Il teatro a domicilio che dà nuovi confini all’essenziale
Se a teatro non si può più andare, allora il teatro diventa una ‘consegna’ a domicilio e i vestiti di scena, questa volta, sono le divise tipiche dei rider. A vestire i panni di un fattorino è Nicola Borghesi, attore della compagnia teatrale Kepler-452 che si muove per le strade di Bologna, suonando ai campanelli dei destinatari-spettatori che avranno ordinato lo spettacolo a domicilio.
Come racconta l’agenzia Dire, per ricevere lo spettacolo “Consegne”, a domicilio, si dovrà fare una prenotazione telefonica con qualche giorno d’anticipo e attendere l’orario scelto, dalle 19 alle 22 (non oltre il coprifuoco insomma). Giunta l’ora, Borghesi invia un link di Zoom allo spettatore che si connetterà alla piattaforma per le videochiamate e inizierà ad interagire con l’attore. “Abbiamo preparato una serie di dialoghi e costruito alcuni ‘ciapini’ (‘cose’ in bolognese, ndr) che mostreremo mentre pedalo lungo le vie della città, raggiungendo la casa del destinatario”, spiega Borghesi alla Dire.
Una volta terminato il viaggio, l’attore suona al campanello e, proprio come farebbe un rider con la pizza, consegna un pacco-sorpresa allo spettatore. Sul contenuto della consegna, Borghesi rimane misterioso: per costruire lo spettacolo, lui e gli altri di Kepler-452, hanno riflettuto molto su “cosa vorrebbero ricevere a casa propria le persone in questo momento? Ci interroghiamo tanto su cosa è essenziale, ma cosa è essenziale? Come può sopravvivere, in qualche forma, il teatro in questo contesto, in questo momento?”.
E questa, per il momento, è la forma “più sicura” che è venuta in mente agli attori di Kepler-452.
Insomma, in un momento in cui i luoghi della cultura restano chiusi per Dpcm, gente come Borghesi trova strade alternative al palcoscenico, perché “fare teatro è stare in relazione con il pubblico”. Una scelta va anche oltre il pur condivisibile sfogo di Massimo Cacciari, il quale giudica “inconcepibile per una città europea rinunciare al teatro o non avvertirne il bisogno”.
Limitando gli spostamenti delle persone – ma non delle merci – pandemia ha amplificato l’influenza del capitalismo. L’esempio del rider non è casuale. “Vestito da rider”, sottolinea Borghesi, “non mi hanno mai fermato per controlli”. Compito dell’arte, però, è quello di ridefinire i confini dell’essenziale, erosi da una parte ma allargati dall’altra.