A Vasto, la follia degli Extraliscio
«Negli ultimi due anni il pubblico doveva restare incollato alle sedie e invece facevamo musica per ballare. Adesso, portiamo in giro arrangiamenti da ascolto con un’orchestra invisibile». Tutto e il contrario di tutto in casa Extraliscio che, domani sera, trainati da Mirco Mariani, si esibiscono in concerto all’Arena Ennio Morricone di Vasto (ore 21). In scaletta, i loro successi di sempre, come Bianca Luce Nera e Capelli Blu, e i brani del nuovo album Romantic Robot, come il nuovo singolo “in feat” con Luca Barbarossa È così e la cover del brano di Tony Renis Non mi dire mai goodbye. Si tratta di pezzi arrangiati dal maestro Roberto Molinelli per orchestra, ma con un piccolo particolare: l’orchestra non si vede sul palco. Si tratta di un’orchestra meccanica e invisibile, creata e guidata dallo stesso Mariani. Sulla scena, quindi, solo la sua follia polistrumentale (voce, pianoforte, chitarre, oltre che “direzione di orchestra invisibile”), l’elegante clarinetto di Moreno Conficconi, Alfredo Nuti (basso e chitarra elettrica), Paolo Rubboli (batteria) e Enrico Milli (tromba, trandicord, tastiere). Romantic Robot è disponibile su tutte le piattaforme digitali e in Cd, la versione vinile uscirà proprio domani. I brani sono stati registrati dentro il “leggendario” laboratorio musicale Labotron a Bologna. L’album è prodotto dall’etichetta Betty Wrong Edizioni Musicali di Elisabetta Sgarbi – figura di riferimento per il gruppo – e distribuito da Sony Music Italy. In rotazione radiofonica c’è il singolo Le Nuvole, una canzone che si propone come una ballata, una poesia delicata che descrive il mondo visto con gli occhi di un bambino che gioca a cercare le forme guardando il cielo. «Per me», sottolinea Mariani, «le nuvole sono una metafora della musica degli Extraliscio: sempre in movimento, fatta di chiari e scuri, inafferrabile e mutevole».
Mariani, uno dei pilastri dei vostri arrangiamenti è Roberto Molinelli, direttore d’orchestra in campo sui progetti speciali della Sinfonica Abruzzese. Come giudica la sua collaborazione artistica?
Il suo è un apporto incredibile. È un grande sperimentatore. Interviene sulle orchestrazioni e sugli arrangiamenti sinfonici, ma è un profondo conoscitore di stili e commistioni, dal rock al soul alla musica pop e leggera in generale.
Che esperienza live offrite?
Siamo parecchio in giro, in disparate formazioni, e cerchiamo di rendere ciascuno dei nostri concerti un’esperienza unica, con scalette sempre diverse. Abbiamo alle spalle Parigi e Miami e in calendario c’è l’Haldern Pop Festival 2022 in Germania. Però devo dire che difficilmente nella vita ci ricapiterà di duettare con Tony Renis come ci è capitato qualche giorno fa all’Ischia Global Festival, a due passi dal castello Aragonese. Dico io, Tony non si esibisce dal vivo praticamente più. Ma ci ha fatto questo onore di cantare con noi Non mi dire mai goodbye e Quando, quando quando. Da Vasto in avanti, la carriera sarà in discesa.
Che rapporto avete col pubblico?
Un dialogo costante, fatto di parole ma anche di suoni. Salire sul palco e iniziare a suonare davanti alla gente equivale ad accendere una luce in una stanza buia. La ricerca è quella di un equilibrio tra la parte melodica di ascolto e il ballo.
Ricordi che vi legano all’Abruzzo?
Personalmente ho suonato diverse volte nelle quattro province, anche all’Aquila, collaborando con Enrico Rava.