda poco o nulla di significativo. Da quando sono diventata madre al massimo ho ascoltato canzoncine per bambini.

Tipo la sigla di Peppa Pig?
Qualcosa del genere, esatto. Anche gli ascolti di Alberto (voce, chitarra, tastiere che completa la formazione con il fratello Luca Ferrari – batteria e percussioni ndr) sono influenzati dal fatto di essere padre: Ed Sheran, Drake.

Nick Drake?
No, no, Drake, il rapper canadese, ma anche Justin Bieber. Poi però quando siamo andati in sala di incisione abbiamo tirato fuori quei suoni lì.

Come è andato il tour europeo?
Bella esperienza vissuta in tour bus, dove abbiamo anche dormito. Abbiamo messo tanti pezzi recenti in scaletta.

Avete dei ricordi che vi legano all’Abruzzo?
Tra i primi live di sempre a Roseto, con i Prozac+. Li guardavamo quasi con timore reverenziale. Un pubblico sempre accogliente. Da queste parti, però, abbiamo fatto uno dei concerti peggiori di sempre, ma non per colpa nostra. Ci chiamarono a suonare la notte della finale degli Europei del 2000, con l’Italia battuta all’ultimo. Nell’attesa del finale di partita bevemmo anche qualche birra di troppo…

di Fabio Iuliano – fonte: il Centro