18 Gennaio 2017 Condividi

Terremoto e neve, l’incubo che ritorna in Abruzzo

A cinque mesi dal primo, devastante terremoto, torna a tremare l’intero Centro Italia: 4 scosse di magnitudo superiore a 5 hanno fatto rivivere l’incubo in Lazio, Abruzzo, Umbria e Marche. La Protezione civile parla di “condizioni estreme” ed invia più uomini e mezzi così come la Difesa. Predisposti i servizi anti-sciacalli.

“Diverse zone non sono state raggiunte ma molte zone sono isolate. Il tutto reso più difficile dalla viabilità”, ha detto il capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio, che ha invitato ad evitare spostamenti. La vittima è un uomo di 83 anni rimasto sepolto nel crollo della sua stalla a Castel Castagna (Teramo). C’è poi un disperso ad Ortolano, un uomo travolto da una slavina che si è staccata sopra le case della frazione di Campotosto (L’Aquila). Decine le frazioni isolate, che i soccorritori non sono ancora riusciti a raggiungere a causa delle forti nevicate. Al terremoto si aggiunge infatti un’ondata di maltempo che non dà tregua ormai da giorni.


Non sono mancate critiche sui soccorsi e sul dopo terremoto per i tanti paesi isolati dalla tanta neve. “Abbiamo urgente bisogno di turbine, non bastano gli spazzaneve. Abbiamo frazioni isolate con due metri di neve” è l’allarme lanciato dal sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi. Appello disperato anche dal sindaco di Camerino, nel Maceratese, che però punta il dito contro gli intoppi burocratici e afferma di aver chiesto l’intervento dell’esercito senza però ottenere risposta. A Teramo il sindacato dei poliziotti Sappe denuncia una situazione di “paralisi totale” nel carcere di Castrogno, con detenuti e personale al gelo e mancanza di elettricità che impedisce di preparare il vitto, ed esprime timori che possano scoppiare disordini. Crolli si sono verificati a Campotosto e Poggio Cancelli, comuni dell’aquilano che si trovano nella zona dell’epicentro. La gente ha scavato nella neve per scappare a causa della paura delle scosse.

“Mi limito a lavorare e non faccio polemica ma chiedo rispetto per chi lavora in condizioni proibitive. Chi tocca il sistema tocca il Paese”, ha detto il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio. “Chi non ha competenze e critica – ha aggiunto – non fa un buon servizio a chi da mesi lavora ininterrottamente”. “Forse non ci si è resi conto che siamo di fronte a due eventi eccezionali che comportano gestioni diverse e coordinate”.

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