4 Aprile 2018 Condividi

Il Neverending tour a Roma con Dylan

di Mattia Marzi – Rockol.it – Il tour in Italia di Bob Dylan parte con una tripletta sold out all’Auditorium Parco della Musica di Roma. Il debutto di ieri sera, martedì 3 aprile, ha segnato il ritorno del bardo di Duluth nel nostro paese a distanza di due anni e mezzo dall’ultimo passaggio: era il novembre del 2015 e il cantautore, che aveva appena pubblicato il dodicesimo volume delle “Bootleg series”, si esibiva in concerto all’Auditorium Teatro Manzoni di Bologna e al Teatro degli Arcimboldi di Milano (dopo le date estive a San Daniele del Friuli, Roma, Lucca e Torino).

Il “Never ending tour 2018” arriva in Italia dopo aver già fatto tappa in Portogallo e in Spagna. Erano dodici anni che Dylan non si esibiva all’Auditorium capitolino. L’ultima volta, nel 2006: aveva suonato nella Cavea, nell’ambito del festival estivo Luglio Suona Bene. Negli ultimi anni, quando è passato per Roma, ha preferito all’Auditorium – per un motivo o per l’altro – location diverse: nel 2009 e nel 2011 il PalaLottomatica, nel 2013 l’Atlantico, tre anni fa le Terme di Caracalla.

Nel corso di questi tre anni sono successe parecchie cose, nella vita e nella carriera di Robert Zimmerman. Certo, il Nobel per la letteratura del 2016 (con il merito di “aver creato nuove espressioni poetiche nell’ambito della grande tradizione della canzone americana”), ma non solo. Sotto il profilo discografico ha consegnato al mercato tre nuovi album: “Fallen angels” del 2016, “Triplicate” e “Trouble no more” del 2017, il tredicesimo volume delle “Bootleg series”, che ha dato anche il titolo al documentario dedicato al periodo “cristiano” (presentato in anteprima al New York Film Festival e proiettato per la prima volta in Italia proprio all’Auditorium Parco della Musica, lo scorso autunno, nell’ambito della Festa del Cinema di Roma). Con “Fallen angels” e “Triplicate” Dylan ha ripreso il discorso lì dove lo aveva interrotto con “Shadows in the night”, l’album del 2015 che lo aveva visto cimentarsi con le canzoni dello “standard pop” portate al successo da Frank Sinatra: ha preso alcuni brani della tradizione musicale americana e li ha reinterpretati, incidendoli. Nella scaletta dei nuovi concerti, accanto alle sue canzoni, ha voluto inserire anche alcuni assaggi dei suoi ultimi album in studio.

La scaletta del “Never ending tour 2018” è la stessa delle date americane con le quali Bob Dylan aveva chiuso la serie di concerti del 2017: venti canzoni delle quali diciotto “fisse” tratte dal repertorio di Dylan (vengono proposte tutte le sere, nello stesso ordine) e due standard della tradizione americana variabili a seconda della serata (tra le scelte ci sono “Melancholy mood”, “Full moon and empty arms”, “Autumn leaves”, “Once upon a time” e “Why try to change me now”). Per il primo dei tre concerti a Roma la scelta è ricaduta su “Melancholy mood”, “Once upon a time” e “Autumn leaves”: Dylan, seduto dietro al pianoforte per l’intera durata dello spettacolo, li ha eccezionalmente proposti in piedi, al centro del palco con le gambe divaricate, giocando con l’asta del microfono con l’attitudine del crooner.

È una scaletta incentrata più sugli ultimi anni che sugli esordi: ben tredici brani sono pescati dai dischi pubblicati dal bardo di Duluth tra gli anni ’90 e gli anni 2010. I nuovi concerti sembrano raccontarci molto di quello che è il Dylan di oggi: pacato, maturo, riflessivo. Un uomo che spesso si guarda indietro, forse con un po’ di nostalgia, e si ricorda degli esordi come folksinger (“Don’t think twice, it’s all right”, “Blowin’ in the wind”, entrambi tratti da “The freewheelin’ Bob Dylan”), della trilogia “elettrica” (rappresentata però dal solo “Highway 61 revisited”, di cui vengono proposti la title track, “Desolation row” e “Ballad of a thin man”), del ritorno alla canzone folk di “Blood on the tracks” (dal quale pesca “Simple twist of fate” e “Tangled up in blue”). Mancano gli anni ’80, però: e dunque il Dylan della trilogia “cristiana”, quello prodotto da Knopfler di “Infidels”, quello di “Empire burlesque”, “Knocked out loaded” e “Down in the groove”, quello della rinascita artistica di “Oh, mercy”. E così da “Blood on the tracks” del 1975 si passa direttamente a “Time out of mind” del 1997, con un buco di una ventina d’anni: di quell’album ripropone “Tryin’ to get to heaven” e “Love sick”.

Dovremmo ringraziarlo anche solo per questo: per non voler essere il suo stesso mito. 

LA RECENSIONE SU REPUBBLICA.IT

Le atmosfere cambiano continuamente, nel corso del concerto: Dylan, spalleggiato dai musicisti della sua band (Stu Kimball e Charlie Sexton alle chitarre, Tony Garnier al basso, George Receli alle percussioni, Donnie Herron alla pedal steel guitar, alla lap steel, al mandolino elettrico, al banjo e al violino), passa dai suoni acustici di “Things have changed” e “Don’t think twice, it’s all right” a quelli più elettrici di “Highway 61 revisited”, “Pay in blood” e “Early roman kings”. Su “Duquesne whistle” e “Melancholy mood” la Sala Santa Cecilia dell’Auditorium Parco della Musica (affollatissima: tra i 2.800 spettatori signori di una certa età, parecchi zii, molti ragazzi, qualche bimbo e anche un po’ di turisti americani e britannici) si trasforma in un locale della New York degli anni ’20. Il finale è festoso: su “Blowin’ in the wind” e “Ballad of a thin man” gli spettatori della platea si alzano e corrono sotto il palco, per provare il brivido di cantare a due dita da Bob.

Si replica questa sera e domani. Dylan resterà nella penisola fino al prossimo lunedì – dopo Roma il tour arriverà a Firenze, Mantova e Milano – salvo poi tornare nel nostro paese alla fine del mese per altri tre appuntamenti a Genova, Jesolo e Verona.

Fonte: Rockol.it 

Once upon a time Never comes again #bobdylan in #Rome

Un post condiviso da Fabio Iuliano (@motasemper) in data:


Scaletta:

“Things have changed”
“Don’t think twice, it’s all right”
“Highway 61 revisited”
“Simple twist of fate”
“Duquesne whistle”
“Melancholy mood”
“Honest with me”
“Tryin’ to get to heaven”
“Once upon a time”
“Pay in blood”
“Tangled up in blue”
“Soon after midnight”
“Early roman kings”
“Desolation row”
“Love sick”
“Thunder on the mountain”
“Autumn leaves”
“Long and wasted years”

BIS:
“Blowin’ in the wind”
“Ballad of a thin man”