Simona Giannangeli e il Centro antiviolenza
Quarantanove donne accolte nel 2023, altre e 62 di primo ingresso nell’arco del 2022. Questi i numeri del Centro antiviolenza “Donatella Tellini” fondato all’Aquila nel 2007, da un gruppo di donne già attive da tempo sul territorio in ambiti differenti. Un punto di riferimento per donne che subiscono violenza fisica, psicologica, sessuale, economica, ma anche un centro di ricerca e studio per la prevenzione.
Tra i fondatori la consigliera comunale, Simona Giannangeli impegnata in questi giorni in una serie di iniziative che culmineranno sabato 25 novembre con la firma di un protocollo tra il Comune e il Centro antiviolenza, attualmente presieduto da Silvia Frezza. “Tra i nostri compiti”, spiega Giannangeli, “rientrano l’accoglienza e l’ascolto delle donne vittime di violenza, sia di persona, sia al telefono. Forniamo consulenza psicologica e legale, con tanto di percorsi terapeutici personalizzati. Facciamo anche valutazione del rischio e reinserimento lavorativo”. Al Centro fa capo anche una casa rifugio.
“Al momento è possibile ospitare solo tre donne”, spiega, “in quanto gli spazi non sono grandissimi. In ogni caso, le cose possono cambiare anche grazie all’ordine del giorno da me presentato, fatto approvare lo scorso anno che impegna il sindaco e la giunta a sostenere azioni e progetti volti a migliorare le condizioni delle donne dell’Aquila, tra queste l’individuazione di luoghi alternativi come Case rifugio. Gli spazi potrebbero dunque raddoppiare e questo ci consentirebbe di respirare un attimo, visto che talvolta riceviamo anche richieste d’aiuto da fuori provincia e fuori regione, specie da parte di quelle donne la cui vita è a rischio”.
Tra le altre iniziative sostenute c’è il numero 1522 collegato al Centro antiviolenza e si chiede anche di implementare un tavolo permanente della rete antiviolenza costituita in città. “La violenza spesso è l’espressione di un fenomeno culturale di rappresentazione di un potere, quello maschile”, valuta Giannangeli, “per questo bisogna far leva sulle coscienze di tutti, a partire dagli uomini che, dopo episodi gravissimi come l’uccisione di Giulia Cecchettin non dovrebbero limitarsi a prendere le distanze da Filippo Turetta, quanto a manifestare pubblicamente contro un fenomeno che ovunque, anche all’Aquila riguarda tutti i ceti sociali. Registriamo casi di violenza anche tra aquilanissimi, economicamente indipendenti e via dicendo. Non registro un aumento statistico dei casi”, conclude, “ma una maggiore consapevolezza”.