Neil Zaza, energia e tecnica sulla sei corde in tour
8 Febbraio 2020 Condividi

Neil Zaza, energia e tecnica sulla sei corde in tour

Metti insieme l’energia dell’hard rock e dell’heavy metal, il groove e le sequenze ritmiche sostenute, così come la forza emotiva di una ballata melodica e l’ispirazione ai grandi compositori classici (Bach e Mozart su tutti). Agita le sei corde con straordinaria pulizia tecnica in un mix accattivante: l’essenza del sound di Neil Zaza parte da qui. Originario dell’Ohio, classe 1964, il chitarrista torna in Italia nell’ambito di un articolato tour europeo che sarà subito seguito da una lunga serie di date negli Stati Uniti. Ad accompagnarlo e ormai da tempo in pianta stabile nel terzetto che compone la sua formazione, ci saranno due talentuosi strumentisti marsicani, Enrico Cianciusi alla batteria e Walter Cerasani al basso. Chilometri da percorrere attraverso Austria, Germania e Europa dell’Est (Repubblica Ceca e Slovacchia in particolare), ma anche diverse date sul suolo italiano. Tra queste, una a Scurcola Marsicana, stasera, realizzata in collaborazione con l’associazione culturale Mind Over All.

Oggi, dunque, riff e accordi di Zaza riempiranno i locali dell’ex DiDi Club di Scurcola (in via delle Ginestre). Maestro della sei corde riconosciuto da tempo a livello internazionale, il musicista dell’Ohio, oltre a vantare un elenco di prestigiose collaborazioni con mostri sacri dell’hard rock e dell’heavy metal (tra le altre, ricordiamo quelle con Michael Anthony dei Van Halen e quella con Jordan Rudess dei Dream Theater), ha intrapreso lunghi e articolati tour mondiali suonando le sue articulate composizioni, nella quale svolgono un ruolo fondamentale la grande pulizia tecnica e l’ispirazione ai grandi compositori classici (Bach e Mozart su tutti). Un ritorno a casa in grande stile per Cianciusi e Cerasani.

Zaza, che tipo di spettacolo dobbiamo attenderci?
Ci sono delle novità rispetto agli ultimi anni. Abbiamo inserito in scaletta dei pezzi incisi in studio per One Dark Night, l’opera rock che racconta un viaggio nel macabro. Si tratta di un omaggio a tanti autori classici di cui abbiamo rivisitato alcuni brani, come Mozart ad esempio (Dies Irae e Lacrimosa), Chopin (marcia funebre opera 35), Bach (fuga in sol minore, BWV 578), ma anche Albinoni con l’adagio in sol Minore, Beethoven e Prokofiev. Ovviamente, le parti di orchestra vengono riprodotte. Abbiamo anche elaborato una set list assortita che pesca un po’ da tanti passaggi della mia carriera, specie dagli album più ‘canonici’. Ho la fortuna di suonare con Enrico da dieci anni e Walter da 13, questo mi permette di poter attingere con facilità da numerosi brani. Sorprendente come sia facile trovare con loro la giusta sinergia.

Quanto spazio lascia all’improvvisazione un concerto come il suo?
“Non molto in realtà. Nonostante si tratti di brani strumentali, la struttura delle canzoni segue lo schema strofa – ritornello e via dicendo. Ovvio che ci sono alcune parti di assolo che suono sempre allo stesso modo. Tuttavia, la parte ritmica segue delle parti ben precise a cui i miei compagni di viaggio sono sempre fedeli. Di tanto in tanto mi diverto a provocarli chiedendogli se hanno voglia di fare un assolo di basso o di batteria. Ma lo chiedo solo per guardare le loro facce.

Porta in tour una scaletta fissa o cambia qualcosa da concerto a concerto?
La setlist è piuttosto definita, anche se ci piace leggere il pubblico che abbiamo davanti.

di Fabio Iuliano – fonte: il Centro