24 Marzo 2019 Condividi

Marzo 2009, la rivolta per non spostare la De Amicis

La valorizzazione di potenziali siti turistici nei primi mesi del 2009 subiva un clamoroso stop. La direttrice regionale per i beni culturali Anna Maria Reggiani, domenica 15 marzo 2009, lanciava l’allarme sull’annunciato taglio del 30 per cento dei fondi da parte del ministero, taglio che avrebbe pesato soprattutto sull’archeologia e sulle campagne di scavo in corso. Per quanto riguarda il territorio aquilano la penalizzazione maggiore l’avrebbe avuta l’area dell’antica Forcona, la città romana i cui imponenti e significativi ruderi sono oggi visibili nei pressi di Civita di Bagno. Negli anni pre-sisma le scoperte archeologiche si erano moltiplicate. Sulla Piana di Navelli i lavori per l’allargamento della sede stradale avevano riportato alla luce siti di grandissimo interesse storico e turistico. In sostanza tutto l’Aquilano è una miniera di inestimabili tesori. Eppure ancora non si trovano il modo e soprattutto i finanziamenti per realizzare dei percorsi sui quali convogliare i tanti appassionati di storia antica che potrebbero creare un circuito virtuoso di presenze di elevata qualità culturale. Oggi molte zone archeologiche o sono abbandonate o vengono ricoperte per evitare atti vandalici e furti.

CENTRO STORICO. In quello stesso giorno il Centro torna con una intera pagina sullo stato di degrado del centro storico cittadino. Recentemente ci si è giustamente scandalizzati per quella persona incivile che con la macchina ha percorso la scalinata di San Bernardino. Eppure basta guardare le foto pubblicate a corredo dell’articolo di quel 15 marzo di 10 anni fa per capire quanto gli aquilani ci tenessero ai loro monumenti, tutti o quasi circondati dalle macchine parcheggiate fino davanti agli ingressi di alcune chiese. Il sindaco Cialente, sentito dal collega Fabio Iuliano, ricordava che nel suo programma di mandato c’era la chiusura del centro storico al traffico con la previsione di aree di sosta e di scambio. Venti giorni dopo sarebbe stato costretto a firmare l’ordinanza che chiudeva la città alle macchine e alle persone. La cronaca riportava anche notizie sul ruolo che avrebbe avuto L’Aquila all’interno del programma dei Giochi del Mediterraneo previsti a Pescara dal 25 giugno al 5 luglio 2009. Allo stadio, che ancora si chiamava semplicemente Acquasanta, si sarebbero svolte alcune partite di calcio. In quella estate era in programma pure un altro appuntamento che avrebbe richiamato parecchie persone: la Settimana liturgica nazionale per organizzare la quale la diocesi, con in testa l’arcivescovo Giuseppe Molinari, si stava impegnando molto. Molinari, contestualmente alla presentazione alla stampa della Settimana liturgica – che si sarebbe tenuta a fine agosto 2009 nella basilica di San Bernardino – aveva annunciato anche la sua decima lettera pastorale che avrebbe avuto come argomento la Misericordia divina. Un tema, quello della Misericordia, che è stato anni dopo universalmente valorizzato da Papa Francesco che ha proclamato un Giubileo straordinario della Misericordia iniziato l’8 dicembre 2015 e concluso il 20 novembre 2016.

DE AMICIS. Lunedì 16 marzo, con il terremoto in “sonno”, esplode un’altra polemica. Il Comune annuncia che la scuola elementare De Amicis a settembre 2009 avrebbe chiuso per un anno per poter completare in sicurezza i lavori di rifacimento del tetto. Gli alunni, 450 circa, sarebbero stati trasferiti in altre strutture. L’amministrazione assicurava che i ragazzi sarebbero tornati nella loro sede storica a partire dall’anno scolastico 2010-2011. Apriti cielo. L’argomento-De Amicis (l’edificio è a fianco alla basilica di San Bernardino) è stato sempre un tasto sensibile per la città. Anni prima il sindaco Antonio Centi aveva proposto di spostare la scuola in periferia e di utilizzare l’immobile come sede regionale della Guardia di Finanza. Ci fu una contestazione furiosa da parte di genitori, docenti, esponenti dell’opposizione. Si arrivò all’occupazione del Comune e Centi dovette tirare il freno. Nel marzo 2009 il copione si era ripetuto. All’annuncio del Comune scoppiò una vera e propria rivolta. La parola d’ordine fu: “Da qui non ce ne andiamo”. Sulla prima pagina del Centro si leggeva: “Tutti contro il trasferimento. Insegnanti e genitori: edificio sicuro, ha resistito a tutti i terremoti”. Giusto. A tutti meno quello del 2009.

di Giustino Parisse, fonte: il Centro