Dopo il buio arriva un “Nuovo Paradiso”
«Senza croce non c’è luce. Senza prova non c’è gloria», ripete Salvatore “Totò” Cascio l’indimenticabile bambino (ora uomo) del capolavoro di Giuseppe Tornatore Nuovo Cinema Paradiso, film premiato con L’Oscar. Incontri in cui l’attore siciliano giustappone la “gloria” vissuta sotto i riflettori del cinema, ma anche la “prova”, l’isolamento, l’abbandono conseguenza del fatto di dover affrontare una malattia delicata come la retinite pigmentosa. Un percorso difficile in cui ha trovato, dopo diversi anni, il coraggio per reagire, la consapevolezza per capire, la spinta per rinascere. Sullo sfondo il suo libro, realizzato insieme a Giorgio De Martino La gloria e la prova, il mio Nuovo Cinema Paradiso 2.0. Scrittura salvifica, che racconta di un dolore da cui risorgere, una paura da vincere.
Dopo quel capolavoro di Tornatore, che Totò chiama “Peppuccio”, Totò Cascio sembrava destinato a una brillante carriera di attore. Ed è un po’ quello che è successo nell’immediato, con contratti importanti tra cinema e tv. Nel mentre, la scuola da portare avanti e questa diagnosi con cui fare i conti: una patologia che colpisce gli occhi e che procura la perdita progressiva della vista. Di qui la scelta di rinunciare alle proposte di lavoro e il rifiuto iniziale della situazione.
«Rifiutando il cinema si chiude in casa», racconta lo scrittore Stefano Carnicelli che giovedì alle 18.30, dialogherà con Totò Cascio all’Aquila nella Galleria 99, in un incontro di presentazione del libro organizzato dall’associazione “Il Cielo Capovolto” con la Libreria Maccarrone. «Sono gli anni bui in cui tocca il fondo ed è qui, proprio dal fondo, dal punto più infimo della sua esistenza, che ritrova la forza di rialzarsi. Grazie alle sedute con una psicoterapeuta scopre Bologna dove vivrà un’esperienza unica all’Istituto Cavazza. La città gli entra nel cuore e gli apre la mente».
Lo stesso attore siciliano racconta quel periodo così delicato della sua vita, fino alla consapevolezza che ha segnato il punto di svolta: «Ho accettato di poter piangere, ma allo stesso tempo in quel momento difficile mi sono detto che le uniche lacrime che avrei chiesto ai miei genitori sarebbero state lacrime di gioia». Di qui il percorso di redenzione in cui Totò ha ritrovato una nuova vita, grazie anche alla forza della fede che non lo ha mai abbandonato. In qualche modo si è scoperto dapprima come bambino invecchiato per poi diventare un giovane uomo.
Oggi non si vergogna più del suo dolore. Ne parla, esce allo scoperto, vive la dimensione della rivincita. Scopre la “gratitudine” verso chi gli è stato vicino, verso chi è stato d’esempio. Nel libro cita molti personaggi che hanno dimostrato, in più occasioni, una grande presenza umana ed emotiva. Sono Marcello Mastroianni, Ennio Morricone, Philippe Noiret, Adriano Celentano, Michela Prodan, Leonardo Pieraccioni. Toccante è il ricordo di Fabrizio Frizzi, con cui ha inciso una canzone. Il volume è ricco di sentimenti ed emozioni. La prefazione è dello stesso Tornatore, la postfazione di Andrea Bocelli.
Nella narrazione troviamo il cinema italiano, quello bello e autentico, i personaggi, gli attori. Totò Cascio racconta in presa diretta, in modo semplice, vero e senza filtri, il suo modo di “virare le luci al grigio”, come in un passaggio del capolavoro di Tornatore in cui Alfredo, il personaggio interpretato da Philippe Noiret, dice: «Ora che ho perso la vista ci vedo di più». All’incontro di giovedì, che segue una serie di appuntamenti in Abruzzo nei giorni scorsi come a Montesilvano con RadioTerapia e Vasto, nei giardini di Palazzo D’Avalos, parteciperanno l’attrice siciliana Marilena Piu e il chitarrista Stefano Millimaggi.
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di Fabio Iuliano – fonte: il Centro