1 Novembre 2019 Condividi

Il volo di Leonardo diventa musica con Stefano Fonzi

«Una volta che abbiate conosciuto il volo camminerete sulla terra guardando il cielo, perché là siete stati e là desidererete tornare».

Le parole di Leonardo da Vinci, il fascino intatto del suo genio a cinquecento anni dalla morte, le istruzioni di volo per le generazioni future. Contenuti che si sovrappongono e vengono riproposti in chiave jazz in un’opera composta e diretta da Stefano Fonzi, musicista originario dell’Aquilano ma marsicano di adozione.

Prendendo spunto da due grandi opere di Leonardo conservate nei Musei Reali di Torino, Il codice del volo e L’autoritratto, il maestro Fonzi ha costruito un’opera originale che lunedì 4 novembre verrà presentata in anteprima internazionale su commissione del Moncalieri Jazz Festival. Il concerto, in programma al Teatro Regio di Torino (ore 21) si avvale di tecnologie all’avanguardia che vedranno la proiezione di immagini relative ai lavori del genio sperimentale di Leonardo. I contenuti verranno messi in relazione con fotografie e video di veicoli prodigio di ultima generazione: parliamo del Pop.Up Next – una vera e propria auto senza conducente che si libra nell’aria come un drone – e della nuova gran turismo elettrica targata Italdesign, realizzata nel 2019 con il nome “Da Vinci”. Il prototipo è stato ideato, disegnato, progettato e costruito negli stabilimenti di Moncalieri. La “Da Vinci” è stata concepita con una particolare apertura delle portiere ad ali di gabbiano, un altro omaggio al sogno del volo leonardesco.

Il concerto si propone come un’occasione per attirare interpreti di fama internazionale, a partire dai due solisti Paolo Fresu (tromba e flicorno) e Albert Hera (vocalist). Saranno accompagnati e sostenuti dalla Filarmonica Teatro Regio e dalla Torino Jazz Orchestra. I testi originali saranno letti e interpretati da un attore dalla voce straordinaria: Pino Insegno. Conduce la serata Marco Basso, critico musicale della Stampa. I contenuti sono stati scritti e adattati dal giornalista Giommaria Monti che già lo scorso anno aveva collaborato con Fonzi nella realizzazione di un’opera omaggio a Nelson Mandela, sempre in occasione del Moncalieri jazz festival. Sul palco c’era l’Orchestra sinfonica nazionale della Rai.

«Ha riscosso successo il nostro omaggio incondizionato a un grande uomo e leader che ha dedicato la propria vita alla lotta all’apartheid e più in generale ai i diritti umani», ricorda Fonzi. «La standing ovation finale è stata anche un tributo alla sua storia e ai suoi sacrifici. Nei giorni successivi», racconta poi il maestro, «il direttore artistico del jazz festival Ugo Viola mi ha contattato proponendomi un’altra commissione: ho percepito che volesse fare le cose in grande, per questo ho pensato a Leonardo, una figura alla quale ho sempre pensato. In realtà è dal 2007 che ho nel cassetto un progetto a lui dedicato. Ho anche elaborato la stesura di un romanzo».

Fonzi aveva iniziato a sondare il terreno all’interno del Teatro Stabile d’Abruzzo, individuando Giò Di Tonno tra i possibili interpreti. Nel 2016 il maestro abruzzese aveva anche iniziato a lavorare a un progetto simile, che però solo quest’anno è riuscito a concretizzare. Come quei sogni che ti restano incollati addosso nonostante le mille difficoltà.
Del resto, anche Leonardo aveva un sogno che lo ha accompagnato per tutta la sua vita di artista, scienziato, inventore: quello di volare. Passò molti anni a studiare la meccanica del volo, progettando macchine volanti, riempiendo di calcoli e appunti i suoi quaderni e soprattutto il Codice del volo degli uccelli custodito a Torino: un libricino di 18 pagine, un quaderno come ne aveva scritti a decine negli anni. Annotazioni, schizzi, disegni completi e altri solo abbozzati.

La suggestione riportata nell’opera di Fonzi è anche quella dell’autoritratto di Leonardo, conservato nel caveau della biblioteca Reale: ritrae un uomo solo e stanco, ormai anziano. Sembra essere disinteressato dal mondo che lo circonda, consapevole che la vita volge al termine, come si fa notare nelle pagine della Filarmonica del Teatro Regio. In ogni linea del viso, così come negli occhi che non sembrano guardare più lontano come un tempo, Leonardo ha ritratto sé stesso: ogni ruga è un pensiero, un’idea, un progetto, un qualcosa che ha realizzato o che avrebbe voluto realizzare. Come molte delle opere che Leonardo non ha mai finito. E proprio nel Codice, qualcosa sembra mancare: la macchina del Grande Nibbio ha bisogno di numerosi altri dettagli. Il sogno di volare Leonardo non riuscirà a portarlo a compimento, ci vorranno quattro secoli prima che una macchina più pesante dell’aria si sollevi da terra. Proprio come aveva immaginato il genio di Vinci.

di Fabio Iuliano – fonte: il Centro