Jazz all’Aquila, Franceschini: un’idea straordinaria
4 Settembre 2017 Condividi

Jazz all’Aquila, Franceschini: un’idea straordinaria

«Il rischio è che con il tempo i riflettori sui territori colpiti da calamità naturali si spengano: iniziative come questa contribuiscono a mantenerli accesi». Così il ministro per i Beni e le Attività Culturali Dario Franceschini intervenendo all’Aquila alla cerimonia di apertura della rassegna ‘Il jazz italiano per le terre del sismà che si conclude oggi nel capoluogo abruzzese, segnato dal terremoto del 6 aprile 2009, dopo aver toccato altri luoghi del sisma del centro Italia. «Il jazz italiano per L’Aquila è stata una grande prova per la cultura, per la musica e per la città dell’Aquila – dice Franceschini – quando i riflettori sono accesi, tutti sono attenti, sensibili e motivati».

La cerimonia si è svolta nel simbolico scenario della Fontana delle 99 Cannelle, alla presenza tra gli altri del sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, e del direttore artistico della manifestazione Paolo Fresu. Concerto di apertura ‘Peppe Servillo & Solis String Quartet’. Seguiranno concerti per tutta la giornata. «L’iniziativa – prosegue Franceschini – è un’idea nata con Paolo Fresu, direttore artistico del Festival: abbiamo chiesto al jazz italiano di riempire di vita le piazze e le strade dell’Aquila: i musicisti hanno risposto in maniera incredibile, dai grandi maestri ai giovani talenti; in centinaia, migliaia, tutti hanno suonato gratuitamente».

«Questo serve a ricordare per L’Aquila, ma anche per i comuni colpiti dal terremoto l’anno scorso nell’Italia centrale – sottolinea il ministro – che la ricostruzione delle città passa attraverso la ricostruzione delle case, dei palazzi, delle strade, ma anche attraverso il riportare la vita in quegli stessi luoghi. Vedere le piazze aquilane piene di gente in festa, di gente che suona e che ama la musica e la cultura è una cosa che fa bene a tutti. Era partita come una manifestazione straordinaria, siamo arrivati alla terza, quando le cose vanno bene è difficile fermarle», conclude alludendo al futuro del Festival e di una possibile edizione 2018.