Venditti promuove class-action per accertare responsabilità
- Antonello Venditti a Villa Sant’Angelo (foto: Fabio Iuliano)
«solamente facendo giustizia in questo modo», conclude, «l’Italia diventerà quel paese che ci meritiamo, che sognamo e che poi… diventerà».
VILLA SANT’ANGELO. «E’ solo il giorno che muore», canta Antonello Venditti davanti al pubblico improvvisato della tendopoli di Villa Sant’Angelo. Mentre accenna “Notte prima degli esami”, le sue dita scivolano sulla tastiera e il ritornello coinvolge in un attimo tutti i presenti. Sotto i Rey-ban scuri, gli occhi del cantautore romano ancora brillano per l’emozione di aver visto la zona rossa di uno dei centri abitati tra i più danneggiati dell’area del cratere. «Una devastazione pazzesca», commenta, «per me che la vedo oggi alle quattro di pomeriggio, dopo due mesi da quel sei aprile. Immaginare quella notte è impossibile, solo pensare quello che le persone hanno passato a dover fuggire tra le macerie». Tra una foto, un autografo e una canzone, Venditti, accolto in paese dal sindaco, Pierluigi Biondi, si ferma a riflettere su quello che è stato il terremoto per questa terra.
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«Credo che questa tragedia abbia toccato le anime», afferma, «e quindi non si tratta di una soluzione da trovare in termini strettamente economici. I soldi vanno e vengono, qualche volta anche ingiustamente, mentre i sentimenti e il rapporto umano rimane per sempre». Un incontro, tra il cantautore e il paese, che è nato quasi per caso, «ma che sarà ripetuto», assicura, «anche perché c’è un vincolo di responsabilità che nasce dal fatto di aver toccato con mano questa realtà. Questo discorso», precisa, «sembra sentimentale ma è in realtà il discorso più politico che si possa fare. Io penso a settembre, ottobre quando, precisa, arriverà il freddo e l’interesse generale scadrà io sarò qui, saremo legati per sempre. I soldi? Ne utilizzerei parte per finanziare un’azione di classe a sostegno di chi non può permettersi spese legali per accertare eventuali responsabilità nei crolli. Sarebbe la prima causa collettiva».
«solamente facendo giustizia in questo modo», conclude, «l’Italia diventerà quel paese che ci meritiamo, che sognamo e che poi… diventerà».