Il mondo dello spettacolo: noi vogliamo lavorare
20 Aprile 2021 Condividi

Il mondo dello spettacolo: noi vogliamo lavorare

Le mani sui bauli e le voci a scandire i giorni senza lavorare: 419 per la precisione. Un numero enorme per un settore, quello dello spettacolo, che in oltre un anno non ha praticamente mai assistito a una parvenza di ripartenza con conseguenze pesantissime su tutti coloro che, prima della pandemia, facevano funzionare una macchina imponente. Ecco il senso dei bauli in piazza, oltre un migliaio, davanti all’obelisco di piazza del Popolo, a Roma, a simulare un flash mob a cui hanno preso parte anche tanti addetti ai lavori abruzzesi. Tra questi Carlo Volpe, titolare del Fox Sound Service di Poggio Picenze, che vede Valter Alfonsetti come fondatore. Volpe è presidente dell’associazione Ars Abruzzo, sodalizio regionale dei “service” costituito lo scorso anno allo scopo di trovare soluzioni comuni alle problematiche attuali di questo comparto economico emerse dalla crisi post-coronavirus.

Sono più di mille, in Abruzzo, le famiglie colpite direttamente dalla crisi del settore dei service per lo spettacolo (rappresentazioni e concerti). Per tutte le aziende che forniscono servizi tecnici, audio, video e luci al mondo del teatro, dello spettacolo dal vivo, della convegnistica e degli eventi live – circa 12mila imprese in Italia con 500mila addetti – lo stop agli eventi, attuato inizialmente con l’auspicio di contribuire a frenare la diffusione del virus, si è tradotto nella perdita di almeno il 60% del fatturato annuale in Abruzzo.

LE VOCI. «La situazione è particolarmente delicata», valuta Volpe, appoggiato a una transenna della piazza in attesa di riprendere posto davanti al suo baule assegnato, da un’organizzazione assolutamente all’altezza dell’evento, in grado peraltro di prevenire qualsiasi incidente, affollamento o disordine. «Abbiamo bisogno di lavorare, ma soprattutto abbiamo bisogno di farlo in sicurezza e senza ulteriori interruzioni». Il riferimento indiretto è alla possibilità ventilata del ministro Dario Franceschini che dal 26 aprile spettacoli, cinema e teatri possano tornare a lavorare, almeno in zona gialla. «Quello che rappresenta senza dubbio un passo in avanti», sottolinea il presidente di Ars Abruzzo, «s’inserisce in un quadro molto difficile. Non riusciremo, purtroppo, a fare più di tanto quest’estate. In ogni caso, è giusto dare un segnale di apertura, anche pensando a tante persone che quest’anno hanno vissuto una situazione drammatica». Ars nasce nel più ampio quadro di riferimento della Fedas, la Federazione aziende spettacolo Italia, associazione costituita per tutelare gli interessi sociali ed economici dei datori di lavoro del comparto spettacolo su tutto il territorio nazionale.

Di entrambi i sodalizi fanno parte i lancianesi Sebi Marcianò Gennaro Zinni, anche loro parte attiva al flash mob, mentre le performer Valentina Di Deo e Claudia Mancini – entrambe della Compagnia dell’Alba di Ortona – hanno deciso di restare defilate. Qualcuno ha approfittato della mattinata primaverile per fare un salto a Villa Borghese, dove è in corso l’occupazione del Globe Theatre. «Dopo più di un anno dal blocco degli spettacoli dal vivo», spiegano gli occupanti, «chiediamo una riforma strutturale del settore», scrivono su Fb. «Non vogliamo una riapertura senza sicurezza, che ci faccia ripiombare in un mondo del lavoro ancora più incerto e privo di garanzie». Tra i bauli c’è anche Damiano Galli, di Tocco da Casauria, sempre nel circuito dei service. Esibisce il cartello “In televisione si parla solo dei ristoranti, noi siamo figli di nessuno”. Appare molto disincantato. «Tanti eventi sono rimandati direttamente al 2022», spiega. «Non mi aspetto più di tanto dall’estate prossima, dal momento che al momento sto lavorando col mio service solo alla logistica dei vaccini». La protesta, animata soprattutto da chi lavora dietro le quinte, ha visto la solidarietà di tanti artisti, da Paola Turci ad Andrea Delogu passando per Fiorella MannoiaMax GazzéDaniele SilvestriRenato Zero e i Negrita.

di Fabio Iuliano – fonte: il Centro