L’Aquila nelle newtown 10 anni dopo / 4
6 Gennaio 2020 Condividi

L’Aquila nelle newtown 10 anni dopo / 4

Fa uno strano effetto attraversare in macchina i vicoli del Progetto Case di Sant’Elia con una playlist di Nick Drake a volume accettabile. Le vibrazioni delle casse dell’autoradio accompagnano i riff in acustico, mentre le ruote continuano a girare tra i quartieri a caccia di qualche storia da raccontare. Il primo, dei due insediamenti, è composto da sette palazzine per un totale di 170 appartamenti. All’inizio ospitava tra 500 e 600 persone, oggi il numero è ben inferiore.

GLI ALLOGGI SI SVUOTANO. Anche il complesso di Sant’Elia 2 ha visto la popolazione residente ridursi sensibilmente dai 336 che vi abitavano all’inizio, nei 96 appartamenti distribuiti tra le quattro piastre. Ovvio che non si tratta di un fattore da considerarsi negativo, in termini assoluti, perché è collegato all’avanzare della ricostruzione. Fa specie, però, attraversare strade semivuote, in un avamposto così ben integrato nel tessuto metropolitano già esistente. Sul piazzale di via Natalino Mariani è parcheggiata una 500 simile a quella che il compianto tecnico-talent scout di rugby aveva ribattezzato “Aquilante”: era solito riempirla di palloni ovali da far girare per piazzette e punti di ritrovo, in modo da diffondere il gioco quanto più possibile. A due passi c’è un’area giochi per bambini, ancora perfettamente funzionante, con tutte le attrezzature al proprio posto, fatta eccezione per un cestino portarifiuti in legno, divelto e lasciato lì. Ma di bambini in giro se ne vedono pochi.

TRA I RESIDENTI. Erdis Hoxhaj, 72enne albanese, gira tra le panchine senza soluzione di continuità. Poco più avanti, una signora di origini sudamericana dà da mangiare ai gatti della palazzina. Più o meno in quel momento, spunta fuori Roberta De Silvestri, con le buste per la spesa.

Un bel carico a prova delle mega-abbuffate di questi giorni. «La posizione di queste palazzine è ottima», spiega, «ma non vedo l’ora di tornare alla mia vecchia palazzina di Colle Capo Croce. Questi appartamenti sono piccoli per chi ha figli oggi maggiorenni: io ho un ragazzo e una ragazza costretti a condividere un letto matrimoniale in una stanza di pochi metri quadri. Altro problema», aggiunge, «è quello relativo all’impianto di riscaldamento non sempre funzionante e al sistema idraulico, molto spesso oggetto di guasto».

Certo, c’è chi non se la passa malissimo, come Daniel Manieri, fumettista 21enne cresciuto all’ombra delle palazzine di questo quartiere che ogni giorno porta a spasso la sua Birba sulla strada che conduce al PalaAngeli. «Questa zona è ben servita dai mezzi di trasporto urbani», commenta, «e si trova in una posizione ottimale. Certo, negli anni il numero dei residenti si è molto ridotto.

Però io mi trovo piuttosto bene a vivere da queste parti». La cagnolina si ferma a fare pipì proprio lì dove c’è l’ingresso dell’area che dovrebbe essere utilizzata come punto di raccolta in caso di evento sismico, secondo le indicazioni del piano di protezione civile. Un punto sempre più difficile da raggiungere per l’erba alta a ridosso del cancello di ingresso. Diverse, negli ultimi mesi, le segnalazioni su marciapiedi a pezzi, asfalto dissestato, erba alta e incolta e questo, nonostante le spese comuni per la manutenzione che possono superare i cento euro mensili a famiglia.

«NOI DIMENTICATI». «Non ce la facciamo a stare qui in una specie di dimenticatoio», valuta una residente. «Abbiamo tutti il diritto a una vita dignitosa. Non è giusto dover fare i conti anche con la preoccupazione che i nostri figli o le persone più anziane, che escono per prendere una boccata d’aria, possano farsi male». Nell’area a ridosso della Statale 17 insiste la chiesa parrocchiale, così come alcune attività che sono cresciute e si sono sviluppate negli ultimi anni, come l’edicola e il ristorante “La Carbonara”, che si propone anche come bar del quartiere. La loro organizzazione lavorativa consente di dare una risposta anche alle tante persone che si trovano in questa zona soltanto di passaggio.

di Fabio Iuliano – fonte: il Centro

IL PALAANGELI, REGNO DELLA PALLA A SPICCHI

 Oltre il dramma del sisma, oltre il degrado delle periferie. Anche delle periferie dell’anima. La città può contare su una realtà di eccellenza che fa capo al PalaAngeli, al minibasket cittadino e al Nuovo Basket Aquilano.
Concepito nei primi mesi dopo la tragedia del 2009, l’edificio che si trova nell’area di Sant’Elia 1 si presenta come punto di aggregazione dedicato a tre dei 309 angeli: i primi due sono Davide Matteo, figli del dottor Massimo Cinque, ritrovati insieme alla moglie Daniela, senza vita, sotto le macerie; il terzo è Ezio Pace.

Giocavano tutti nella scuola del minibasket. Negli anni, si è sviluppato un nucleo centinaia di tesserati, sotto la spinta dei fratelli Roberto e Paolo Nardecchia e dell’insegnante Betty Larocchia. Una vera e propria attrattiva per i ragazzi della zona, grazie a ludoteca, biblioteca, sala multimediale e hot spot wi-fi. Ogni giorno si gioca a basket, con attività che occupano il pomeriggio e la sera.

E poi, la domenica, si va a tifare tutti insieme la prima squadra. Un progetto che è volto a diffondere valori di tolleranza e intercultura, anche tramite graffiti e affreschi realizzati dall’organizzazione russa Maria’s Children. Tra questi spicca un bell’arcobaleno che circonda la scritta “Against Racism Against War” posto accanto agli spogliatoi. Così, il PalaAngeli diventa un esperimento sociale che non è passato inosservato agli occhi di Emergency. Il prossimo mese di maggio, la struttura ospiterà la cerimonia finale del premio Teresa Sarti Strada, un concorso volto alla divulgazione della cultura della pace che si rivolge a tutti gli studenti delle scuole primarie chiamati a partecipare con elaborati grafici o multimediali.

Il tema di questa edizione è il futuro. I bambini sono stati invitati a riflettere – individualmente o in gruppo con i compagni – su un futuro costruito su valori positivi come la pace, la solidarietà, i diritti umani e la giustizia sociale. «La possibilità di ospitare qui i vincitori delle scuole da tutta Italia», spiega Paolo Nardecchia, presidente del Nuovo Basket Aquilano, «rappresenta motivo di orgoglio, specie se siamo chiamati a fare la nostra parte nei confronti di un’organizzazione come Emergency.

Sarà uno sforzo organizzativo non da poco, ma siamo contenti di essere coinvolti». Intanto, il sodalizio aquilano, reduce dalla partecipazione nel periodo di Natale alla decima edizione del prestigioso “Memorial Raimundo” Under 16 organizzato in Portogallo dal Benfica Lisbona (il team del capoluogo è arrivato secondo dietro i canadesi del Vancouver), ha accolto quattro squadre del Vienna United Basketball. Una festa che arricchisce la storia del PalaAngeli. (fab.i.)

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