Tazenda, il nuovo corso riparte da Avezzano
20 Marzo 2025 Condividi

Tazenda, il nuovo corso riparte da Avezzano

Riparte dal Teatro dei Marsi di Avezzano, sabato 29 alle 21, il nuovo corso dei Tazenda, la band sarda che inaugura, con una formazione rinnovata, il suo nuovo viaggio musicale intitolato Bonas Noas. “È veramente una buona nuova per noi”, sottolinea Massimo Coccia, direttore della stagione musicale del teatro. “Aspettavamo questa data e l’avevamo pensata con il nostro pubblico già due mesi fa. Poi i nostri amici hanno avuto un cambio di formazione e abbiamo voluto aspettare questo tempo di prove. Ora siamo veramente felici di essere noi i primi ad averli sul palco”.

Il tour Bonas Noas riprende il messaggio del brano omonimo, inserito in Fortza Paris (1995), che attribuiva all’arte, e in particolare alla poesia, il potere di portare buone notizie e risposte costruttive. A fianco dei fondatori Gigi Camedda (voce, tastiere) e Gino Marielli (chitarre, voce), ci saranno Massimo Cossu (chitarre), Massimo Canu (basso) e Luca Folino (batteria). La novità è la voce di Serena Carta Mantilla, già in tournée con Mario Biondi e Renato Zero. “In un momento storico come questo”, spiega Marielli, “volevamo una voce femminile giovane e talentuosa, che portasse nuove sfumature alla nostra musica. Con Serena, che aveva già collaborato con noi poco dopo la morte di Andrea Parodi, intraprendiamo questo nuovo viaggio. Ha lavorato con noi anche Claudia Crabuzza, che poi ha seguito il suo percorso vincendo il Premio Tenco. La nuova esperienza con Serena Carta Mantilla è un altro passo di questo cammino”.

Di gennaio, l’uscita del gruppo di Nicola Nite, che nel 2013 aveva sostituito Beppe Dettori. Nite ha spiegato che la scelta è stata dettata da una “fatica profonda e incontrollabile” vissuta negli ultimi due anni, sottolineando di non avere avuto discussioni o incomprensioni con il gruppo. La scaletta include classici della band e canzoni legate al tema del tour, come la stessa Bonas Noas. Poi Carrasecare, per tornare alle origini del gruppo, fino a Pitzinnos in sa gherra.

“Questa canzone ha un racconto dietro”, riflette Marielli. “Anche se avesse parlato d’amore, avrebbe sempre portato dentro di sé la brutta idea dell’umanità in guerra e dei bambini coinvolti. È una combo tra le cose più brutte”. Un altro pezzo in scaletta è Mamoiada, che racconta le faide fratricide della Sardegna, dove il nipote si vendicava del nonno assassinato, portando avanti un ciclo di vendetta senza fine. “Abbiamo voluto proporla quasi con un sorriso, mantenendo il tono originale ma cercando di smorzarne l’amarezza. Il vero significato resta intatto, ma l’aspetto musicale aiuta a riflettere senza lasciarsi sopraffare dalla durezza del tema”. Oppure Non potho reposare, testamento di addio di Andrea Parodi.

“Se potessimo parlare a me stesso degli esordi”, prosegue Marielli, “direi: occhio, non cambiare mai! Non perdere quello spirito. Quando inizi a vendere, devi adattarti, ma se perdi l’ingenuità, perdi la scintilla. Noi eravamo un caos totale e quella propulsione ci ha resi ciò che siamo, anche se abbiamo affinato la tecnica. Uno come Lucio Corsi dovrà fare i conti con questo”.