My name is Maurizio Cocciolone
23 Agosto 2022 Condividi

My name is Maurizio Cocciolone

L’AQUILA. “My name is Maurizio Cocciolone”. Voce provata, segni di affaticamento. Il volto tumefatto, quello del capitano aquilano, fa breccia in tv. Solo pochi giorni prima, durante un bombardamento di Kuwait City, il suo Tornado era stato abbattuto costringendolo a catapultarsi fuori, insieme all’allora maggiore Gianmarco Bellini. Entrambi furono prigionieri per 47 giorni all’inizio del 1991. Un tempo di grande apprensione. Oggi, a 62 anni da compiere, Cocciolone vive tra l’Italia e Brasile, prevalentemente Maceió. “Da quando mi hanno posto in congedo, nel 2012”, spiega, “Ho deciso di riunirmi con mio fratello Paolo, per aiutarlo nelle sue attività e qui sono rimasto con la mia famiglia”.

COLONNELLO COCCIOLONE… Maurizio va bene ma se ci tiene ai gradi, non mi butti giù: Generale di divisione R.O. (scherzo, sia chiaro).

COME VISSERO QUEI MOMENTI DRAMMATICI NEL ’91 LA SUA FAMIGLIA E I SUOI AMICI? Come può ben immaginare furono momenti terribili, soprattutto per i miei genitori e la mia famiglia. In quelle tragiche situazioni però le grandi famiglie abruzzesi di una volta esprimono tutta la loro forza, e la mia con 42 cugini ed i rispettivi genitori si strinsero con amore smisurato a conforto e protezione di mamma e papà. Chi come portavoce impreparato ma instancabile e dedicato, chi a scudo a protezione amorevole di persone e cose, chi come cuoco e dedicato agli approvvigionamenti quotidiani, chi arrivando finanche ad aiutare nelle faccende di casa.

CHE RISPOSTA EBBE DALLA COMUNITà DOPO LA LIBERAZIONE? La comunità aquilana, gli amici d’infanzia e le autorità locali non furono da meno, inviti, riunioni, arrostate si succedevano a ritmi incessanti, ma seppure timido, depresso e debilitato com’ero non me la sentivo di dire di no e cercavo di dividermi come potevo. Il pallone dei recenti mondiali di “Italia 90”, il narciso d’oro del Comune di Rocca di Mezzo, l’onorificenza concessa dal Comune dell’Aquila, tra gli altri, insieme alle centinaia di lettere, sono i cimeli chiusi nel baule del cuore.

HA UN RICORDO PARTICOLARE? Il mio ricordo più affettuoso va senza dubbio alle “ragazze” della neuropsichiatria infantile dell’Aquila. In quella struttura, l’unica disponibile che si trovava a Collemaggio, mi recavo quotidianamente per ricevere amorevoli e competenti sedute di riabilitazione.

NELL’INTERROGATORIO FAMOSO DISSE CHE “LA GUERRA è UN MODO SBAGLIATO PER RISOLVERE UN PROBLEMA POLITICO”. CHE IDEA SI è FATTO DELLA CRISI UCRAINA? La mia dichiarazione di allora seppur forzata non mi trovava in disaccordo, nel senso che valeva per tutti, in primis per l’aggressore senza giustificazioni, mossa solo da interessi economici e di potenza. La diplomazia è lo strumento da utilizzare nelle varie circostanze, ma purtroppo essa trova un limite nell’aggressività animale che pervade gli esseri umani, quando la difesa armata contro aggressioni ingiustificate torna ad essere il solo strumento disponibile oltre che eticamente giustificabile e necessario.

CHIUDA GLI OCCHI, QUAL è LA PRIMA COSA CHE LE VIENE IN MENTE DELL’AQUILA? Penso alla piazzetta di San Marciano, antistante la succursale della scuola Media Mazzini di allora, alle primavere spensierate con i compagni di scuola, alle ricreazioni trascorse azzuffandosi
a suon di gavettoni attorno alla Fontana, all’antico negozietto di alimentari lì all’angolo dove rigorosamente si acquistava il ghiacciolo al limone, prima di recarsi alla vicina fermata della “corriera” della Freccia d’Abruzzo che ci avrebbe riportato a casa. Come dimenticare poi i panini di
“Peppinella” o gli arrosticini?

QUALI ERANO I SUOI GIOCHI PREFERITI? Le serate a scartocciare le pannocchie, giocherellando con gli amichetti tra le foglie secche ed i sacchi di juta, mentre aspettavamo impazienti la “panzanellata”. Penso anche ai fine settimana di primavera passati insieme a “snepotare” o “attaccare” le vigne dei possidenti del vicinato, più un gioco che un lavoro.

E POI CRESCENDO… Mi vengono in mente interminabili partite di calcio nell’unico pezzo di terra non coltivato della mezza costa di Pettino, sotto il Castelvecchio. Le sagre paesane e l’indimenticabile nottata di San Giovanni, quando un groviglio inestricabile di fuochi, in concorrenza tra loro, illuminava le pendici dei colli un po’ dappertutto, lungo l’intera vallata dell’Aterno, mentre nascosti ci rotolavamo tra i rovi per rubarci i primi baci innocenti.

HA DEI LUOGHI NEL CUORE? Sarebbe un elenco interminabile. Come dimenticare le discoteche pomeridiane, il Koala, le 99 Cannelle, i portici, ju Boss, la Villa, “ju bar di Nurzia a capu piazza”, San Marciano.

COME HA VISSUTO IL TERREMOTO? Ero a Roma quella notte. Nelle ore successive, chiamai immediatamente i miei genitori quindi, tranquillizzato, il mio comando di appartenenza e subito mi avviai verso l’Aquila per rendermi conto di persona. In centro, fu un vero e proprio pellegrinaggio tra devastazione e macerie, non dissimile dal viaggio di ritorno da Bagdad per Amman. Non riuscii a trattenere le lacrime.

QUESTA SETTIMANA LA PERDONANZA ENTRA NEL VIVO Rappresenta uno dei più rappresentativi eventi di quel retaggio di grandezza, di una provincia che ha oramai dimenticato il suo importante passato, per vivacchiare in un limbo economico sociale. La ricchezza delle nostre tradizioni e della nostra cultura non deve più essere l’alibi per restare fermi ad aspettare la manna dal cielo, la nostra città deve deve guardare lontano, deve investire sui giovani, sulle fondamenta di un territorio unico e di un popolo forgiato dal lavoro, dal sacrificio. L’Aquila può farcela, deve solo abbandonare quell’atteggiamento provinciale di regina del passato per diventare “principessa del futuro”.

HA DEI PIATTI ABRUZZESI PREFERITI? Ne avevo nostalgia quando lavoravo al Nord, figuriamoci ora in Brasile. I salumi ed i formaggi di casa mi illuminano le serate, ma la polenta all’Aquilana non me la faccio mancare grazie ai sacchetti del mulino di Cansatessa.

HA LASCIATO AMICI DEL CUORE? Marina, Carla, Stefano, Sonia, Mauro, Maurizio, Roberto, Carlo, Egle, molti cantucci di nostalgia traboccano qua e là e riempiono le calde e lunghe notti insonni di mezz’età ai tropici.

VEDERE FILM COME TOP GUN LE PIACE O LE Dà LA NAUSEA? Gioiose americanate, utili però a rafforzare l’immagine delle Forze Armate nei più bui momenti della guerra fredda.

CHE RAPPORTO HANNO I SUOI FIGLI CON L’AQUILA Andrea Silvia, Alessandro, Asia sono molto legati alla città e a mia madre, principalmente Andrea Silvia che ha vissuto qui parte della sua vita universitaria. Asia, la brasiliana di 7 anni, adora l’Italia e il capoluogo, di cui ormai conosce a menadito ogni singola gelateria. Anche la mia compagna Willy Rose, ad ogni viaggio non manca di ribadire quanto sarebbe felice di passare qui qualche anno, almeno fino ai primi freddi.

di Fabio Iuliano – Fonte: il Centro