Sanremo 2024, la versione di Melozzi
12 Febbraio 2024 Condividi

Sanremo 2024, la versione di Melozzi

In auto, sulla strada verso casa, in testa e sulla pelle le emozioni di un’edizione intensa e complicata dal piano tecnico e psicologico. Il musicista e compositore teramano, Enrico Melozzi, ha diretto l’orchestra al Festival di Sanremo curando gli arrangiamenti di quattro artisti: Mr. Rain, in gara con Due altalene, Ghali con Casa mia, Gazzelle con Tutto qui e i Bnkr44 con Governo Punk.

Il maestro frequenta l’Ariston da qualche anno, tra gli artisti che ha guidato, emergono personalità di notevole importanza nel panorama musicale italiano e, talvolta, anche internazionale, come ad esempio i Maneskin, gruppo romano che ha trionfato nel 2021 con il brano Zitti e buoni, per il quale Melozzi ha creato un particolare arrangiamento in grado di valorizzare l’incalzare dell’elettrica sul ponte con un intermezzo di archi.

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Stavolta, la classifica ha premiato l’audacia e l’originalità di Ghali, rapper italo-tunisino giunto quarto in classifica generale, seppure criticato per il testo della sua canzone (un passaggio del brano recita: “Ma, come fate a dire che qui è tutto normale / Per tracciare un confine / Con linee immaginarie bombardate un ospedale / Per un pezzo di terra o per un pezzo di pane / Non c’è mai pace). Un riferimento alla guerra in Medio Oriente, esplicitato peraltro nella serata finale con l’escamotage “dell’alieno”, quello strambo personaggio simile a un ippopotamo con cui si è fatto vedere in giro in questi giorni. Ghali ha dunque chiesto al suo “compagno” se volesse dire qualcosa. Dopo averlo “ascoltato”, ha “riferito” queste parole: “Stop al genocidio”. Gazzelle è arrivato undicesimo, Mr Rain diciassettesimo, solo terzultimi i Bnkr44.

Melozzi, come è stata la sua settimana?
È stata un’esperienza emozionante e stimolante. Ogni artista ha portato la sua energia e personalità, e ho cercato di valorizzare al massimo le loro performance.

Una prova di nervi per tutti, a partire da Ghali che ha dovuto fare i conti con critiche da più fronti. Sono arrivati a contestargli anche la scelta di omaggiare Cutugno, come se una persona con le sue origini non avesse titolo per cantare “Italiano vero”. Come ha vissuto tutto questo il giovane musicista?
Ghali è un ragazzo in gamba. Le sue canzoni portano avanti, seppur con apparente leggerezza, dei temi scomodi nella comunicazione. Fino a qualche anno fa era relativamente normale fare e canzoni contro la guerra, oggigiorno non è così scontato.

Artisti come Bnkr44, Gazzelle e Mr Rain non hanno rinunciato alla loro impronta stilistica. in particolare quest’ultimo, che lo scorso anno era arrivato terzo, ha presentato una canzone dal contenuto molto significativo, ma con una struttura metrica simile a Supereroi, anche con un mix di linguaggi che abbracciano rap e musica leggera. Trova che questo suo ripetersi lo abbia un po’ penalizzato?
Non credo. Igor Stravinskij ha reso celebre la battuta sarcastica di Luigi Dallapiccola a proposito di Vivaldi: “Non ha scritto 400 concerti, ma 400 volte lo stesso concerto”. Questo a significare che ogni artista ha il proprio modo di esprimersi. Semmai, a fare la differenza può essere l’ordine di uscita della prima serata, quando la critica e il pubblico maturano la prima impressione. Questo ordine non è frutto di un sorteggio ma di scelte ben precise: la direzione artistica punta a compilare una scaletta assortita e funzionale allo share. Se si guarda la scaletta della prima sera e la classifica finale le attinenze sono più di una. In questo, Mr Rain è uscito per 21esimo, posizione in parte compensata nelle serate successive, ma se in prima serata canti quando si tira tardi perdi subito terreno.

Quindi non si esce a sorteggio?
Praticamente mai, da tempo. Lo fanno in Albania dove può capitare che artisti blasonati come Elsa Lila si esibiscano a inizio serata lasciando lo share colare a picco subito dopo. Va bene così, comunque, i miei ragazzi sanno che Sanremo è prima di tutto una trasmissione televisiva, una passerella importante per le loro carriere.

Lei ha sempre sostenuto che l’Abruzzo non è solo arrosticini e si è fatto immortalare con la bacchetta fra i denti…
L’ho fatto proprio per questo. Un modo per celebrare la mia terra non solo per la sua cucina, ma per la poesia di emozioni che suscita. L’Abruzzo è una partitura da eseguire con passione e rispetto, dove ogni nota racconta una storia di tradizione e bellezza.

Una storia che racconta anche attraverso la Notte dei Serpenti
Stiamo già lavorando per la nuova edizione che, probabilmente, l’estate prossima raddoppierà: allestiremo un palco sulla costa per raccontare storie di pescatori e uno in montagna per celebrare i racconti di pastori.

Progetti attuali?
Devo assolutamente finire di sistemare casa. Sto addirittura realizzando un mio studio di registrazione. La priorità è questa, d’altronde, come canta Ghali, “La strada non porta a casa, se la tua casa non sai qual è”.

di Fabio Iuliano – pubblicato anche da: il Centro