Combat Rock, a Pescara nel segno di Ozzy
Dalla denuncia sociale all’omaggio a Ozzy Osbourne, attraverso inni generazionali e momenti di puro intrattenimento. Il concerto della Biggest Combat Rock Band, sul palco di Estatica a Pescara, si è trasformato in un percorso sonoro attraverso decenni di musica e coscienza civile, mescolando punk, rock alternativo, folk e dance-rock.
Si parte dritti al cuore della ribellione con “Police on My Back” dei Clash: ritmo serrato, chitarre in tensione e quel senso di fuga che apre il concerto come una dichiarazione d’intenti. È il punk nella sua forma più viscerale, un manifesto di libertà che prepara il terreno per l’esplosione nostalgica di “Summer of ’69”, inno generazionale firmato Bryan Adams. Il pubblico canta in coro, si muove, sorride. L’effetto è quello di una pausa emotiva prima del pugno nello stomaco.
Con “American Idiot” dei Green Day si torna alla protesta, stavolta contro l’apatia e la manipolazione dei media. È un’esecuzione potente, rabbiosa, che porta direttamente nel cuore del set: “Sunday Bloody Sunday” degli U2. Qui il palco si fa spazio di memoria e denuncia. Il groove incalzante della batteria si unisce a parole taglienti, che riportano alla mente il conflitto nordirlandese ma, più in generale, ogni guerra senza senso. Tra il pubblico, una donna si fa coraggio e si porta in mezzo ai bassisti, sventolando una bandiera della Palestina.
È il turno di “Salvation” dei Cranberries, un brano che accarezza energia e dolore. La linea vocale incalzante racconta una richiesta di riscatto personale, una salvezza da se stessi o da ciò che ci schiaccia. Un altro momento alto, che anticipa la parentesi folk-rock di “Like a Rolling Stone”, reinterpretata anche sulla base delle sue cover più celebri: dalla versione dei Rolling Stones a quella più recente dei Green Day. Dylan resta sullo sfondo, ma il messaggio – quello smarrimento esistenziale di chi ha perso tutto e deve reinventarsi – resta intatto.
Finale del set principale con un cambio di registro: “I Was Made for Loving You” dei Kiss è intrattenimento puro. Ballabile, ironico, irresistibile. Una chiusura festosa, tra sorrisi e mani alzate, che stempera la densità emotiva del set precedente senza perdere coerenza.
Ma non è finita qui. Il direttore Simone Flammini alza la sua spada-bacchetta per un’ultima invocazione: “Paranoid”. Un omaggio a Ozzy Osbourne e al repertorio dei Black Sabbath, in una versione muscolare e compatta, affidata alla forza scenica della band composta da quasi cento elementi.
The Biggest Combat Rock Band è un progetto nato dal format Combat Rock, evento live che prevede normalmente l’esibizione di due band contrapposte sullo stesso palco, in una sorta di sfida sonora a colpi di cover. Ma in questo caso non ci sono due fazioni: c’è un unico grande gruppo, coeso e potente, che riesce a far convivere impegno e spettacolo
