L’Aquila, ospedale fra tagli e personale a rischio
«Si ricorda che offendere o aggredire verbalmente e/o fisicamente gli operatori della struttura sanitaria costituisce reato pertanto gli atti di violenza saranno perseguiti secondo normativa di legge». Alla Asl sanno fare prevenzione si direbbe. Fogli come questi sono stati distribuiti dal Risk Management dal dottor Alfonso Di Sipio in varie bacheche del San Salvatore. Quasi a voler mettere le mani avanti, per quello che è adesso e per quello che addavenì: tra emergenze infrastrutturali e di organico, con il rischio di perdere una buona parte di organico da qui a fine anno, diventa complicato garantire gli standard di assistenza sanitaria, a partire dalla gestione delle prenotazioni e delle liste di attesa.
E poi le code agli sportelli. Dal Cup ai centri diagnostici, fino al centro analisi, dalle 7.30 in avanti con i tempi scanditi dal beep odioso dell’elimina-code. Ma non solo. «Avevo un somarello, si chiamava Pallino e quanto era bello. Mio padre lo vendette per seimila lire». Cappello di lana, scarpe consumate e barba incolta, dice di chiamarsi “Ngrippi-dda”: “Ngrippi” il nome e “Dda” il cognome. E dice di avere 113 anni, portati bene se non altro.
Ogni giorno si prende la briga di fare avanti e indietro da Tornimparte per raggiungere la sala dell’Ufficio relazioni con il pubblico. Lì dice che va in cerca di un lavoro e dell’amore che anche in età senile non guasta. E intanto “intrattiene” i pazienti in attesa con la storia del somarello Pallino. Gli sguardi dei più sul soffitto, se non sul numero di prenotazione. Gli occhi di Patrizia Rossi sembrano dire tutto. «È una situazione difficile ogni volta», spiega, «fare una trafila interminabile ogni volta, dall’ufficio ticket all’anticamera dei laboratori per una visita “urgente” che hai prenotato da mesi. E capita anche quella volta che non trovi neanche il medico di riferimento: guai a mettere avvisi». Con gli esami diagnostici può essere un disastro. Per effettuare una risonanza magnetica al San Salvatore si rischia di aspettare anche 11 mesi, mentre per la risonanza aperta si scende a 4, con priorità per gli esami oncologici a venti giorni.
Per la Tac mediamente gli utenti devono attendere quattro mesi. Tempi più brevi per l’Rx del torace, ma se l’esame radiologico riguarda l’intera colonna l’attesa sale a 30 giorni. E ancora, un’ortopanoramica richiede dai 10 ai 15 giorni, mentre gli esami con mezzi di contrasto non vengono effettuati prima di 50 giorni. Una situazione che rischia di peggiorare con la temuta riforma Lorenzin.
«Vengo qui all’Aquila dalla provincia di Frosinone a fare gli esami di prevenzione per studiare il movimento dei nei», afferma Fabrizio Stabile, «mi auguro che questo tipo di esami venga sempre considerato come urgente e importante. Non potrebbe essere altrimenti. Ho perso mio fratello per un problema per un tumore cutaneo nato proprio da un neo. Da allora tutta la nostra famiglia non trascura un’adeguata prevenzione sotto forma di periodica mappatura dei nei».
Altra situazione da tenere sotto controllo è quella relativa al personale precario, con il rischio che circa 300 posizioni non vengano riconfermate in tutta la Asl. Già solo poter pensare di dover fare a meno di 7-8 tecnici di radiologia da gennaio 2016 rappresenta un problema di non poco conto. Allo stato attuale, il servizio è attivo solo la mattina e si ferma comunque nel week-end e nei giorni festivi. Per ritirare esami particolari ci si può presentare solo dalle 9 alle 11 e si rischia di dover mandare una delega o prender e un servizio in più. In linea teorica, servirebbero nuove macchine e un tecnico a macchina, ma come garantir e questo standard?
Il pronto soccorso resta pieno di giorno e di notte. Avere un codice verde ti tiene inchiodato alla sala di aspetto
per 4-5 ore minimo. Una signora se ne la menta ad alta voce. Si è presentata di buon mattino accusando un dolore alla gamba, col rischio di dover attendere anche per parte del pomeriggio. «E adesso chi va a riprendere mio figlio da scuola?».