3 Marzo 2019 Condividi

¡Que viva México! Le erre di American Airlines

Roma – venerdì 27 giugno 2000 – aeroporto Leonardo da Vinci, arrivo al banco check-in dell’American Airlines alle 11.00 circa. Sono diretto a Monterrey in Messico, per un forum internazionale sullo sport alla quale prendo parte come rappresentante studenti. Con me ci sono Andrea di Trento, Franco di Bari, il professor Isler dell’Università di Trieste e Francesca, una studentessa di Venezia veramente niente male. 

Dobbiamo fare due scali: Chicago e Los Angeles, chissà perché poi, dopotutto Monterrey ha lo stesso fuso orario di Chicago (7 ore di differenza con l’Italia). Che senso ha dover volare fino a L.A. (9 ore di differenza) per poi tornare di nuovo indietro di due fusi? Peggio che andare da Mosca a Istanbul passando per Lisbona. Comunque, appena ci comunicano il gate d’imbarco veniamo a sapere che il primo volo ha un’ora di ritardo, non è molto ma è sufficiente per rischiare di perdere la coincidenza.

Don’t panic, arriverete in tempo – ci garantiscono le hostess a bordo alle quali facciamo presente la situazione. Infatti a Chicago atterriamo giusto in tempo per salutare il nostro aereo per L.A. che sta decollando in quel momento :(. Ci dicono che è una cosa normale e ci mettono in lista per il volo successivo.

Dopo un’ora di fila al controllo passaporti e il “piacevole” controllo extra senza motivo da parte di una simpatica police-woman sulla cinquantina, ci imbarchiamo finalmente per Los Angeles. Sono le 20.00 ora locale. Il volo dura tre ore e mezzo, ma recuperiamo due ore con la storia del fuso. Siamo comunque fuori tempo massimo per il volo successivo e ci avvertono che dobbiamo passare la notte in un albergo vicino l’aeroporto. Come se non bastasse, la mia valigia arriva al baggage-claim con la chiusura rotta e quella di Francesca – invece – non arriva proprio. Andiamo comunque in hotel lasciando i reclami al giorno dopo.

di Fabio Iuliano – fonte: Markos.it