Morandi: felice di cantare in questo scenario meraviglioso
Non ce lo vedi uno come Gianni Morandi, se non altro per i suoi 78 anni, mettersi a coprire la cassa spia posta dinanzi l’asta del microfono, nel rischio che dall’alto qualcuno prenda troppo sul serio la sua “Scende la pioggia”. Eppure, tra le tante energie profuse per questa tappa speciale del Go Gianni Go! Tour 2023, tra le attenzioni puntuali nei confronti della band e dei musicisti dell’Orchestra del Conservatorio, l’energia e le attenzioni del Gianni nazionale sono anche per i tecnici del palco alle prese con i capricci del meteo durante il soundcheck. Più tardi, le precauzioni si riveleranno, per fortuna, inutili in una serata che, invece, ha dato spazio a una luna quasi piena che sorge accanto alla basilica.
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Protagonista del concerto di chiusura della 729/a edizione della Perdonanza Celestiniana, Gianni Morandi è tornato all’Aquila per suonare a Collemaggio. “Ogni tanto”, spiega prima di suonare, “mi viene in mente la prima volta che sono stato ospite di questa città, avevo qualcosa come 19 anni. Ho visto poi L’Aquila ferita dal terremoto del 2009, mi trovavo lì qualche giorno dopo e ho ancora in testa quelle immagini terribili”. Il 23 dicembre di quell’anno, peraltro, fu protagonista di un concerto alla Caserma della Guardia di Finanza di Coppito, nell’ambito della rassegna della Protezione civile “Campi sonori – prologo della rinascita”, a poche ore da un Natale tra i più difficili che la storia di questa città registri. “Già nel 2019 sono stato ospite della Perdonanza”, ricorda, “questo evento rappresenta un’occasione straordinaria perché ha anche un significato profondo e attuale: parlare di perdono, parlare di pace al giorno d’oggi è fondamentale”. Per il cantante di Monghidoro c’è stato anche il tempo di fare una passeggiata in centro. “Sono contento di vedere che le cose stanno andando per il verso giusto”, sottolinea. Questa città sta ritornando quella che era. Naturalmente, il ricordo delle ferite del terremoto si manterrà per anni, però ora è piacevole camminare per il centro”.
LA BAND. Ad accompagnare Morandi nel tour una band che mischia esperienza e freschezza, tra musicisti stagionati e giovani di talento. La direzione musicale è affidata al maestro Luca Colombo che suona le chitarre con Michele Quaini. Troviamo poi Ricky Quagliato alla batteria, Paola Zadra al basso, Maurizio Campo al pianoforte, Michele Lombardi alle tastiere, Daniele Leucci alle percussioni, Ambrogio Frigerio al trombone, Camilla Rolando alla tromba, Nicholas Lecchi al sax, Silvia Olari, Roberto Tiranti e Alessandra Kidra ai cori.
LA SCALETTA. Un viaggio attraverso gli anni, le decadi e le epoche, a partire dal brano d’apertura “L’allegria” – scritto insieme a Jovanotti e pubblicato due anni fa – seguito da “Se perdo anche te”, cover di “Solitary Man” di Neil Diamond del 1966. Poi si torna al presente con la canzone “Una vita che ti sogno”, per poi procedere di nuovo a ritroso nel tempo con “Varietà” e “Occhi di ragazza”. L’orchestra del Conservatorio sale proprio su questo brano. Una scaletta che presenta la prova tangibile, qualora ce ne fosse bisogno, di come le interpretazioni di Morandi abbiano letteralmente attraversato e accompagnato le vite degli italiani, dagli esordi fino ad oggi. Nel concerto trovano anche spazio due medley: uno più intimo, introdotto con voce e chitarra. L’altro riporta ai colorati anni Sessanta. I grandi successi ci sono tutti, da “Un mondo d’amore”, “Andavo a cento all’ora”, fino a “Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte”, il capolavoro di Luis Bacalov e Franco Migliacci. “C’era un ragazzo” e “Uno su mille” vengono presentati in linea con i messaggi di pace, perdono e rinascita della Perdonanza. “Non solo uno su mille”, incalza Morandi, “qui ce la dobbiamo fare tutti”. Anche in questo concerto Morandi ha regalato un pensiero a Lucio Dalla con cui alla fine degli anni Ottanta, suonò in tour anche all’Aquila: di qui “Vita”, a precedere “Futura” e “Caruso”. Finale con “Si può dare di più”, “Banane e lampone” e un bis di “Evviva!”, canzone che dà il titolo all’album più recente.