Tra i mercatini danesi, alla scoperta dell’hygge
La luce. Guai a farla spegnere. Guai a farla mancare. Specialmente in alcuni periodi dell’anno. Specialmente in alcuni luoghi. Copenaghen e Malmö, da un lato all’altro del ponte di Øresund, la spettacolare infrastruttura stradale e ferroviaria, tramite tunnel e sopraelevata. Una specie di ponte che si tuffa nel mare. Luci di Natale da un lato all’altro, dalla Danimarca alla Svezia. Dai colori caldi sovrapposti al tramonto, ai bagliori filtrati dalla scacchiera delle persiane. Da fuori, puoi solo immaginare quell’atmosfera intima e romantica che solo il concerto di “hygge” sa dare, un concetto tanto danese che non si può tradurre. Parliamo di un’atmosfera accogliente, piacevole che si riesce a creare quando si è circondati dall’affetto delle persone care. Fuori è buio e fa freddo, ma a te non frega niente perché tu sei dentro a scaldarti con le persone della tua vita. La luce calda di una candela è “hygge”. Ma anche gli amici e la famiglia sono “hygge”. E anche quando sorseggi il loro Glögg, una sorta di vin brulé dal forte sapore di cannella, ti viene da pensare a “hygge”, che nasconde anche il piacere di bere e di mangiare qualcosa in compagnia – chiacchierando di cose piccole e grandi.
Certo, di gente in giro se ne vede tra le strade di Copenaghen e Malmö, specie in questi giorni di festività natalizie. Mercatini a tema si vedono ovunque, anche dentro a Cristiania, la comunità semi-indipendente nel cuore della capitale danese. Venne fondata nel 1971, quando un gruppo di hippies occupò una base navale dismessa alle porte della capitale danese, costituita da edifici militari abbandonati. Una delle persone più influenti del gruppo era Jacob Ludvigsen, che pubblicava un giornale anarchico, che ufficializzò la proclamazione della città libera. La comunità si è basata per trent’anni sul principio dell’autodeterminazione e della proprietà collettiva, ma era diventata famosa in Europa perché al suo interno vi era la libera circolazione delle droghe leggere. Totalmente bandito l’uso e lo spaccio di quelle pesanti. Al suo interno famosi sono i negozietti d’artigianato, la centralissima Pusher street e i servizi per i cittadini, tutti totalmente autogestiti. Il villaggio danese è conosciuto anche per i suoi edifici colorati, per il divieto di circolazione per le automobili e per la mancanza di forze dell’ordine.
Niente auto, dunque. Già perché Copenaghen sta dimostrando al mondo, a partire dalle abitudini della principessa reale, che dei motori si può fare a meno, o almeno ci si può provare. A Copenhagen, città che ha dato i natali al Copenhagenize, il portale creato da esperti danesi per misurare il tasso di viabilità urbana e la qualità e la quantità delle infrastrutture per i ciclisti e dell’ambiente, il traffico su due ruote è aumentato del 68% negli ultimi 20 anni (la percentuale annuale è del 15%, contro la diminuzione dell’1% nell’uso delle auto): un obiettivo raggiunto grazie a un investimento di quasi 137 milioni di euro in infrastrutture ad hoc, come il Cykelslangen, o Bike Snake (nella foto sotto), il circuito costruito sopra la zona del porto che serpeggia intorno al centro commerciale Fiskertorvet e arriva sino alla strada, riservato a ciclisti e pedoni, o il Kissing Bridge, l’attesissimo ponte lungo 180 metri che collega i quartieri di Nyhavn e Christianshavn (lì dove c’è Cristiania), inaugurato nel luglio scorso proprio per facilitare la vita dei tanti residenti che preferiscono arrivare al lavoro su due ruote.
Copenaghen che si fa onirica accogliendo l’albero dei desideri di Yoko ono, un’installazione fatta di cartoncini che i visitatori riempiono con desideri, poesie o piccoli contributi artistici. Il Wish Tree, mutuato dalle esposizioni statunitensi, a due passi dallo street food market. E poi, per bambini di tutte le età, c’è il parco di Tivoli, un’area che ha ispirato la fantasia di Walt Disney.
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Copenaghen e Malmo, le luci i Natale