Falcones: schiavitù di ieri, razzismo di oggi
Maestro riconosciuto della narrativa storica, autore di un successo editoriale mondiale che solo in Italia, a oggi, vanta oltre un milione di copie vendute, Ildefonso Falcones de Sierra è un ospite attesissimo questo pomeriggio dell’Università dell’Aquila. Un incontro, promosso in collaborazione con l’associazione Volta la Carta, in programma alle 18 nella sala conferenze di Palazzo Camponeschi, sede del Rettorato, in cui l’autore sarà a dialogo con Amedeo Feniello, docente di Storia medievale al dipartimento di Scienze umane. Nato nel 1959, Falcones vive a Barcellona con la moglie e i 4 figli.
Si è formato come avvocato, coltivando sin da giovanissimo la passione letteraria. Il suo romanzo d’esordio, “La cattedrale del mare” è stato un successo in tutto il mondo e a oggi vanta oltre un milione di lettori solo in Italia. Vincitore di numerosi premi in patria, in Italia si è aggiudicato il Premio Boccaccio, sezione internazionale. Altri suoi successi sono “La mano di Fatima” (2009), premio Roma nel 2010, che mette in scena lo sterminio dei moriscos per mano dei cristiani nel Sud della Spagna del XVI secolo; “La regina scalza” (2013), ambientato a metà Settecento tra Madrid e Siviglia, tra l’oppressione dei gitani e il fiorire della vita teatrale, oltre al seguito del volume “La cattedrale del mare – Gli eredi della terra” (2016). Da questi due romanzi sono state tratte due fortunate serie tv, oggi disponibili su Netflix. Falcones parlerà anche del suo ultimo romanzo, “Esclava de la libertad”, appena uscito in Italia per Longanesi con il titolo “Schiava della libertà”. Due storie procedono in parallelo, la prima ambientata a Cuba nel 1856 vede per protagonista la 12enne Kaweka che viene “acquistata” dal marchese della famiglia dei Santadoma. La seconda a Madrid nel 2017, con Lita che porta avanti una promettente carriera nella prestigiosa banca Santadoma, di proprietà degli omonimi marchesi. Le sue origini sono umili, ma riesce a farsi strada grazie alle sue capacità e alle sue ambizioni.
Falcones come nasce questo ultimo romanzo?
Il titolo del libro è un ossimoro, è metaforico, ma definisce bene la vita delle due protagoniste. Soprattutto di colei che vive a Cuba, perché diventa schiava del desiderio di libertà. Non più per la sua libertà personale, ma per quella di tutti gli schiavi, per l’abolizione della schiavitù, per la quale si batte tutta la vita.
In questo libro si confronta con uno dei più grandi orrori di sempre, la tratta degli schiavi.
Un fenomeno non così antico, mia nonna ne è stata coetanea. Un dato impressionane se ci si pensa.
Per la prima volta ha deciso di ambientare parte del romanzo nei giorni nostri, indagando sulle ombre del colonialismo che si estendono ancora oggi nella società. Cosa ne viene fuori?
Razzismo, intolleranze, atteggiamenti discriminatori sono conseguenza diretta di questo passato ingombrante di cui per secoli ha fatto le spese la comunità nera. In ogni caso, ogni Paese fa i conti con la propria storia e noi in Spagna facciamo i conti con la nostra, specie dal punto di vista coloniale.
Sarà ospite di una città segnata dalla presenza spagnola, la sua testimonianza potrebbe essere significativa in tal senso, penso al Castello cinquecentesco ad esempio.
La cultura aragonese ha caratterizzato la dominazione dell’Italia del sud e le isole. Una cultura che mi appartiene. Ma io non sono uno storico, amo solo confrontarmi con epoche passate in cui ambiento alcuni miei romanzi. Sarò felice comunque di confrontarmi su qualsiasi domanda i presenti mi propongano.
di Fabio Iuliano – fonte: il Centro / Ansa