Un viaggio chiamato Lithium. Perdersi e ritrovarsi a Parigi
C’è la Parigi di Simone, blogger e seguace della musica rock e quella di Fabio Iuliano che per mesi ha lavorato nella capitale francese. Ci sono le canzoni del protagonista che costituiscono l’incipit di ogni capitolo e quelle dell’autore che afferma di avere gli stessi gusti del suo personaggio.
Fabio Iuliano, che ama definirsi un aspirante storyteller, scrive libri e canta in una band alternative rock, oltre a essere docente di lingue. E’ giornalista e tra le collaborazioni può vantare l’Agenzia Ansa e il Centro. Nel corso della sua carriera ha lavorato a Parigi e a Milano con Eurosport e Canal+. Ha seguito vari eventi sportivi, tra cui la Race Cross America, una corsa adrenalinica in bicicletta da un capo all’altro degli Stati Uniti. Uno spirito libero che ha affidato al protagonista molto di sé. Lo scrittore racconta con maestria narrativa una storia dagli sviluppi agrodolci. Ognuno di noi potrebbe essere Simone costretto a scendere e a salire sull’altalena emotiva delle emozioni. Simone deve tentare di ricostruire le ultime quarantotto ore e lo fa mischiando ricordi d’infanzia a quelli dell’età adulta segnati dalla figura di Paola, probabilmente un amore perduto.
Dopo il viaggio di Federico Garcia Lorca (New York, Andalusia del cemento – il viaggio di Federico Garcia Lorca dalla terra del flamenco alle strade del jazz, è il titolo del primo libro di Iuliano), è la volta di Simone che affronterà un percorso per imparare a leggersi dentro, seppur con tormento e all’interno di una casa di cura.
In questa società dell’apparire, che ci vorrebbe sempre sorridenti, sempre felici, senza né una piega né una sgualcitura, Fabio Iuliano mette in circolo le fragilità, le debolezze e la tristezza, per avviare una sorta di catarsi che punti finalmente a nuove consapevolezze. Una su tutte la possibilità di non dare nulla per scontato e di riuscire a porsi sempre delle domande nella vita.
Lithium 48 è un romanzo distopico, in cui il mondo di Simone è un universo spaventoso dove si è costretti a vivere. Ma proprio tale ambientazione, che conferisce una certa suspence al racconto, riesce a predire un futuro dai contorni cupi rilevando, il più delle volte, gli aspetti negativi della realtà contemporanea.
Fonte: Italia Art Magazine