LoMaggio Fest: voci periferiche da Woodstock
4 Maggio 2019 Condividi

LoMaggio Fest: voci periferiche da Woodstock

La pioggia non ha fermato LoMaggio Fest, la due giorni di dibattiti, spettacoli e concerti organizzata al Parco del Castello in occasione della Festa dei lavoratori. Anzi, le condizioni avverse e il maltempo hanno un po’ restituito, idealmente, una suggestione vicina al Festival di Woodstock, di cui quest’anno ricorre il cinquantenario.

Un collegamento evocato anche nella locandina dell’iniziativa. Fatte le dovutissime proporzioni, anche gli organizzatori di quella che forse è stata la più grande kermesse del rock che la storia ricordi, si trovarono ad affrontare una serie di cambiamenti last minute, proprio dovuti al maltempo. Quella del 1969 fu, infatti, ricordata come un’edizione segnata dalla musica e dal fango che contribuì a dare a Woodstock un’immagine iconica. Tante le iniziative del LoMaggio.

COLAPIETRA. Molto partecipata la conversazione pubblica con lo storico Raffaele Colapietra, a cura del giornalista Mattia Fonzi e della professoressa Annalucia Bonanni. Un’occasione anche per aprire una riflessione sull’Aquila a dieci anni dal sisma. «Amare la propria città non significa farne il centro del mondo» ha detto, con la sua consueta lucidità. «È ridicolo, come è stato detto, che L’Aquila sarà tra le 70 città più interessanti d’Europa, anche solo in virtù delle eccellenze scientifiche. Se una singolarità L’Aquila ha avuto, questo è stata nel contesto del Regno di Napoli. Tra il 1300 e il 1500 ha avuto una eccezionale vita sociale e comunitaria, di cui sono testimonianza le numerose cronache, a partire da quella più nota di Buccio di Ranallo, redatte da personalità di ogni tipo, tanto in volgare quanto in lingua latina. Altri due primati ha avuto la nostra città, condivisi con due sole altre città del Mezzogiorno continentale, Lecce e Trani: la più forte presenza di strutture religiose e la ricchezza dell’architettura civile».

Parole dure, quelle di Colapietra, nei confronti della Lega, in relazione al 25 Aprile: «Il 25 Aprile», ha ricordato lo storico, «fu la vittoria contro il nazifascismo, cioè la vittoria di una parte, la parte migliore e maggiore dell’Italia, su una parte sconfitta che aveva condotto l’Italia alla rovina. La Liberazione non è solo dal nazismo, ma soprattutto dal fascismo: l’Italia ha rinnegato una dittatura che l’aveva condotta alla guerra e alla rovina. Ora, da parte di Salvini e della Lega in genere, non c’è solo la rivendicazione del fascismo, ma quella del nazismo. Adesso siamo arrivati alla castrazione, ma tra poco arriveremo alle camere a gas, perché ci manca solo questo, come ritorno al nazismo».

WOODSTOCK E DINTORNI. Il festival non ha mancato di fare raffronti al passato, andando a vedere cosa è rimasto, dopo cinquant’anni, di quel messaggio originario di “pace, amore e musica”. Un confronto moderato dal giornalista Roberto Ciuffini e che ha visto la partecipazione, tra gli altri, di Barbara Bologna, Francesca Catenacci Francesco Pezzuti. Sul palco sono saliti Gipsy Rufina, Bussola Rotta a Sud Est, Pezzopane, Shades, Bad Request e Inèpi, Bad Moon Radio, Befolki, Richie&Poveri, Lucky Radio, Via delle Indecisioni.
Domenica, proprio a Woodstock, è dedicata la giornata di chiusura del cartellone della 73ª stagione della Barattelli. Un omaggio ad opera del Wire Trio di Enzo Pietropaoli, con i due giornalisti Ernesto Assante e Gino Castaldo.