Gino il liutaio, nel centro dell’Aquila un mestiere antico
4 Gennaio 2017 Condividi

Gino il liutaio, nel centro dell’Aquila un mestiere antico

Cercare i suoni della rinascita del centro colpito dal sisma. Cantiere dopo cantiere. Cortile dopo cortile. Un compito non facile per Giovanni Sfarra, allievo 24enne del corso di Reportage audiovisivo del Centro sperimentale di cinematografia. Ma girando e rigirando tra i vicoli, il giovane aspirante “storyteller” ha trovato musica per le sue orecchie. All’interno di palazzo Bonanni, di recente restauro in piazza Regina Margherita, se si ha la pazienza di aspettare che i rumori circostanti si calmino un po’, capita di sentire dei suoni prodotti da strumenti ad arco. Proprio lì c’è la bottega di Gino, si chiama anche lui Sfarra ma i due – che pure sono coetanei – non sono parenti. Gino è un liutaio specializzato nella realizzazione e nella riparazione di violini, viole e violoncelli, secondo il metodo utilizzato in Italia nei secoli XVII e XVIII. Un metodo appreso alla Civica scuola di Liuteria di Milano, con un periodo di formazione professionale che lo ha portato per un po’ fuori dall’Aquila. Non solo. La sua attività lo porta in giro spesso, tra festival internazionali e operazioni di acquisto materiale e vendita prodotti.

Del resto, stiamo parlando di prodotti per un mercato importante, per la cui realizzazione ci serve un lavoro che va dalle 300 alle 600 ore. Non a caso, il sito internet della liuteria è in tre lingue, oltre all’italiano e all’inglese c’è anche il cinese. Nel radio-documentario realizzato da Giovanni Sfarra e trasmesso su Radio3 nel format “Tresoldi” si parla anche della partecipazione di Gino al festival di Shanghai, uno dei principali appuntamenti per aziende ed espositori di strumenti musicali a servizio di musica classica.

Niente commento “fuori campo” solo una sequenza di registrazioni in presa diretta raccolte con un Tascam che accompagnano la quotidianità del lavoro. Un musicista che entra per farsi visionare lo strumento, qualche consiglio tecnico per migliorare la potenza e la tenuta delle corde e poi la trasferta a Desio, in Brianza, dove c’è una delle segherie più importanti e specializzate per chi fabbrica strumenti. Il tutto scandito dal rumore del legno lavorato. Il nucleo centrale del servizio è lo stesso dello strumento: l’anima.

«Quel componente incastrato verticalmente sotto al ponticello delle corde», come spiega Gino nel radio-documentario. «L’anima non si vede dall’esterno, ma è fondamentale per sostenere la pressione delle corde».

Del resto, è tutto un gioco di incastri. «Il materiale fa la differenza ma anche la maniera con cui preserviamo il legno che è un componente “vivo”. E poi, interagire con un musicista è fondamentale perché un liutaio deve capire anche quello che non si riesce ad esprimere a parole, guardando il mondo di suonare e intuendo difficoltà e problematiche». Il documentario fa parte della rassegna “L’Abruzzo che cambia“.

di Fabio Iuliano – fonte: il Centro