Lithium 48, quando scrivere significa premere play sulle emozioni
“… Esistono gabbie di ogni forma e dimensione. A forma di ufficio, a forma di palco, persino a forma di studio televisivo. Le banche di cui parlava Bert, lo spazzacamino. L’amico di Mary Poppins. Non abbiamo mai dato la giusta importanza a ciò che ci facevano vedere da piccoli: Mary Poppins, ad esempio, ci insegnava a diffidare delle banche. Meglio spendere due penny per far mangiare piccioni, piuttosto che far mangiare maiali”.
Genere: Distopico
Casa Editrice: Aurora Edizioni
Collana: Pensieri nuovi
Pagine: 70
Codice ISBN: 978-88-9480-816-2
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Come accomodarsi su una poltrona, chiudere gli occhi e decidere di lasciare spazio ai ricordi, magari cadenzando ogni flash back con una nota. E’ cosi che ci si sente dopo la lettura di Lithium48, il romanzo distopico di Fabio Iuliano,autore, giornalista e docente di lingue straniere.
Un lungo flusso di coscienza musicale, attraverso il quale lo scrittore riesce a trasmettere bene le ansie e le emozioni di un ragazzo, Simone, 23 anni, affetto da disturbo bipolare e chiamato a fare i conti con le gabbie che ognuno di noi si costruisce. Il lavoro è una gabbia. Le banche sono una prigione. La tecnologia, poi, un fardello di cui liberarsi. Simone, infatti, che di mestiere fa il blogger e il musicista rock, si sente ossessionato dalle telecamere in continuazione. Un Truman Show sulla carta che evidenzia, già in un momento storico pre-social, come i fili del pensiero umano siano mossi da un imperativo tecnologico sempre più dilagante.
Curiosa la lista musicale all’inizio del libro. Ci sono pezzi di canzoni qua e là – dai Pearl Jam a Edoardo Bennato, da Claudio Baglioni ai Nirvana – scaricabili tramite un qr code e che scandiscono le ore del giovane tra i vicoli di Parigi alla ricerca di se stesso. Il tutto avviene in un clima d’incertezza e di paura. Siamo nel 2002, il mondo ha appena superato il Millenium bag; gli esseri umani, invece, la caduta delle Torri Gemelle.
Il nome del libro si riferisce ai sali di litio che si usano per il trattamento bipolare di cui è affetto il personaggio. Lithium48 è una due giorni onirica, forse un weekend, in cui nella capitale francese avviene la vita con i suoi dubbi e le sue incertezze. Il protagonista si esprime con dovizia di particolari utilizzando un linguaggio colloquiale. Riesce a sviscerare bene le ansie e le angosce d’inizio millennio e ad anticipare gli effetti negativi del dominio tecnologico verificatosi nel decennio successivo.
Un racconto surreale che, sebbene termini in un centro d’igiene mentale -l’Espace Maison Blanche- riesce a guardare con eleganza il disagio e a “far credere a quelli rimasti fuori di essere sani”, così come afferma Simone dieci anni dopo il suo viaggio sensoriale. Una storia vera che trasforma le nevrosi provate dal senso d’indeterminatezza del nuovo millennio in occasioni per fare i conti con se stessi.
di Verona Otranto Godano – Fonte: Nightguide.it