r(E)sistere: ventiquattresima puntata
12 Maggio 2020 Condividi

r(E)sistere: ventiquattresima puntata

Nudo,
col temporale ovunque,
non importa quanto sia forte la pioggia,
ma la pelle.

I versi di uno come Ugo Capezzali, definito dal giornale per cui scrivo come l’ingegnere-poeta, ti aiutano a riempire questo tempo sospeso, a trovare dei significati e delle dimensioni inedite, a ridefinire un presente e a immaginare un futuro.

Non è forse anche questo un modo di r(E)sistere?

Ugo è nato a L’Aquila nel 1973.

Laureato in ingegneria ambientale nel 2001, attualmente è responsabile Ambiente e Qualità alla Accord Phoenix dell’Aquila.

Ha pubblicato le raccolte poetiche Basterebbe il cielo (Zona Editrice, 2013), Fiori d’artificio (Ibiskos Editrice Risolo, 2009) e Nient’altro che vento (IAED, 2003), ottenendo oltre trenta riconoscimenti nazionali tra cui il primo premio nei concorsi letterari: Laudomia Bonanni (2005), Zirè d’oro (2019), Cavallari di Pizzoli (2018), Città di S. Arcangelo (2013), Hombres (2004), Peltuinum (2005), Il sabato del villaggio (2006 e 2010), Gennaro Sparagna (2007).

Nel 1991 comincia la sua attività teatrale recitando, negli anni, con numerose compagnie teatrali tra cui “Il draghetto”, “La bottega dei guitti”, “Teatro Stabile d’Abruzzo”, ecc. mettendo in scena, in veste di attore e regista, oltre mille repliche sul territorio nazionale.

Dal 2004 entra a far parte della compagnia di teatro “Il piccolo resto” con la quale recita in pièces tratte da Molière, Goldoni, Pinter, Ionesco, Lee Masters, ecc.

Dal 2009, in seguito al sisma che ha colpito la sua città e distrutto, tra le altre cose, la sede della compagnia, interrompe la sua attività teatrale per dedicarsi sempre più frequentemente a quella di presentatore, conduttore e soprattutto voce recitante, che lo vede costantemente ospite in numerosi reading letterari, presentazioni e prestigiosi eventi culturali.

Nel 2018 torna sul palcoscenico mettendo in scena, in veste di attore e regista, L’uomo di paglia, un originale monologo incentrato sulla vita di Celestino V, con testi di Roberto Capezzali e musiche di Piercesare Stagni, che ha ricevuto notevoli ed entusiastiche attestazioni di gradimento da parte di critica e pubblico, tanto da richiederne repliche in vari ambiti nazionali.

Ospite di programmi televisivi e radiofonici, ha presentato le sue raccolte poetiche in numerose location sul territorio nazionale.

Nel 2011 sulla raccolta Fiori d’artificio è stato incentrato il percorso formativo didattico Noi, la poesia e l’universo: l’autore ha partecipato ad incontri/dibattiti con alunni di alcuni licei e altre scuole superiori e medie (in istituti nelle Province di L’Aquila, Roma, Teramo, Bolzano, Agrigento, Catania, Ragusa) basati sull’analisi della poetica dei suoi testi.

Nel 2009 ha ideato titolo e booklet di Dal profondo, un cd il cui ricavato è stato utilizzato per realizzare lo scavo di un pozzo in Kenia, nel distretto di Makueni (www.dalprofondo.it).

Dal 2014 recita in alcuni lungometraggi e film tv e collabora e con alcuni gruppi musicali per la realizzazione di testi.

Sue poesie sono presenti in numerose compilation musicali.

Nel 2012 è stato ideatore e autore della rubrica La vera storia del rock sulla web fanzine Undergroundzine.

Dal 2011 al 2012 è stato ideatore e conduttore della trasmissione televisiva AQultura per TV1.

Dal 2019 è ideatore e conduttore del programma radiofonico di approfondimento culturale Radio L’Aquila Ugo sulle frequenze di RL1.

Dal 2010 è cantante ed autore del gruppo musicale Niutàun, con il quale pubblica un cd di pezzi inediti e partecipa a decine di concerti live in varie regioni Italiane, dividendo spesso il palco con esponenti musicali di livello internazionale.

Da qualche anno a questa parte, i suoi versi – che entrano nelle ferite del sisma – ci insegnano a restare a guardare il cielo, tenendo i piedi i piedi agganciati a terra.

Questa è Sfacciato e stupendo, questo è un altro modo di r(E)sistere.

Al mattino si trucca
le dita celesti
intinte nei sogni
E si lascerebbe
capire
I suoi cambi di umore
sfumature
perfette
che lasciamo passare
I suoi segni di pace
sono sette e infiniti.
Poi
quando ormeggia la sera
dalla notte dei tempi
sfacciato e stupendo
indossa l’abito scuro
sopra gli occhi di tutti
E i gioielli
Se anzi che cercare riparo
nelle ombre
dei piccoli passi
l’uomo alzasse lo sguardo
basterebbe il cielo
A colorare la terra.

Vive tenacemente a L’Aquila.