Braghero, l’emozione del musical
14 Marzo 2023 Condividi

Braghero, l’emozione del musical

Ha fatto parte per anni del cast di Jesus Christ Superstar, nella fortunata produzione targata PeepArrow Entertainment, con Ted Neeley nel ruolo di Gesù, interpretando Peter (Pietro) e ricoprendo come sostituto vari altri ruoli tra cui lo stesso Jesus. In queste settimane, invece, Mattia Braghero si confronta con un altro musical, We will rock you, spettacolo musicale ispirato alle canzoni dei Queen scritto, nella versione originale, da Ben Elton insieme a Roger Taylor e Brian May, prodotto per l’Italia dalla Barley Arts di Claudio Trotta. Diretto da Michaela Berlini, We will rock you ha fatto il suo esordio al teatro Nazionale di Milano e giovedì 16 marzo farà tappa al teatro Massimo di Pescara (ore 21, organizzazione Best Eventi). Braghero veste i panni di Brit, nome che è in qualche modo un riferimento a Britney Spears, secondo una stramba narrazione che assegna ad alcuni interpreti maschili dei nomi femminili e viceversa.

Il racconto rende giustizia agli sforzi dei due protagonisti, Galileo Figaro (Damiano Borgi) e Scaramouche (Martha Rossi), di riportare amore, musica dal vivo e bellezza in una società futuribile. Mentre l’azione va avanti, i due si imbattono in Oz (nome omaggio a Ozzy Osbourne, interpretato da Alessandra Ferrari), così come nello stesso Brit. Li portano con loro all’Heartbreak Hotel, ritrovo dei ribelli, i Bohemians. Questo momento del musical è occasione per un tributo ai musicisti che ci hanno lasciato troppo presto, tra questi Amy Winehouse, Janis Joplin, Kurt Cobain, Chris Cornell e naturalmente Freddie Mercury. Parte da qui una travolgente “I want it all” che esalta le qualità vocali di Braghero, dallo scorso anno anche frontman di una della tribute band ufficiale dei Queen, Great Queen Rats.

Braghero, l’ingresso in scena del personaggio segna un passaggio chiave nella narrazione. Come sta affrontando questa avventura?
Per me è una sfida impegnativa e stimolante, a partire dal concept di un’opera che deve continuamente rinnovarsi. I nostri personaggi si muovono in una società omologata e dominata da una sola multinazionale che governa il mondo in maniera scellerata. Siamo nel 2323, insomma ben 300 anni in avanti. Un copione che ci vede accompagnare i protagonisti in una battaglia volta a risvegliare le coscienze, per un futuro diverso, possibilmente migliore. Un futuro che non è scritto ma che dipende da tutti noi.

Di fatto anche il copione appare in continua evoluzione: ad esempio c’è il riferimento a Chris Cornell, ma anche a quello ad Amy Winehouse che non potevano certo ricevere degli omaggi postumi nei primi adattamenti
Per forza di cose. Questa storia deve stare continuamente al passo coi tempi, in modo da permettere al pubblico di riconoscere i riferimenti musicali e lasciarsi coinvolgere. Anche per questo, fare parte di questo cast significa anche essere disposti ad accettare cambi di setlist e modifiche al copione.

Sicuramente il tour continentale di Jesus Christ Superstar ha costituito una palestra importante, permettendole di recitare in quasi tutti i ruoli principali. Cosa si porta di quella esperienza?
Tante repliche che mi hanno consentito di entrare dentro ai personaggi di Peter e Hannah, assegnatimi dalla regia. Mi sono anche trovato a recitare come “cover” nelle parti di Jesus e in quella di Judas, difficilissima in quanto bisogna associare il cantato ai movimenti coreografici.

Cosa vuol dire dividere il palco con Ted Neeley?
È una persona incredibile che ha sviluppato negli anni un’interpretazione unica della figura di Gesù. Del resto – come ama scherzare lui – fa Jesus da molto più tempo dell’originale.

Era nel cast quando nel 2018 Jesus Christ Superstar arrivò all’Aquila in occasione della Perdonanza?
Fu un’estate incredibile, in cui ci trovammo a esibirci all’Arena di Verona la sera del crollo del Ponte Morandi e poi arrivammo all’Aquila e ci diedero il tempo di guardare i segni del terremoto. Cantare nella piazza principale Could we start again, sempre nei panni di Pietro, fu emozionante.

di Fabio Iuliano – fonte: il Centro