Xterra, la nostra esperienza offroad
30 Luglio 2015 Condividi

Xterra, la nostra esperienza offroad

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Keep fighting for your land…

Ci sono tanti modi di raccontare un territorio. Attraverso i racconti della sua gente, attraverso i costumi, le tradizioni, la musica. Xterra è un modo del tutto originale per farlo. Stiamo parlando di una gara di triathlon a tutti gli effetti, ma “offroad”. I sentieri che portano “fuori strada” sono da affrontare in bici o di corsa, mentre il nuoto offre percorsi piuttosto lineari in mare o in lago. Parliamo di un circuito mondiale che dall’Australia va a finire alle Hawaii, così in vari altri stati degli Usa, per poi tuffarsi in Europa. Un circuito che finisce direttamente dentro al lago di Scanno, per un percorso di gara inedito e mozzafiato, in grado di attirare atleti pro da tutta l’Europa.

 STORYTELING 

Ci sono tanti modi di raccontare un territorio, si diceva. Uno di questi è partecipare a una gara come Xterra, magari in staffetta perché non è facile trovare l’ispirazione per portare a termine tutte e tre le discipline. Oddio, a nuotare volendo si nuota, a correre volendo si corre, ma in bici o hai la tecnica giusta della mountain bike, oppure rischi di passare tre quarti della gara giù dai pedali, col telaio in spalla. E trenta chilometri con 1.700 metri di dislivello distribuiti, sanno essere tanti. Noi del #Motasemperteam abbiamo riproposto la stessa formazione dell’Ironman, Fabio Iuliano al nuoto, Paolo Guetti alla mountain bike e Fabrizio dell’Isola al trail di corsa, 10,9 chilometri tra sentieri di media montagna e vicoli del paese, con tanto di vecchiette vestite di nero sul balcone anche 6 o 7 ore di fila. Fanno parte del paesaggio.

Si parte e si arriva a bordo lago, dove hanno montato un dj set niente male. Alle solite canzonacce di Rocky, che comunque male non fanno quando stai per tuffarti in acqua, hanno abbinato una buona selezione di musica alternativa, tra l’acustico e lo psichedelico. Un esempio su tutti: l’australiano Xavier Rudd, con pezzi come Spirit bird, una canzone che trasuda di libertà e malinconia, quella malinconia che solo la libertà sa darti.

https://www.youtube.com/watch?v=zqabJ0-Lha8

Partenza alle 11 in punto, subito dopo i pro. C’è da raggiungere una boa quasi dall’altra parte del lago, per poi tornare e correre su una passerella intermedia. Parliamo di circa 1 chilometro in acqua. Quindi si esce e si rientra a ridosso di un ponticello in legno dove è bello ricevere qualche pacca sulle spalla, che tu sia tra i primi o che tu sia tra gli ultimi. Fatto questo, c’è da percorrere altri 500 metri, gran parte dei quali in direzione della riva principale, per poi dare il cambio al ciclista, almeno per chi è in staffetta. Qualche nuvola alla partenza, ma solo per darti la voglia di distenderti e guardare il cielo. Poi il conto alla rovescia e la sirena e si parte. I primi duecento metri quasi in apnea, con la mente altrove. Basta poi un’onda e un po’ d’acqua in bocca a ricordarti che stai facendo una gara e che c’è da nuotare veramente. La bici è solo un fatto tecnico si diceva ma un po’ di buona dose di incoscienza non guasta. Stessa cosa dicasi per la corsa, specie in discesa. Un trail a tutti gli effetti, specie nei tratti di montagna a ridosso degli impianti di risalita.