Nel segno della memoria e della pace
«Non avrò mai paura di ricordare, ricordare è l’unico modo per sapere dove bisogna andare quando intorno a te diventa tutto buio». Le parole di Federico Vittorini fanno breccia nella notte, dando un senso inedito alla fiaccolata in ricordo delle vittime del sisma, tredici anni dopo la scossa che ha distrutto il capoluogo e i centri vicini, provocando 309 vittime. Un senso inedito che si ritrova anche in una città che torna a rivivere l’anniversario in forma collettiva, dopo due edizioni in cui si è dovuto fare i conti con le restrizioni per il contenimento del Covid. Un senso inedito, infine, che si ritrova nella partecipazione al corteo di alcuni ciclisti della nazionale ucraina. A due di loro, peraltro, è stato affidato di accendere il braciere simbolo nel Parco della Memoria.
IL RICORDO. «Questo rito è importante, la memoria è importante», ha sottolineato il medico Vincenzo Vittorini, il papà di Federico. Insieme, quella notte, dissero addio per sempre a Claudia Spaziani, 46 anni, moglie e madre, e alla piccola Fabrizia. «Dobbiamo ricordare, dobbiamo farlo per la nostra comunità, per i nostri cari ma anche per Antonietta Centofanti. Per lei, fare memoria è qualcosa di positivo, propositivo e propulsivo». Proprio alla Centofanti, scomparsa lo scorso anno, è stato tributato un applauso davanti alla Casa dello studente.
IL CORTEO. Ritrovo fissato nell’area antistante il tribunale, poi la marcia verso l’ex Casa dello studente alla volta del Parco della Memoria a piazzale Paoli. In testa al corteo, come ogni anno, una delegazione dei familiari delle vittime, seguita dagli stendardi degli enti locali. Tra i partecipanti, il governatore Marco Marsilio, alla testa della delegazione della Regione Abruzzo. «Una notte che sa di dolore. Una luce che sa di speranza», ha detto affiancato dal vicepresidente Emanuele Imprudente, dall’assessore Guido Liris e dal presidente del Consiglio, Lorenzo Sospiri. Con loro anche il Commissario straordinario alla ricostruzione, Giovanni Legnini. «Tredici anni fa», ha detto, «la vita di decine di migliaia di persone, in pochi secondi, cambiò radicalmente a causa del terribile terremoto. I ricordi di quella tragedia sono indelebili e ci accompagnano anche questa sera nella fiaccolata della memoria che torna a svolgersi dopo due anni. Molta strada è stata percorsa per la ricostruzione grazie all’impegno di tanti, a partire da quello dei cittadini che hanno sofferto e combattuto. Oggi è possibile, dopo il susseguirsi delle emergenze post-sisma e pandemica, dare ulteriore impulso, oltre che alla ricostruzione, anche al processo di rigenerazione e rilancio economico e sociale. Questo grazie ai programmi del fondo complementare al Pnrr».
IL BRACIERE. La fiaccolata, a cui hanno partecipato oltre 2mila persone, ha raggiunto piazzale Paoli per dare il via alla cerimonia in ricordo del sisma, partendo proprio dall’accensione del braciere e, a seguire, la lettura di tutti i nomi delle vittime. Proprio sulla piazza, la mamma di Vassilis Koufolias, vittima greca di quel 6 aprile, ha posto la bandiera del Paese ellenico su una ringhiera, dopo aver chiamato più volte il nome del figlio scomparso. Lungo il corteo, le bandiere della pace e drappi con i colori dell’Ucraina, ad accompagnare la piccola delegazione degli atleti. Una volta raggiunto il Parco della Memoria, Valeria Kononenko, 31enne affiancata dal 20enne Denys Khotulov, scelti tra i ciclisti della nazionale ucraina ospiti del capoluogo abruzzese da quasi un mese, hanno acceso il braciere simbolo. Un gesto di solidarietà in omaggio a una comunità colpita dalla guerra. «Stiamo vivendo un anno particolare», ha detto il senatore Gaetano Quagliarello, tra gli onorevoli presenti alla cerimonia, oltre a Stefania Pezzopane e Luigi D’Eramo. «Alla tristezza del terremoto», ha aggiunto Quagliarello, «si era aggiunta anche l’altra tristezza di non poter portare avanti questa fiaccolata che ritroviamo, in una sorta di normalità. Nel dolore, ma pur sempre normalità. Certo in questo momento abbiamo davanti un’altra tragedia importante: quella della guerra. Mentre il terremoto ha provocato vittime per cause naturali, la guerra sta rievocando uno scenario che pensavamo di esserci finalmente lasciati alle spalle e, invece, se non si fa qualcosa questo XXI secolo rischia di essere un altro secolo del male, quanto il XX». Particolarmente significative anche le testimonianze degli atleti ucraini. «Siamo rimasti molto colpiti dai segni del sisma», hanno detto, «qualcosa prodotto da una scossa di pochi secondi. Ora, però, la nostra terra fa i conti con bombardamenti continui».
IL RITO. Subito dopo, la chiesa di Santa Maria del Suffragio, in piazza Duomo – lì dove è stato acceso un alto fascio di luce – ha ospitato la messa celebrata dal cardinale Giuseppe Petrocchi, seguita da una veglia di preghiera. Infine, alle 3.32 i 309 rintocchi, nel silenzio della notte.