Fulminacci, energia creativa al Pinewood
9 Settembre 2021 Condividi

Fulminacci, energia creativa al Pinewood

Entra nel vivo, il Pinewood festival, appuntamento per eccellenza per la musica indie in programma al parco ex Reiss Romoli dell’Aquila fino a domenica. In scena artisti come Frah Quintale, Aiello, Tutti Fenomeni, Bnkr44, Vipra e Gazzelle, tra gli altri. Oggi è la volta di Esseho, bravo a raccontare in musica l’intimità della sua vita, così come di Ariete, al suo primo tour.

Con una chitarra e molto da raccontare, la giovanissima si sta facendo strada con il suo Bedroom Pop. Ben riuscito il singolo L’ultima notte. Sul secondo palco si esibiranno Lozzy e Sirente. Oggi, però, è soprattutto il giorno di Fulminacci – Filippo Uttinacci il nome di battesimo – uno degli artisti emergenti del momento. Fulminacci è punto di rottura, spiazzante per la sua versatilità e per la sua brillantezza. Ventiquattro anni da compiere a giorni, scrive, arrangia e canta tutte le sue canzoni.

Si è fatto conoscere dal pubblico con La vita veramente, un album pieno zeppo di tangenziali, tradimenti, sigarette, ascensori, semafori, che diventano il pretesto per dischiudere aneddoti su amori, preoccupazioni, sogni. Un esordio genuino quanto autorevole, dalla sorprendente sincerità. Poi l’approdo a Sanremo con Santa Marinella che ha fatto da apripista all’album Tante care cose. Da inizio estate Fulminacci è in tour con concerti che vanno da Bolzano a Stromboli. Tutto questo, in attesa del Fulminacci club tour 2022. Sul palco, suona come un veterano ma ha lo spirito del ragazzino in gita con tanto di “daje” e atteggiamenti colloquiali di chi si sta divertendo un mondo. Una proposta artistica che si propone come uno spartiacque tra passato e presente. Testi mai banali in cui ci si può riconoscere se si ha vent’anni e se se ne hanno trenta, quaranta o cinquanta. Lui stesso è stato definito da un giornalista di RollingStone un “giovane-vecchio” in una descrizione da intendersi come un complimento.
«Difficile avere la percezione di quello che la propria arte riesca a suscitare negli altri», valuta il cantautore, «ovvio che una definizione come quella di giovane-vecchio non può che farmi piacere, non credo che si possa scrivere questa cosa con malizia, anche perché chi avrebbe interesse a criticarmi in questo modo?

Filippo, le sue canzoni non sono mai banali. Presentano comunque uno spaccato quotidiano in cui ci si identifica facilmente.
Negli ultimi due anni ho incontrato tante persone e incamerato molte emozioni. Percezioni, sentimenti e istanti che ho provato a raccogliere e mettere in musica. Da qui sono nati gli spunti per l’ultimo album che sto portando in giro.

Come è andata quest’estate dal punto di vista dei concerti dal vivo?
Mi piace suonare live e mi diverto molto con la mia band. Credo che lo si noti. Ho riscontrato pareri positivi, pur nella consapevolezza che si può sempre fare di meglio. All’inizio abbiamo dovuto fare rodaggio, del resto a causa delle restrizioni post-Covid siamo rimasti fermi per mesi. Lo scorso anno, invece, non sono andato in tour, vuoi per le difficoltà legate alla pandemia, vuoi perché ero al lavoro per finire l’album.

Dividerà il palco con Ariete ed Esseho, che idea si è fatto di loro?
Li ho incrociati poco, prevalentemente online, ma so di parlare di due artisti che meritano, i cui brani possono fare la differenza.

Partecipando a un festival del genere si entra in contatto con tante realtà musicali. È possibile influenzarsi a vicenda?
Credo che i festival come il Pinewood siano una vetrina per conoscere realmente tutto quello che un artista può offrire. C’è chi dal vivo è meglio o peggio, rispetto a quello che fa conoscere di sé attraverso i social, o attraverso i brani in studio.

C’è qualche ricordo in particolare che la lega all’Abruzzo?
Le sciate a Roccaraso, il campo scuola a Pescasseroli, oppure le cene incredibili da Paolino a Pescocostanzo.

di Fabio Iuliano – fonte: il Centro